Su "Le Verità Sommerse", il libro di Schettino
Gli affari di mercato spessissimo fanno sparire il vero contesto, lo scenario di un fatto, per garantire la sicura vendita del prodotto; con tale logica io credo, è stato creato e stampato il libro di Francesco Schettino, scritto a quattro mani con Vittoriana Abate e presentato verso Sorrento tra ali di applausi, richieste d’autografo e, immagino, attesa con bivacco notturno.
Il titolo "Le verità sommerse" dà già quel senso di macabro che credevamo aver dimenticato (o almeno rimosso dalla memoria collettiva) e il volto dell’uomo che ci ha dato ansia, dolore, depressione, oggi appare alla stessa stregua di un eroe positivo, vessato e mal capito.
"Il mio unico errore è stato non morire nel naufragio" si legge, e in effetti è un rischio che mai corse, ma ai Mass-Media è bastato: vittime e colpevoli si confondono, vanno allo stesso livello e non c’è tristezza più grande che leggere la dedica dopo la copertina e il risguardo: "Alle 32 vittime della concordia" … e amen.
Mi viene in mente un’altra storia - tragica - dove il delitto non paga ed è la storia di Amanda, la bella giovane americana anche lei autrice di un libro su quella tragica notte a Perugia. Anche lei divenuta, con la pubblicazione, famosa e ricca.
Palma Silvestri
Amanda Knox ha partecipato ucciso una persona innocente, ha infamato chi più chi meno pur di salvarsi la pelle,e lo dico perché sono di Perugia e conosco tutte le dinamiche, ma lei ha fatto 5anni di galera sostenendo puntualmente che èra una povera innocente e quando è uscita di galera ha lucrato a fior di milioni di dollari per interviste e libri oltre che pretendere un risarcimento dallo stato italiano da nababbi. Di cosa vogliamo parlare in confronto di Schettino che per tutte le sue colpe ha collaborato con la giustizia, è stato la pedina facile di costa ed altri.....è stato incolpato di tutto e messo al rogo, mentre si consegnava spontaneamente a Rebibbia per scontare la sua pena........mentre pubblicava un libro per devolvere in beneficenza nella formazione delle reclute,marinai, e poter aiutare giovani che scelgono la vita nautica ad essere più preparati ....nessun lucro o soldi per Schettino.....a volte questo paese mi fa veramente paura per la faciloneria nel giudicare gli altri mentre noi siamo peggio.
Quando si parla di processi tuttora in corso è bene scrivere con matite sottili piuttosto che con pennarelli indelebili. Abbiamo una classe politica messa talmente bene che legifera a proprio pro per tutelarsi dalla giustizia e di tanto in tanto leggi sciagurate servono pure ad emeriti mascalzoni e rubagalline vari, pertanto finchè non verrà emessa l'ultima sentenza serve cautela perchè se la contestazione è "colposa" forse tutti gli anni di carcere dati in primo grado potrebbere essere troppi e staremo a vedere. Invece la cosa ignobile è che anche stavolta la dura lex non si smentisce e il riccone di turno fino che è stato conveniente ha osannato il comandante Schettino per poi scaricarlo alla prima occasione e dopo avere traccheggiato in tutte le maniere, chissà cosa è successo in quella sciagurata notte mentre la nave andava alla deriva nessuno lo sa, ma ci siamo guardati bene di concedere il "patteggiamento" al potente per metterlo al riparo da ogni sgradevole sorpresa, farlo apparire buono e bravo dove invece una Stato normale avrebbe sbattuto i vertici di quella compagnia in galera in attesa di giudizio senza alcuna attenuante. Come sempre chi ha più soldi più indulgenze acquista, amen.
