La banda festeggia 163 anni ma rischia di chiudere
Era il giorno del Corpus Domini del lontanissimo 1852 quando la banda musicale del Giglio "Enea Brizzi", appena fondata, fece la sua uscita per le vie del paese.
La scorsa domenica, a distanza di 163 anni, don Lorenzo al termine della processione ha voluto ringraziare i musicanti in occasione del "compleanno" del corpo bandistico.
[caption id="attachment_13630" align="alignleft" width="240"] Foto P. Silvestri[/caption]Preziosissimo strumento di aggregazione sociale, la banda "Enea Brizzi" può vantare il primato di formazione musicale tra le più antiche della regione Toscana. Tra le sue fila hanno suonato tantissimi gigliesi, appassionati di musica, molti dei quali però, negli anni, per svariati motivi, hanno dovuto abbandonare.
Oggi purtroppo la filarmonica isolana, diretta dal maestro Giovambattista Pellegrini, sta incontrando le stesse difficoltà di tante associazioni volontaristiche gigliesi: mancano i giovani, manca il ricambio e soltanto grazie ai circa 15 musicanti più affezionati la banda può andare avanti.
"All'ultima processione - ci dicono con un velo di sconforto alcuni di loro - eravamo solo 11 elementi. Se andiamo avanti così, tra poco bisognerà chiudere i battenti. E pensare che prima era un orgoglio suonare in banda ed i giovani facevano a gara, dopo un serio percorso di studio, per attendere la famigerata uscita!"
In effetti il problema è serio e di non facile risoluzione. Certo che se dovesse sciogliersi la più vecchia associazione dell'isola, sarebbe l'ennesima sconfitta sociale della nostra comunità.
"Un po' lo spopolamento ma anche le distrazioni dell'era moderna - riflettono i musicanti - allontanano i giovani dal fascino di saper suonare uno strumento e mettere il proprio tempo e la propria passione musicale a disposizione del proprio paese e delle sue tradizioni."
Solita storia dunque e solito problema della disaffezione dalle tradizioni che abbiamo denunciato più volte negli anni in ambiti diversi ma con lo stesso desolante risultato.
Allora che fare? Non possiamo rimanere con le mani in mano. Bisogna cercare soluzioni.
Una potrebbe essere quella di coinvolgere la scuola. Partendo dalle prime classi della Primaria bisognerebbe insegnare ai bambini a suonare uno strumento musicale e trasmettere loro l'importanza ed il prezioso ruolo che la banda riveste all'interno di una piccola realtà sociale come la nostra.
Da qui l'appello nostro e dei musicanti alle istituzioni locali e agli insegnanti perché si facciano portavoce di questa iniziativa presso le istituzioni scolastiche attraverso il Dirigente. Sappiamo che non è facile, in un periodo critico per la scuola italiana, mettere mano ai programmi scolastici ma non si può nemmeno rimanere fermi ed assistere impotenti ad un declino culturale che, nel caso del Giglio, diventa soprattutto declino sociale.
PIANGENDO LAGRIME DI COCCODRILLO C’è una vivezza in quest’isola, che non trovo altrove. Così come non riesco a convincermi del fatto che l’antica quanto gloriosa banda musicale, intestata al grande maestro Enea Brizzi, si vada, via via, sfaldando e dissolvendo, quale neve al sole, quasi, col tempo, sia diventata una sinecura, siccome si lasciano morire i malati terminali. E questo, ad onta dei tanti rimpianti, che, comunque, lascerà negli animi dei più virtuosi cittadini, amanti della bella musica, che, giovani e meno giovani, ad essa si sono avvicinati, traendone vantaggio culturale per il loro spirito e per quello degli altri fruitori delle loro impegnative esecuzioni (al riguardo, la storia di Angelo Stefanini, è ben esplicativa e sintomatica, nonché ben scritta). Trovo, infatti, del tutto inspiegabile, alla stregua del bel libro di Gabriel Garcia Marquez, “Storia d’una morte annunciata”, che, chi di dovere non provveda a scongiurare il pericolo, quando, come si trattasse d’un volgare quanto ingiusto contrappasso, quasi ogni settimana, su “GiglioNews”, leggo di tante feste, di tante processioni (per almeno tre Santi patroni!), più di altri eventi, laici e religiosi, “comandati” o meno, non fa differenza, di tornei, di appelli alle solidarietà più disparate, di cene e pranzi celebrativi di non so quali ricorrenze e commemorazioni, di cui non si può proprio fare a meno, di raccolta fondi per le più diverse solidarietà, e chi più ne ha più ne metta, nel contesto di un tutto, che non sembra aver mai fine, irreversibilmente vocato alla ricerca del giusto benessere spirituale e materiale al contempo. Non e’ che, per ironia della sorte, tra non molto, ci toccherà commemorare, piangendo lagrime di coccodrillo, anche la definitiva scomparsa, d’un sodalizio storico, assai meritevole della sua cittadinanza che, nel lontano 1852, ebbe a costituirlo e che, per oltre un secolo e mezzo ne portò gran vanto?
