Caro Feri,
intanto grazie per i toni cortesi e per il, seppur parziale, apprezzamento mostrato per il mio intervento. Purtroppo sembra sempre più difficile riportare i dibattitti politici su binari corretti, confrontando serenamente idee e posizioni, e il mio auspicio è che proprio i nostri “piccoli” passi possano servire a demolire quelle barriere ideologiche che attualmente rendono quasi impossibile ogni dialogo costruttivo.
Partiamo dalle mie “esagerazioni”: mi scuso se il mio congenito utilizzo dell’ironia l’ha portata ad una errata interpretazione. Io rispondevo, in maniera volutamente un po’ “stupida”, ad una domanda del presidente Tozzi che reputo altrettanto “stupida”. Sono pienamente consapevole che a nessuno verrebbe in mente di vietare la balneazione nel Campese, e, quanto alla cognizione di causa, ho passato l’estate del 2007 a studiare ogni dettaglio legislativo riguardante le AMP, e qualcosina credo di saperla. Sul forum
www.laltroparco.forumattivo.com può trovare l’intera cronistoria della mia raccolta di firme, forse l’unica nella storia che non intendeva solo bloccare un progetto sbagliato, ma che proponeva un’alternativa condivisa in pochi giorni da oltre 2.100 persone.
Tanto che tutte le mie tesi volte a dimostrare i difetti e le carenze dell’attuale regolamentazione non hanno mai trovato oppositori in grado di replicare.

Vede, io apprezzo la sua buona fede: traspare dal suo scritto.
Ma se mi dice che non si deve fare il bagno a Montecristo (o a Pianosa, o a Giannutri, aggiungerei) solo perché “si ha un intero arcipelago a disposizione”, è un po’ come se mi dicesse che non posso gironzolare per piazza del Duomo visto che tutto il resto di Milano è visitabile.
Le aree a protezione integrale, come da lei descritte, sono assolutamente utili, almeno da un punto di vista scientifico. Non chiedo di eliminarle, o di non istituirne di nuove. Se a Montecristo identificassimo 100 “punti” di rilevante interesse biologico-faunistico (per intenderci: una parete a coralligeno, una secca rocciosa, una grotta sottomarina..) e consentissimo le immersioni (contingentate, controllate, regolamentate e guidate: sono stato chiaro? Non per sembrarle pedante, ma la prima volta che ho detto queste cose sono riusciti a scrivere che volevo aprire la caccia subacquea…) in 30 di esse (30 è un numero immaginario: serve per introdurre il concetto di rotazione, in modo che la stessa zona sia visitata, diciamo, al massimo 10/15 volte in un anno), con un adeguato monitoraggio comparativo sarebbe possibile rilevare le effettive interazioni fra sub ed ecosistema. Vietare tutta Montecristo non serve assolutamente a niente. Vietare la balneazione, poi, è un assurdo ideologico. E’ chiaro che se si vuole avere delle zone integre serve una regolamentazione, e non avrebbe senso alcuno aprire le aree attualmente di tutela integrale ad una massa informe di bagnanti vocianti: ma quale squilibrio potrebbero creare un centinaio di silenziosi snorkeler, adeguatamente suddivisi in piccoli gruppi, preparati e guidati, che col favore delle calde giornate estive fossero autorizzati ad un giretto educativo alla riscoperta di un mare incontaminato? E se anche 50 persone al giorno posassero le loro chiappe plebee sulla sacra sabbia di Cala Maestra, oggi inviolabile, e si rinfrescassero con un bagnetto nell’acqua trasparente, crede che traumatizzerebbero le occhiate di passaggio?
La sola verità è che una fruizione controllata (attenzione: lasciando comunque la stragrande maggioranza dell’isola del tutto “selvaggia”, visto che parliamo di una riserva integrale, ma magari approfittandone per un monitoraggio scientifico ad oggi latente o insufficiente…) consentirebbe il reperimento dei fondi necessari al controllo e alla gestione, oltre all’apporto culturale ed educativo che ne conseguirebbe.

E veniamo al Giglio. Ho seguito il vostro iter solo “da lontano”, proprio perché ritengo che l’unico parere che conti sia quello dei legittimi “proprietari”: il mare del Giglio è, prima di tutto, dei Gigliesi. Ma, mi corregga se sbaglio: è vero o no che la vostra (intesa come Giunta Brothel) disponibilità non era proprio del tutto condivisa dalla popolazione? E’ vero o no che, a conti elettorali fatti, e nonostante la benedizione di una pioggia di vele e bandiere blu, la vostra disinvolta disponibilità è stata inequivocabilmente bocciata? E’ vero o no che, di fronte alla vostra generosa offerta del classico dito, il Ministero ha replicato tentando di appropriarsi dell’altrettanto classico braccio? La zona A di cui parla, non era stata infatti esclusa dalla vostra proposta e forzatamente reintrodotta strafregandosene del vostro parere?
Perdipiù, lei sa certamente benissimo che la vera spada di Damocle di un’Amp, così come oggi concepita, non stà tanto nell’istituzione della stessa, quanto nel Regolamento. Rigorosamente successivo, naturalmente. Dati i precedenti, come si può pretendere che la gente si fidi?

Caro Stefano, io non solo sono favorevole a Parchi e Amp. Io spero che il futuro renda tutto il mondo emerso un grande Parco, e tutto il Mare una grande Area Protetta.
Cerco però di correggere gli errori fatti finora, e, mi creda, se ancora si incontrano tante resistenze non è certo perché “la gente” sia composta da cementificatori folli, sfruttatori della natura o bracconieri impenitenti. La colpa principale è di un sistema autoreferenziale e burocratico, vecchio e superato, che non vuole ammettere il suo anacronismo coi tempi. Soprattutto a mare, la Corsica è il modello da imitare: piena di pesci e di vita. E senza alcun divieto di balneazione.

Termino anch’io con un inciso sui mufloni: monitoraggio e selecontrollori sono la soluzione più logica. In qualunque Paese civile la fauna selvatica è oggetto di gestione, spesso pure remunerativa.
Ora le chiedo: ma quanto tempo ha impiegato il Parco prima di riuscire a mettere in atto un’operazione così banale? Lei non crede sia necessaria qualche modifica a leggi e regolamenti che sburocratizzi questi mastodontici poltronifici, perennemente ingessati da timbri e scartoffie?
Il Pnat stipendia circa 20 persone: alcuni sono ottimi elementi, altri meno, ma tutti, in buona sostanza, svolgono il solo ruolo di impiegati passacarte. Zero guardiaparco, zero operai forestali o specialisti in un qualsivoglia settore di tutela ambientale. La 394 va riformata, mi creda.

Con i più cordiali saluti, e l’invito a venirmi a trovare all’Elba in qualunque momento, mio gradito ospite, per un proficuo confronto diretto.

Yuri Tiberto
Consigliere Comunale di Campo nell’Elba,
Delegato dal Sindaco alla tutela e fruibilità ambientale del mare e delle coste e ai rapporti col Parco Nazionale Arcipelago Toscano.