Strada del Fenaio: Legambiente scrive ai ministri
Nuova strada del Faro Fenaio all’Isola del Giglio, Legambiente scrive a Franceschini e Pinotti. Chiarire tutti gli aspetti di un intervento dal forte impatto ambientale e paesaggistico
Legambiente Arcipelago Toscano ha scritto al ministro dei beni culturali Dario Franceschini e per conoscenza alla ministra della difesa Roberta Pinotti per chiedere loro se sono a conoscenza che nella zona settentrionale dell’Isola del Giglio, da febbraio ad oggi, è stata costruita una strada carrabile in un’area protetta da una Zona speciale di Conservazione (ZSC – Direttiva Habitat) e Zona di protezione speciale (ZPS – Direttiva Uccelli).
Nella Lettera gli ambientalisti spiegano che «La strada è stata costruita sulla base di un sentiero (strada vicinale) che fino ad alcuni decenni fa serviva ai contadini per arrivare a piedi ai propri terreni. Attualmente invece è destinata a servire il faro del Fenaio, uno dei Fari inclusi nel Progetto “Valore Paese-Fari” promosso dal Ministero della Difesa». Il progetto della strada è stato approvato dagli Uffici responsabili della Regione Toscana, dalla Soprintendenza per le Province di Siena, Grosseto ed Arezzo e dal Comune dell’Isola del Giglio.
Gli ambientalisti lamentano di aver ricevuto risposte imprecise rispetto alle loro richieste di chiarimenti avanzate alle diverse istituzioni e comunque «orientate a giustificare l’approvazione come normale attività di “manutenzione” del sentiero». Legambiente evidenzia che risulterebbero sopralluoghi da parte dei Carabinieri Forestali che avrebbero constatato diverse irregolarità.
Nella lettera a Franceschini si legge: «In genere, da quello che abbiamo potuto ricostruire sembra che le autorizzazioni per la costruzione della strada carrabile siano state concesse sulla base di una richiesta di “manutenzione” dell’antico sentiero. Il sentiero era così antico che dalle foto aree (verificate almeno dal 1976 in poi) non era rilevabile perché ricoperto da densa macchia mediterranea a differenza della ben evidente attiva sentieristica isolana. Le attività di manutenzione o di ristrutturazione/costruzione di una strada seguono percorsi di valutazione-controllo e approvazione ben diversi. Prima della costruzione della nuova strada, il transito al faro era garantito da una serie di sentieri diversi dall’attuale tracciato della strada carrabile, ben percorribili e periodicamente ripuliti. Si fa presente che per quanto riguarda, ad esempio, la valorizzazione del Faro del Capel Rosso, a sud dell’isola, nel territorio del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, è stato previsto l’utilizzo dei sentieri esistenti e non la realizzazione di una nuova strada carrabile».
Legambiente Arcipelago Toscano fa notare che «La nuova strada carrabile di servizio per il faro del Fenaio a settentrione è larga tra i 2.5 e i 3-4 metri a seconda delle aree e lunga circa 1 km (l’intera isola è lunga 8 km), con un forte impatto paesaggistico e ambientale».
Dopo aver ribadito la grande importanza naturalistica e archeologica di un’area «dove ogni intervento dovrebbe puntare ad un’attenta conservazione e valorizzazione di un patrimonio che è anche culturale, storico e paesaggistico», il Cigno Verde dell’Arcipelago Toscano chiede un intervento urgente di Franceschini anche per «chiarire come gli organi preposti al processo di valutazione e autorizzazione di questo intervento di forte impatto sull’ambiente e sul paesaggio abbiano controllato, valutato e potuto autorizzare la costruzione di questa strada» e «se il progetto “Valore Paese-Fari” abbia incluso, come in questo caso, interventi in deroga agli specifici vincoli ambientali e paesistici presenti».
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Cari amici-nemici (sono cacciatore) di Lega Ambiente, alle motivazioni della "lettera" mandata, ai Ministri Pinotti e Franceschini, relative alla "vicenda" del sentiero per l'accesso al "Faro del Fenaio", ancorché ampiamente giustificate, quantomeno rispetto ai vostri principi ed obiettivi istituzionali, avete dimenticato di aggiungere quel che, su queste stesse pagine, qualche tempo fa, mi sono permesso di scrivere, giungendo a concludere che, se la Magistratura provvedesse a promuovere un'indagine, potrebbe, forse, rilevare serie responsabilità in merito all'indizione dell'asta di aggiudicazione del "manufatto" in questione. Infatti, le "servitù", di cui il Sindaco ha riferito, dovrebbero essere, se non erro, automaticamente decadute, dal momento in cui il faro ha cessato di svolgere le funzioni, per cosi' dire di pubblico servizio, civile e militare, per le quali era stato, a suo tempo, appunto, costruito. Prova ne e' che questo "benedetto" sentiero, diventato improvvisamente una strada, che spetterebbe all'Amministrazione comunale, secondo legge, "manutenere", sostenendone gli oneri, addirittura, non lo si vedrebbe più, da anni ed anni (neppure tramite una ricognizione aerea, secondo quel che scrivete). Inoltre, sempre in base a quel poco che so di Diritto, le cosiddette "servitù" , sono a termine e non perpetue, ovvero hanno durata corrispondente al servizio per il quale sono state imposte (nella fattispecie, quelle di servire un faro, adibito a scopi, funzionali ai bisogni dello Stato, bisogni che, considerata la messa in vendita e l'avvenuta venduta, non hanno più alcuna ragione d'esistere. Questo fatto, naturalmente, non implica che una "Servitù" possa essere rinnovata (meglio dire, istituita, ex novo, tra le parti), ma, siccome questa evenienza, oggi, implicherebbe la sottoscrizione di un patto tra privati, per forza di cose, ne dovrebbe conseguire che, il ripristino di un sentiero ovvero la costruzione di una vera e propria "strada", per la quale, occorrerebbero autorizzazione di vario tipo e natura, comporterebbe che, in quanto frutto di un'iniziativa affatto privatistica, il carico di oneri di costruzione e manutenzione, dovrebbe ricadere, secondo accordi prestipulati, sul fruitore della servitù, oppure, sul "concessore". Da questo discende, come il sottoscritto ha, a bella posta, "insinuato" (e per far decadere questo mio sospetto, basterebbe esaminare gli atti preposti all'asta, secondo prassi, procurati e garantiti da un notaio, per vedere se riportavano, sia l'esistenza del sentiero, sia l'"avvisamento" che il faro fosse "dotato" di una specifica Servitù di passaggio, conseguente all'espletamento d'un pubblico servizio - militare e civile -, da poter, in qualche modo, far ancora valere), che potrebbe pure darsi che, tra i "competitors" per l'aggiudicazione del "Faro del Fenaio", non tutti sapessero o, doverosamente, fossero stati messi in grado di conoscere, in dettaglio, il reale "stato delle cose". Ossia che, ad esso si potesse accedere, ripristinando un tracciato di percorrenza "speciale", usufruendo di una speciale "Servitù' di passaggio", sulla quale, a quanto pare, l'Amministrazione Comunale, che, per legge, deve sopportare, quantomeno, oneri di manutenzione e controllo, non avrebbe avuto e non ha, stando, almeno, alla "comunicazione" del Sindaco, niente da eccepire.