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Un ricordo di babbo Pino
Oggi mi è capitata tra le mani questa bella foto di babbo. Il granito ce l'aveva non solo nei polmoni ma anche nel sangue. Fin da ragazzo la sua vita era là, in mezzo agli scogli dell'Arenella a cavare la pietra secolare. E quando raccontava che quel granito era anche in parte a Roma gli si illuminavano gli occhi.
Quanta fatica e quanto sudore, le sue mani e i piedi testimoniavano questa fatica. Eppure nei suoi racconti era il periodo più bello forse della sua vita. La gioventù, mamma che gli portava il pranzo con Giovanni ancora piccolo, e momenti felici fatti di piccole cose quando ancora i giorni tristi dovevano arrivare.
Poi, io lo ricordo come in un sogno, mamma se n'è andata lasciando tutti nello sgomento più profondo, noi figli e lui soprattutto. Il rosario recitato in silenzio tutte le sere, quel rosario mai abbandonato, io me lo ricordo! Avrà parlato sommessamente con lei chiuso nel suo dolore e nella sua dignità.
Pino tutti lo sanno era un gran lavoratore, alcuni amici che io ricordo amici da sempre: Mauro lo stagnino, persona semplice e riservata, amici di bicchierino, facevano poco male a bersi quel bicchiere dopo una giornata di duro lavoro e nel frattempo si raccontavano la loro giornata, gente semplice senza pretese dove la soddisfazione era nelle piccole cose.
Così era babbo, riservato ma buono, così si sarà presentato alla casa del padre con le mani e piedi ancora tagliati dal granito cavato ma con le mani piene di cose buone, di lealtà, di semplicità e di tanta carità.
Ciao babbo.
Maria Grazia Monti
Le effigi dei quattro famosi Presidenti degli Stati Uniti d'America, scavate sulle pareti del Monte Rushmore, se ebbero, come ideatore, il Belga Luigi Borglum, ebbero, come "facitore", l'Italiano Luigi Bianco, come Maestro carpentiere e principale Scultore.
GUARDATE ED AMMIRATE! Guardate ed ammirate, voi che, quanto me, compite lavori comuni, che tutti, senz’arte, ne’ parte, sanno fare alla bene-meglio. Guardate il suo cappello, di paglia intrecciata, riparo per il sole e per la pioggia mite, che, comunque, t’ammala, e le sue mani possenti, di cavatore e di cesellatore, che scolpisce il granito, per strade e monumenti, vasche e colatoi fontane, scale e basamenti. Non sarà un artista raffinato, come Michelangelo o Canova, come Fidia o Mirone, coi loro marmi parii ed apuani, preziosi e tramandati., ma il suo contributo, come nonno Venerio l’ha pure dato, alla civiltà, che cresce e s’accultura, sfidando la pioggia e la calura, con opere sommarie ed ordinarie per la gente che ignora, non per niente, quanta gloria, ci sia nel battere giorno per giorno, lo scalpello, che ti rode il cervello, mentre ti riempie col respiro affannoso e per osmosi, l’invitta silicosi!