"Saracio": il nuovo vino rosso del Giglio al Vinitaly
Si chiama "Saracio", come l'albero di ciliegie amarene che in primavera regala al Giglio i suoi frutti più preziosi. E' il nuovo vino rosso dell'Azienda "Fontuccia", presentato nei giorni scorsi al Vinitaly di Verona, prodotto con uve esclusivamente coltivate sull'isola.
"Rosso di Giglio - si legge sull'etichetta -, ottenuto dalla vinificazione di vitigni a bacca rossa coltivati da secoli sull'isola, di origine incerta e identità sconosciuta, che formano un terrificante miscuglio dal carattere deciso e intrigante come il territorio da cui ha origine. Vinificazione in rosso con lieviti indigeni. Affinamento in acciaio per un anno. Durata maturazione in bottiglia sei mesi prima della commercializzazione. Grado alcolico 13,50"
Il Vinitaly è stata anche l'occasione, per l'azienda vitivinicola gigliese dei fratelli Giovanni e Simone Rossi, per fregiarsi dei riconoscimenti che la Guida di Vini 5StarWines ha voluto riconoscere alla Fontuccia selezionando ed inserendo nella prestigiosa classifica i suoi due vini Ansonica "Senti Oh! - Caperrosso" e Passito "Nantropo'" con i punteggi di 90/100 e 93/100.
5StarWines THE BOOK premia e stimola ogni anno lo sforzo delle aziende che investono nel continuo miglioramento qualitativo dei propri prodotti, attraverso un raffronto prestigioso che individui uno strumento unico di marketing e di promozione sui mercati internazionali. Una garanzia per i buyer internazionali sulla qualità dei nuovi vini immessi sul mercato ma ancora non conosciuti. Uno strumento assolutamente straordinario sul versante promozionale e commerciale fra buyer e wine lover di tutto il mondo, che certifica a livello internazionale la valenza dei vini che si sono sottoposti al giudizio della prestigiosa giuria.
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Onore al “Saracio” Basta vederlo, pur senza berlo, so’ ben sicuro, per cui lo giuro, che il “Saracio”, dal rosso “puro”, vada col cacio e colla caccia, sia di cignale che di beccaccia, com’è ben degno, d'andare a segno, tra le delizie quirinalizie, ch’hanno veduto un Presidente, d’ingegno arguto, rosso “prudente” e un po’ serafico socialdemocratico nullatenente, bersi il Brunello, “sconosciutello”, piu’ del Barolo e dell’Amarone, fino ad imporlo, da sbevazzone, ben in qualunque, sempre e comunque, sana occasione, con spirto scaltro, tra l’uno e l’altro, tanto che, quando, se ne fu andato, quasi ciurlando, fu conclamato come il buon“Trinca” del settennato. Quindi, che vinca e ben s’attesti, su ‘sto mercato, che, “disturbato” da vin modesti, di pronta beva, cerca malleva, il buon “Saracio”, robusto e “macio”, che gran vitigni, assai benigni, c’han regalato, forse arrivati, dal Medioriente, quale, aggregato dei Saraceni, da un contingente piuttosto onusto, d’imbelli Armeni colà sbarcati, in lochi ameni, al cui palato non fu vietato, poiche’ cristiani, gustare il mosto ed il vin tosto. Spero, pertanto, se, per incanto, ritorno al Giglio, ch’è un “visibiglio”, che ch’ il produca, e ci “manduca”, qualche bottiglia per la famiglia, a me l’adduca, riconoscente, gratuitamente.