Bella! Veramente bella la poesia di "Silvestra"! Versi asciutti, cadenzati e scorrevoli, al punto che, a leggerla, sembra di vedere, di persona, i suonatori ed i loro strumenti portare la musica tra le vie e le viuzze del paese, in mezzo alla gente festosa e plaudente, che gli si apre davanti per poi seguirli in corteo. Di più, per la competenza con cui si esprime sia nella citazione delle note che nella sequenza degli strumenti, che, via via, sapientemente, fa entrare in campo, per i loro "assoli", sembra che l'autrice sia addirittura una del mestiere e che nutra nostalgia per non trovarsi neppure in "panchina", nel momento in cui la "squadra" ha bisogno dell'impegno di tutti i musicanti-giocatori. E se così è, ancor di più, il sottoscritto, che non ha alcuna competenza in materia, ma che sempre, a meno che non segua un funerale, s'entusiasma al "passar" della banda, è rimasto letteralmente frastornato nell'apprendere dell'assottigliarsi progressivo del numero dei componenti del glorioso sodalizio, che, nato tanti e tanti anni fa, in pieno Risorgimento, appena "trascorsa" la Repubblica Romana di Mazzini, Garibaldi, Saffi, Armellini, Mameli e di tant'altre figure, parimenti meritevoli della patria riconoscenza, non deve e non può morire. Ancora lunga, anzi, lunghissima vita, quindi, alla Banda intestata al grande Maestro Enea Brizzi, che, in un secolo e mezzo di storia, più quasi tre anni, non solo ha certamente annoverato tra le sue "fila" personaggi illustri, quanto valenti ed appassionati esecutori di musica, ma costituendo, di fatto, anche una delle storiche "radici" del Giglio, rappresenta, senz'altro, una preziosa tradizione da preservare, salvaguardandola da ogni ipotesi d'estinzione. Se ne faccia carico, "in primis", la Municipalità, cui, in quanto "affidataria" o "mandataria", in senso lato e specifico, delle comuni ricchezze culturali dei suoi amministrati, compete il diritto-dovere di perseguire ogni tentativo, ancorché oneroso, di rivitalizzare questo patrimonio di sapienza sociale, che i Paesi limitrofi, da sempre, invidiano a quest'isola beata.
Sono uscito in banda appena cinque anni fa, il 4 aprile 2010, dopo un anno è mezzo di studio e lezioni costanti, di uno strumento complesso e difficile come il clarinetto. Lo avevo " strimpellato " per poco tempo una ventina di anni prima ma poi ho dovuto ricominciare praticamente da capo. Sicuramente ho avuto la fortuna di trovare, a Grosseto, un'insegnante capace, paziente ma esigente al tempo stesso e anche adesso, quasi tutte le settimane, mi faccio la mia ora di lezione. In tutto questo sicuramente mi sono trovato agevolato dal fatto che la musica la sapessi già leggere, anche se, non mi vergogno a dirlo, qualche ripassino di solfeggio l'ho dovuto fare, perchè le partiture per il clarinetto, essendo uno strumento di canto, sono a volte un po' più complesse che per altri strumenti. La sera prima dell'uscita, l'allora presidente della banda Don Vittorio, ottimo pianista con il quale ho avuto poi il piacere di fare alcune cose insieme, mi chiese cosa mi avesse spinto, ad un'età non più verdissima, a fare questa passo; gli risposi tranquillamente che, oltre alla soddisfazione personale, l'unico scopo era di dare una mano affinchè insieme alla banda, non andassero a morire una parte fondamentale delle nostre tradizioni. Poi, si sa, l'appetito vien mangiando e mi sono ritrovato a suonare in occasione di alcuni saggi o per studio ,partiture, pur non particolarmente complesse, di mostri sacri della storia della musica come Bach o Mozart e ciò non ha fatto altro che aumentare lo stimolo a migliorarsi ancora, pur nella consapevolezza che non potrà mai essere come se avessi imparato in gioventù. A tale proposito, per ciò che