IL RITORNO DEL CAVOLO TORSOLO
Ne è passato del tempo da quando, tra amici, usavamo la seguente espressione burlesca: “Ma lèviti mi’ io lai che sembri un cavolo torsolo!”
Oggi ritorna alla grande questo antico ortaggio gigliese.
Il mangiare dei poveri di una volta, di tanto tempo fa, al Giglio era assicurato dalle verdure coltivate negli orti e dalla cacciagione della macchia mediterranea.
Già nella campagna iniziavano le folate di vento freddo quando il popolo dei coltivatori metteva nel paniere un prodotto cresciuto completamente sottoterra: nella “terrarella” come veniva chiamato il terreno friabile opposto a quello forte e argilloso, che invece avrebbe strinto l’ortaggio facendolo cresce legnoso e senza foglie.
Parlo del cavolo torso, nome bistrattato in -cavolo rapa- ma ben definito nella prestigiosa Accademia della Crusca, come “torso-torsolo” il quale, ritorna in auge grazie alla volontà di chi ama da sempre il Giglio, la sua terra e le tradizioni alimentari di un tempo molto lontano.
Ma sembra che alla fine, questo tempo - molto lontano - si avvicini sempre più a noi, a ciò che siamo stati e siamo.
La volontà della passione spinge Enrico Centurioni, di Vasco, a fondare nel 2006, in collaborazione con altre persone che capirono l’importanza di avere una economia locale, la cooperativa Le Greppe.
L’uomo, sbroglia dai rovi e ridà vita ad antichi vigneti, ma riesce anche a coltivare ciò che la terra gigliese, da sempre dà, naturalmente. Così, oltre al vino, punta sulla qualità e genuinità di prodotti spontanei come le more, il corbezzolo, i fichidindi (fichi d’india), aggiungendo le arance amare, le prunelle, le mugnache (albicocche) trasformandoli in gustose marmellate, e il miele di fiori della macchia.
Oggi a tutto ciò, si aggiunge il cavolo torsolo.
Assaggiare o mangiare un sapore che accompagnava le cene invernali dei nostri nonni che cuocevano al fuoco del camino, farà conoscere alla gente un piatto allontanato con errore dalla cultura culinaria isolana e molti paesani ritroveranno le voci, i sorrisi di chi apparecchiando avvertiva che era pronto in tavola.
“Vino, frutta, bacche e cavolo del Giglio” valori sicuramente inscindibili dal territorio.
Dopo il successo al Salone del Gusto di Torino con la presentazione di un piatto a base di cavolo torsolo da parte della condotta locale Slow food, il messaggio della cooperativa è chiaro: giovani non allontanatevi da ciò che per nascita avete ereditato, il terreno vale come il mare in quest’isola benedetta!
E per far rivivere ai turisti, attraverso i sapori, cosa mangiava una volta il gigliese, la cooperativa “Le Greppe” e la condotta locale “Slow food”, in occasione della IX edizione della festa dell’Uva e delle Cantine, uniranno al già ricco elenco: dei Cavatelli; delle Frittate; della Bruschetta; del Pesce; della Gratella e del Dulcis in Fundo, - la Cantina del Cavolo torsolo in umido con salsicce - (soltanto sabato - primo ottobre - 2016 - con un profondo grazie a don Lido per la concessione del locale).
Palma Silvestri, a nome della Cooperativa "Le Greppe"
Ciao Palma. E’ commovente il Tuo interesse per tutto quello che riguarda la nostra amata Isola (l’Isola che c’è) ._ La storia del cavolo torsolo mi ha fatto ricordare mia Madre, “la mi Mamma Gigliese”, che quando da piccoli si sbagliava a far qualcosa ci appellava subito “sei un torsolo”, che poi significava, con altra usuale lucuzione, sei una testa di rapa._ In effetti il vegetale oggetto della discussione è più rapa che cavolo, anche in termini culinari, con riconosciute qualità riferite al suo basso contenuto in calorie ma, comunque, assai nutriente._ E riferito al Giglio d’epoca non poteva che essere una pietanza cosiddetta “povera”._ Povera sì, ma oggi molto interessante per quelli che hanno la tendenza all’ingrassamento fisico.