Riflettendo, perplesso per non dire  inorridito, sull’ultimo Consiglio Comunale, mi è venuto naturale manipolare  il noto proverbio in vino veritas adattandolo alla circostanza per trasformarlo cioè in in consilio veritas. Sembra infatti che l’atmosfera dell’Assise Comunale, purtroppo non confortata da una nutrita presenza di pubblico, induca i Consiglieri a dare sfogo, senza remore né inibizioni di sorta, a tutte le loro aspirazioni, sogni (per chi è in grado di sognare) incubi e fissazioni. Così è stato per il Consigliere, nonché capogruppo di maggioranza, Schiaffino che si è scagliato, con inaudita e insolita violenza verbale, condita da malcelata e puerile soddisfazione, contro il Consigliere Ortelli, mostrando per l’occasione tutto il suo astio che si è manifestato con il più infervorato degli interventi da crociato integralista, contro l’infedele del momento: il PORTO.

Mi spiego meglio: i Consiglieri Ortelli e Rossi, insieme ad alcuni cittadini residenti all’Isola, tra i quali anche il sottoscritto, si sarebbero macchiati, secondo la contorta ed egoistica psicologia dello Schiaffino, dell’orrendo crimine di lesa maestà consistente nel ricorso al T.A.R. contro la delibera di Consiglio Comunale che annullava la concreta ipotesi di delocalizzare il porto traghetti preso la “GABBIANARA”.

Per tale peccato, una frettolosa disamina della normativa vigente, effettuata dallo stesso capogruppo di maggioranza, comporterebbe l’incompatibilità dei Consiglieri ricorrenti con i banchi del Consiglio ma soprattutto, con grande gioia dei pochi superstiti di una maggioranza che, più che navigare, ballonzola alla deriva fra scogli, secche e “cacchioni” senza alcun salvifico porto all’orizzonte,la possibilità di togliersi dai piedi un’opposizione  tanto collaborativa quanto fastidiosamente efficace. Dicevo frettoloso esame perché una lettura meno orgasmica, più attenta e soprattutto completa avrebbe individuato, in uno dei commi successivi, l’inapplicabilità della norma al caso in cui il contenzioso fra Consiglieri e Amministrazione derivi dalla medesima attività di Consigliere, appunto come nel caso in questione.

Tuttavia, a parte l’aspetto strettamente giuridico, appare veramente scandaloso, dal punto di vista politico e quindi agli occhi della comunità, che Schiaffino ed i suoi cloni, nelle parole aperti, dialoganti e democratici nei confronti di chicchessia, nei fatti si lecchino i baffi all’ipotesi di poter cacciare dal Consiglio alcuni rappresentanti del popolo democraticamente eletti dai Gigliesi.

In questa infervorata e scomposta sceneggiata il capogruppo Schiaffino ha preso però altre due solenni cantonate:
la prima, quando ha riferito che il progetto di delocalizzazione del porto è stato bocciato dalla popolazione poiché la vecchia Amministrazione è stata sconfitta alle elezioni e la seconda quando ha giudicato vergognosa e inaccettabile la spesa sostenuta per il ricorso.

Alla prima affermazione mi viene improvvisamente da ricordare che la maggioranza che siede in Consiglio è minoranza nel paese e che i quattro Consiglieri di opposizione esprimono più del sessanta per cento dell’elettorato per cui Schiaffino, prima di affossare progetti e previsioni risolutive per il futuro del Giglio, dovrebbe convincersi che egli rappresenta più o meno solo se stesso e che i suoi egoismi rischiano di penalizzare l’Isola almeno per i prossimi vent’anni.

Per quanto riguarda la seconda invettiva, relativa ai quattro spiccioli che costerà il ricorso, il razionalizzatore dell’esistente dovrebbe riflettere sul fatto ben più grave che egli, negando nei fatti anche l’allungamento, già appaltato, del molo, farà perdere alle casse del Comune e all’Isola un finanziamento di circa nove miliardi di vecchie lire, probabilmente il più cospicuo fra quelli ottenuti dalle Amministrazioni Gigliesi.

Come dire: perse le botti si cercano i tappi! Per concludere, oso affermare che un Amministratore degno di tal nome è eletto, non per svolgere male il ruolo di dipendente comunale, bensì per programmare, fare previsioni sul futuro del territorio che amministra, per trasformare cioè i problemi attuali in brillanti soluzioni per i figli che rapidamente diventeranno adulti.

Insomma un Consigliere, specie se di maggioranza, dovrebbe avere, come tutti gli individui sani che non si fanno sorprendere dall’idea del suicidio, la capacità di sognare perché, senza sogni, la vita si trasforma nel grigiore intollerabile di una lunga e noiosa notte insonne che conduce ad una prematura morte per inedia. Proprio quella verso la quale questa Amministrazione, costituita, in quella piccola componente che comanda davvero, da persone, vecchie nel cuore e nel cervello, incapaci di sognare, senza entusiasmi né slanci, sta inesorabilmente conducendo la nostra ISOLA.