"Un grazie alla Rendini, certo che continuerà ad occuparsi del Giglio"
Con riferimento al comunicato di commiato della dottoressa Paola Rendini pubblicato su Giglionews del 15 u.s., ritengo doveroso unirmi a tutti colori i quali hanno le hanno rivolto un sentito e meritato ringraziamento per il lavoro svolto nella sua pluridecennale attività di archeologo responsabile del nostro territorio. Elencare i meriti professionali della dottoressa Rendini esula da una nota come la presente: mi è grata l'occasione solo per alcune considerazioni dal personale punto di vista di un semplice cittadino gigliese, da sempre particolarmente curioso e attento alle passate vicende storiche della nostra isola.
Semplice cittadino gigliese che a cominciare dai primi anni '60 dello scorso secolo ha dovuto assistere impotente al saccheggio sistematico di reperti archeologici, soprattutto sottomarini. Ricercatori clandestini, provenienti da ogni dove, cominciarono all'epoca a prelevare reperti che, una volta trasportati altrove, non solo ci hanno espropriato delle preziose testimonianze materiali del nostro territorio (la vicenda dell'elmo corinzio del VI° secolo avanti Cristo valga per tutti) ma soprattutto, con una attività svolta illecitamente, al di fuori e decontestualizzata da ogni procedura scientifica, ci hanno espropriato di molta parte della conoscenza della nostra storia antica.
A parte la preziosa opera di ispettori onorari nominati in passato dalle Soprintendenze Archeologiche, solo con la dottoressa Rendini si è avuta finalmente, a Giglio e a Giannutri, la rassicurante presenza dello Stato con la “S” maiuscola; pur fra le mille difficoltà, anche economiche, di tutte le pubbliche amministrazioni, la dottoressa si è sempre infaticabilmente impegnata in attività di ricerca, di studio e restauro che hanno poi prodotto decine di pubblicazioni di grande professionalità e di estremo rigore scientifico; molte in collaborazione con altri studiosi e che hanno quindi consentito a noi tutti di accedere al relativo patrimonio di conoscenze.
Ma gli studi della dottoressa non si sono limitati a una ricerca accademica fine a sé stessa: meritoriamente la sua azione ha spesso sconfinato in attività di impegno civile tese a promuovere e rendere godibili da parte di tutti i cittadini i risultati dell'attività istituzionale della ex Soprintendenza Archeologica della Toscana: ancora una volta la collaborazione all'istituzione della mostra “Memorie Sommerse” della Fortezza di Porto Santo Stefano valga ad esempio per tutte. Nella certezza che voglia ancora continuare ad occuparsi di tutto ciò che è stato iniziato ma che è ancora da completare, rivolgo alla dottoressa Paola Rendini un ultimo personale e commosso ringraziamento per il lavoro di una vita svolto, anche con caparbietà, per garantire la conservazione e la valorizzazione del nostro notoriamente ricco e prezioso patrimonio archeologico.
Armando Schiaffino
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