riguarda il clarinetto e non solo, non mancano gli esempi di ragazzi/e gigliesi di nascita o di origine, che hanno raggiunto i massimi livelli diplomandosi al conservatorio. Ora, chi legge, si domanderà quale può essere la morale di questa storia e pensare che imparare a suonare uno strumento sia di una difficoltà insormontabile se non lo si fa da giovani. Invece , secondo me, è proprio la dimostrazione che , se c'è la volontà, la passione, il piacere di farlo, lo si pùò fare anche in un'eta , come dicevo sopra, non più verdissima; basta volerlo. All'interno della ns. banda esistono altri esempi in tal senso e quindi, se qualcuno volesse dare una mano, si faccia pure avanti non facendosi remore di alcun tipo; all'interno della banda ci sono professionalità che possono insegnare musica e a suonare uno strumento anche partendo da zero. Vale sempre il detto " uno ci prova, poi se son rose ...... " . Chiudo con un tocco di vanità personale che , sono sicuro tutti i componenti della banda provano ma non confesseranno mai; chi non lo ha provato non si immagina nemmeno lontanamente la soddisfazione, l'orgoglio che si prova a far parte della nostra banda musicale; un " bravi " , un battito di mani, vedere tantissimi " forestieri " scattare foto in continuo al ns. passaggio, basta questo a ripagarti dei piacevoli sacrifici da fare perchè la ns. banda continui ad uscire e a fare la Sua bella figura. Angelo Stefanini
Passa la Banda “ Enea Brizzi” Nata nel 1852 Passa la Banda io so chi la manda la manda il Maestro che ebbe il bell’estro di mettere insieme con grande passione il Clarinetto, Tromba e Trombone che sempre suonavano con emozione i nostri antenati sotto a un balcone per fare d’amore la serenata o di capodanno per buona l’annata. Con quei musicanti inizia la storia che all’isoletta ha dato la gloria. Passa la banda, io so chi la manda, la manda la gente che attende paziente lungo la via un po’ di allegria. Il Flauto canta insieme al Clarino e la Trombetta gli fa piroetta. Segue il Sassofono con molto onore: basso, soprano e pure tenore. Ecco il Trombone con il Flicorno, il basso Tuba gli gira attorno Romba la Cassa e il Tamburo rullante cui fanno seguito seduta stante i Piatti d’ottone, posti benone, con gran fracasso a chiudere il passo. Dopo la marra, la calce, l’ufficio, tener lo strumento non è sacrificio Sarà per il mare sarà per il vento, suona il gigliese ed è sempre contento. Sfila in rassegna la Banda cortese, batte sul tempo per tutto il Paese. sale la musica insieme al morale, sale sui tetti dai vicoli stretti scappano i gatti dentro gli anfratti, batton le mani giovani e anziani In piazza di sopra alla Madonnina senti la nota venire divina. In piazza di sotto alla Madonnella arriva la nota ancora più bella. Passa la banda io so chi la manda La manda un Maestro che sa coniugare moderno ed antico da farci ascoltare La nostra Banda dei suoni e dei frizzi, la Banda del Giglio, “Enea Brizzi”. Palma Silvestri Isola del Giglio 7 giugno 2015
Ritengo fermamente gloriosa e cara la storia della banda musicale E. Brizzi, perchè impegnativa per chi vi suonava e piacevole per chi l'ascoltava. Ringrazio calorosamente chi ancora vi suona con impegno, Anch'io, domenica del Corpus Domini, ho notato la riduzione drammatica dei componenti della Banda musicale: mi sono rattristato e ho commentato amaramente il suo futuro. Vorrei che continuasse ad esistere e a rallegrare (talvolta ad accompagnare tristemente al cimitero) i giorni di festa paesana. Ringrazio la Redazione di GiglioNews per avere resa pubblica la situazione della banda musicale, con l'augurio che ci sia un suo rinvigorimento con giovani, ragazz isolani. La speranza , è vero, è l'ultima a morire. Grazie, ancora. Centurioni Alberto