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Vinicio Capossela parla del vino del Giglio in un'intervista

Capossela: la sinistra pensa ai vini naturali mentre la destra governa

"Parafrasando Ginsberg, si potrebbe dire con un po' di ironia che ho visto le menti migliori della mia generazione perdersi nel nettare dei vini naturali mentre intanto l’estrema destra si prendeva l'elettorato e il Paese". Il cantante Vinicio Capossela riflette sul mondo dei vini naturali in una lunga intervista al mensile "Gambero rosso", in edicola dal 27 maggio, con la nuova direzione di Marco Mensurati, che ha lasciato "Repubblica" dopo 27 anni. Lo spunto è il brano "La parte del torto", nel suo ultimo album "Tredici canzoni urgenti". Capossela è un conoscitore e un amante dei vini naturali: ma non rinuncia a dare una sferzata a quel rito modaiolo di schierarsi con il mondo delle macerazioni e delle anfore, come un rito della sinistra Ztl.

"La canzone - spiega Capossela - fa riferimento a una contrapposizione fatta anche di luoghi comuni tra la destra populista e la sinistra ottimata "radical chic", che tra i suoi cliché ha anche quello dei vini naturali. Che possono rientrare in quel discorso di attenzione all’ambiente, al cibo e alla natura che solo chi ha un certo reddito si può permettere. La gauche caviar, può essere la sinistra vini naturali ... Come diceva Pasolini la maggiore omologazione culturale si trovava tra quanti si pretendevano progressisti, rivoluzionari e anti borghesi. Ed un po' vero che chi si imbelletta di cultura, me compreso, finisce per fare attenzione a certi temi anziché altri".

Il cantante racconta le sue preferenze vinose: "Vasia Cotar nel Carso sloveno, non molto distante da Trieste. La sua malvazia, la vitovska, il terrano, sono tutti vini di cui potersi fidare ciecamente. Vini che mi hanno sempre fatto stare bene, che possono accompagnare tanto la solitudine che la compagnia. E poi l'ansonaco di Francesco Carfagna. Le sue vigne quasi selvatiche sui costoni precipitanti dell’isola del Giglio, in lotta con vento, salsedine e mufloni, sono un miracolo che finisce in questo vino filosofico e misterioso, che dà vento alle idee. Ma dovrei parlare anche degli amici, dei vini ciclopici di Luigi Tecce da Paternopoli (AV), e del vino di un giovane – Gianluca Cestone, il Pumminale – che è "senza terra", e lo ricava prendendo a prestito vigne abbandonate dagli anziani delle colline di Calitri (AV)".

Questo numero del Gambero dedica ai vini naturali e all’intervista la copertina, con un approccio molto diverso da quello di un editoriale di, dieci anni fa, firmato Eleonora Guerini. Le perplessità iniziali diventano una vera e proprio inchiesta sul fenomeno partendo dai pionieri del vino naturale e approdando ai nuovi esponenti del movimento.