OPORTET UT SCANDALA EVENIANT (MATTEO, VIII, 7) Un momento!, cari, anzi carissimi amici! Non facciamoci prendere, più di tanto, dall’istinto vendicativo del “Crucifige”!, di cui, ogni uomo, più o meno inconsapevolmente, nel suo intimo, è portatore. Anch’io, in fondo, come “Silvestra” e, come reputo, la stragrande maggioranza di chi, sulla vicenda “Concordia”, è informato, avrebbe voluto che Schettino, il “Comandante Schettino, alla faccia dei “Capitani Coraggiosi” alla Melville, alla Conrad, vile e fellone quantomai (non già semplicemente pavido come Don Abbondio, che, sostanzialmente, diceva “in fondo, se uno il coraggio non ce l’ha, non può mica procurarselo”), sprofondasse negli abissi al posto delle sue vittime. In verità, anche se questo non è avvenuto, il godereccio, azzimato e, con la faccia strafottente da “tolla”, come usano dire a Milano, non è morto con la sua nave, ma Vivaddio!, una morte civile ed un disprezzo generale, l’ha pagati fino in fondo, e, fino in fondo, mi si perdoni la citazione “blasfema”, blasfema in quanto riferita ad un personaggio strutturalmente negativo ed esecrabile, ha bevuto l’amaro calice di dolore d’una sorte scellerata, quale ha meritato. Tant’è, che, traendo l’espressione dalla Bibbia, da Omero e, su su venendo, da Esiodo, Alcuino e Petrarca, secondo “Vox populi, vox dei!”, la sua giusta condanna l’ha avuta e, forse, la dovrà pure scontare fino in fondo.. Ciò non toglie che anche il peggiore degli uomini, e questo costituisce, di per sé, uno degli ”incipit” dei diritto positivo, abbia diritto a difendersi nelle sedi più opportune che gli sono consentite dalla legge e dalle “costumanze” del vivere comune, attraverso tutti i mezzi consentiti, ivi comprese le sue “memorie”. Memorie che, con tutto quello che gli è costato difendersi in sede giudiziale di prima istanza e con quanto, ancor più, gli costeranno gli altri eventuali gradi di giudizio, cui, potremmo scommetterci, accederà per, quantomeno, mitigare la pena, quale potenziale successo editoriale, molto gli potrebbero fruttare, non solo in termini di danaro, ma anche per far “valere” attenuanti che, legittimamente, ritiene di poter accampare. Così come, di converso, non è detto che mettersi al servizio di un’ iniziativa editoriale di tal fatta, debba giovargli e non, invece, danneggiarlo ulteriormente, magari aggravando i termini della sua condanna ben oltre la soglia pronunziata. Con i tempi lunghi della nostra giustizia, così come è prudente dire che “chi vivrà vedrà”, è, quindi, a mio modesto parere, utile riprendere un antico detto, tratto, dal Vangelo di Matteo, ovvero “Oportet ut scandala eveniant”, per affermare che, se, attraverso quest’operazione di puro “marketing”, tesa a prospettare una “faccia” di Schettino diversa e, magari, migliore di quella fin’ora prospettataci dai “mass media”, attraverso la cronaca ed il dibattimento processuale, ben venga, quale integrazione conoscitiva, questo nuovo “ritratto”. Ritratto sul quale qualcuno potrà pure arricchirsi, ma che, per quanti sforzi faccia, è un dato dii fatto!, non riuscirà mai a cancellare la colpa fondamentale d’un comandante, che, invece d’abbandonare, per ultimo, la nave affidatagli, siccome impongono, non solo e non tanto, i diversi Codici della Navigazione, ma soprattutto la tradizione consolidata della “Marineria Universale”, ha preferito, con la coda tra le gambe, calarsi, tra i primi, sugli scogli della sua salvezza e della sua ignominia, lasciando alla mercé del panico più totale migliaia di passeggeri, cui ha fatto seguito la morte di oltre trenta persone. Se solo, in Italia, esistesse la “Condanna a morte” (ed io ne sono fermamente contrario), quella condanna Schettino avrebbe meritato. Condanna che, poi, è quella che, in tempo di guerra, viene comminata ad un comandante che si dia alla fuga di fronte al nemico. E se solo quest’atto di patente viltà fosse dipeso da “momentanei smarrimenti”, invece che da una condizione di caratteriale “fellonia”, mi sarei aspettato che l’ineffabile Schettino, invece d’andare, imperterrito, per conferenze e salotti ad affabulare gli “ignari”, cercando di dimostrare che, se non fosse stato per la sua “perizia”, ben altra fine avrebbe fatto la Concordia e ben maggiore sarebbe stato il novero delle vittime, al momento in cui fosse intervenuto un minimo di “resipiscenza”, si fosse “sparato”!
Vedi, caro Attilio, e te lo dico senza peli sulla lingua, la "curiosità" che Ti spinge ad acquistare il libro del Capitan Uncino è proprio l'aspetto che io vorrei combattere ...... ma già so che la mia è una battaglia persa, con i miei concittadini Italiani. So benissimo della Tua malcelata simpatia che hai sostenuto, per anni ormai, su queste pagine, del resto sei uno (un po' più conosciuto di molti altri) dei miei cari CONCITTADINI che non riusciranno mai ad essere d'accordo, ovvero al 100 %, nemmeno sul tipo di posate da usare per un pasto, o sul tipo do bicchiere da usare per bere un sorso d'acqua.
Non ho avuto ancora occasione di acquistare o leggere il libro del Comandante Schettino ma provo forte curiosità per visionarne il contenuto e d'altra parte se gli hanno permesso di pubblicarlo significa che ne aveva pieno diritto. Per quanto riguarda le ultime e un po' indecifrabili riflessioni dell'amico Rinaldi vorrei ricordargli l'amplissimo scambio di opinioni che ci hanno visti commentatori protagonisti insieme a tanti altri sulla vicenda del naufragio prima e del recupero poi della nave Costa Concordia all'Isola del Giglio proprio su questo giornale di GiglioNews, giornale on-line al quale va senza dubbio riconosciuto il grande merito di aver divulgato nel massimo dettaglio a livello mondiale l'intero e complesso evento legato al nome del Comandante Schettino non per fare mero "marketing" ma per un doveroso e ineludibile intento di informare il pubblico nel modo più serio circostanziato e neutrale possibile. Cordiali saluti.
Per l’appunto …. Palma._ Intendevo non renderci sostenitori o peggio “complici” di questo tipo di marketing._ Infatti anche Giglionews, ovviamente in modo “indiretto” e nella fattispecie, si rende funzionale a questo meccanismo._ Non me ne voglia la redazione se, alla mia maniera e comunque, quello che penso lo dico e lo scrivo e, grazie a loro, qualcun altro lo legge.
Caro Pietro e cari tutti gli altri, il mio pensiero voleva mettere in evidenza non il "processo a Schettino" ma come oggigiorno il Marketing riesca a dominare e trasformare persino i sentimenti più ovvii e scontati. Per me era già tutto nel silenzio anzi nel nell'abisso più profondo del mare. Cari saluti
Cara Palma e cari Amici ....... se vogliamo fare il gioco subdolo, evidentemente anche super consigliato da qualche furbetto dei nostri, che sa come sono gli Italiani ...... dobbiamo ignorarlo a 360 ° e non dargli alcuna occasione per "comparire" !!!
Nessuna intenzione di esprimere un ulteriore giudizio etico soggettivo oltre agli infiniti già espressi a livello planetario sull'operato del Comandante della Concordia quella tragica notte al Giglio del 13 gennaio 2012, ma solo di ribadire un convincimento peraltro già espresso più volte sull'argomento proprio su GiglioNews e al quale ancora nessuno ne ha contrapposto e motivato uno contrario e cioè che aver ordinato l'allarme generale e l'abbandono nave quando l'enorme imbarcazione ferita e già sbandata con oltre quattromila persone a bordo si trovava ancora in mare alto (oltre 100 mt di profondità del fondale) in fase di rapido e inesorabile affondamento con un devastante effetto panico in essere e con i soccorsi non ancora organizzati e pervenuti sul posto avrebbe determinato l'assai probabile verificarsi di un numero di vittime non di trenta ma di trecento se non di tremila unità con conseguenze tremende e incalcolabili sulla dimensione umana e processuale dell'intera vicenda.
LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI SCHETTINO: UN ATTO AFFATTO REPRENSIBILE! “Le verita’ sommerse”. Che titolo, vergognoso, offensivo … lugubre, è quello del libro di Schettino, presentato, tra gli applausi, a Sorrento, ove l’”Ammuina”, evidentemente, si fa anche in occasione di eventi tragici. Brava “Silvestra”!, che, per prima, ne hai colto, cronachisticamente l’occasione ed eticamente l’inutilità . Ma quali verità sommerse sono mai mancate, in merito alla vicenda della Concordia (visto che il naufragio è subito apparso in tutta la sua evidenza), alla gente ed alle autorità inquirenti e giudicanti che hanno condannato Schettino a tanti anni di carcere (c’è chi dice siano addirittura pochi)? Anni che, forse, tra ricorsi anodini ed eccezioni pretestuose, neppure sconterà per intero, alla faccia di chi si oppone ad emendare la Costituzione, trasformando la “garanzia” del “ciascuno cittadino è presunto innocente fino al terzo grado di giudizio, passato in giudicato”, in “ciascun cittadino è presunto colpevole fino al terzo grado di giudizio, passato in giudicato”, con tutto quello che, da una eventuale condanna, consegue, in termini di perdita di diritti civili e politici. Se è bene, infatti, che, in fase istruttoria, ovvero quando ancora nessun giudice si sia pronunciato, il titolare dell’informazione di garanzia, sul quale è in corso un’indagine, goda della presunzione d’innocenza, al momento in cui sia stata pronunciata una condanna (prima, seconda o terza che sia , non fa alcuna differenza), così non può essere, Vivaddio! E poi, se quel titolo l’avessero almeno messo al singolare, apparirebbe meno osceno e meno tragico. Così com’è parimenti tragica ed oscena la dedica alle vittime (la dedica, si badi bene e non già la richiesta di perdono alle famiglie, da parte di chi è stato, oggettivamente, colpevole della strage). E quali mai possono essere, nella fattispecie degli eventi che hanno coinvolto la Concordia, i suoi passeggeri ed il suo equipaggio, le verità non disvelate od occulte? Le verità sommerse sono solo ed esclusivamente quelle di decine di persone finite in fondo al mare e non più riemerse, con la nave che, dopo aver a lungo galleggiato, senza che Schettino abbia proceduto alla sua evacuazione, comincia a rovesciarsi. Le verità “sommerse”, se ci sono, al cospetto d’un’evidenza costituita dallo “stupido”, prima che tragico, inchino, ed al cospetto della fellonia del comandante, che, mentre i passeggeri in preda al panico, cercano scampo, in assoluto disdoro d’ogni regola di navigazione, già s’è messo in salvo, abbandonandoli, con la nave, alla loro sorte, sono costituite dai tanti “traccheggiamenti” e dai lunghi “abboccamenti” che Schettino ha avuto, per telefono, con i suoi “padroni”, ovvero con gli armatori della Concordia, nel vano tentativo di far sembrare, alle loro orecchie, la falla (della cui gravità, superficiale ed approssimativo quale ha dimostrato d’essere, forse non aveva neppure contezza) rimediabile ed il disastro evitabile (non a caso, in prima battuta, avrebbe voluto proseguire la navigazione fino ad un porto “confortevole” dove riparare i danni). E se, poi, queste sono le verità sommerse, invece di strappare applausi a posteriori, cercando di minimizzare le sue colpe e di prospettarsi, a sua volta, come vittima sostanziale degli eventi e di ordini tassativamente ricevuti, di cui hanno fatto le spese, non va mai dimenticato, più di trenta passeggeri, forse, da uomo con gli attributi, quale dice d’essere, avrebbe fatto meglio, cosa che non ci risulta, a riferirle in sede acconcia, ovvero in Tribunale, ancorché le sue colpe, sue sarebbero comunque rimaste in tutta la loro tragica grandezza, salvo far “valere e pesare”, ai fini della sentenza, qualche attenuante in più, rispetto alle “attenuanti generiche” che, per solito, non vengono negate a nessun reo.
Allora è vero, siamo proprio il bel paese.....