La nuova vita del Faro delle Vaccarecce Breve intervista al nuovo proprietario
Fa un certo effetto in queste sere percorrere la strada provinciale che collega i centri abitati dell'isola e scorgere con sorpresa, nel mezzo della pineta, l'imponente torre dell'antico Faro delle Vaccarecce tutta illuminata.
Quella struttura, straordinaria nella sua unicità, che domina gran parte dell'isola, desolatamente in rovina e disabitata nella memoria di gran parte dei gigliesi, specie i più giovani, rivive adesso grazie all'iniziativa di Gherardo Felloni, il nuovo proprietario che ci racconta qualcosa di se e dei suoi progetti.
Un breve cenno storico sull'antico faro - Il faro delle Vaccarecce è un antico faro marittimo dismesso che si trova nella parte settentrionale dell'isola, su un'altura nei pressi del bivio della strada provinciale tra Giglio Porto, Castello e Campese. Inaugurato nel 1850, fu la prima infrastruttura costruita per l'illuminazione dell'isola. Tuttavia, molto presto il faro si dimostrò inadeguato per le funzioni a cui era adibito, a causa del piano focale troppo elevato. Per questo motivo, nel 1883 vennero inaugurati due nuovi fari dalla Marina Militare, il faro del Fenaio per l'illuminazione della parte settentrionale dell'isola e il faro di Capel Rosso per la parte meridionale. Il complesso architettonico è costituito da una torre a sezione ottagonale in muratura, che si eleva al di sopra della parte centrale di un fabbricato a pianta rettangolare, anch'esso in muratura, disposto su due livelli, che originariamente ospitava le abitazioni dei guardiani e che in seguito alla dismissione è divenuto di proprietà privata. La struttura turriforme, con galleria interna, culmina con una terrazza sommitale che costituiva la base del tiburio della lanterna non più presente.
La nuova proprietà - Dopo anni - dunque - in cui la struttura è rimasta desolatamente disabitata, finalmente l'antico faro è stato acquistato da Gherardo Felloni giovane stilista nato ad Arezzo, Design Director di calzature e pelletteria per Miu Miu, che vive a Parigi da 8 anni.
I Legami con l'isola - "Perché la scelta del Giglio?" - abbiamo chiesto a Gherardo. "La prima volta che misi piede sull’isola avevo 15 anni - ci racconta -, ne fui affascinato da subito, tanto da iscrivermi alla scuola di sub dove presi il mio primo brevetto. Il Giglio è sempre stato nei racconti di mia madre, Giuliana, fin da quando ero piccolo. Mi raccontava di quando passava le sue vacanze estive con i miei nonni al Campese, tra gli anni ’50 e ’60, mi parlava della Torre Saracena, delle case dei pescatori, delle stelle e cavallucci marini che si trovavano in mare."
Il fascino del Faro - "Perché la scelta di un Faro?" "Abitare in un faro - continua il giovane stilista - è sempre stato il mio sogno, in più il faro in un isola come il Giglio è veramente una cosa unica. A Giugno sono venuto sull’isola per visitare il faro e mi sono innamorato all’istante. Dalla torre sembra di vedere l’infinito. Passo le ore sulla torre a guardare il mare e il verde dell’isola. Ogni volta che vengo al Giglio fatico sempre ad andar via."
Lavori e progetti per la struttura? - "I lavori saranno solamente di restauro conservativo dato che il faro è disabitato da molti anni. Purtroppo la burocrazia in Italia è davvero molto, molto lenta e incrociando le dita forse inizieremo quest’estate. Vorrei restituire a tutti i Gigliesi la lanterna sulla torre del faro che oggi appare mozzata. Ma già so che sarà l'impresa più complicata, riprodurre esattamente l'antica lanterna e ottenere il nullaosta delle istituzioni (forse rimarrà solo un sogno ...). Il mio sogno sarebbe fare del faro una struttura ricettiva di charme dove io possa un giorno abitare per gestirla. Purtroppo i vincoli sono moltissimi, speriamo sia possibile."
Iniziative prossime e future - Gherardo ha creato una pagina Facebook della struttura dove potrete trovare aggiornamenti oltre a bellissime foto e video. "Il prossimo obbiettivo - conclude Gherardo - è sicuramente quello di illuminare la torre per tutto l'anno, anche in inverno. Nel frattempo abbiamo pensato di accendere il 24 Dicembre le luci (provvisorie) della torre per tutta la sera, per illuminare la vigilia di Natale dei Gigliesi. Un nostro modo di augurare a tutti un buon Natale. Per i progetti futuri, ci stiamo lavorando sopra..."
Sei Grande, grande, grande, grande, siccome recita una canzone di qualche anno fa, che Mina immortalò, caro Tonino. Sei talmente grande che hai saputo incorniciare, tra quattro versi, i primi due e gli ultimi , una storia poetico-visionaria che ha del'incredibile, e che d'un faro, che viene "accecato", fa un mito, attraverso il ricordo d'un altro mito, quello, immortale, d'Ulisse e Polifemo. Sei stato fantastico! Tanti, tanti cari Auguri di buone feste e d'un "prossimo ritorno" tra i tuoi Gigliesi, che, forse, non ti meritano, visto che sembrano ignorarti. Un abbraccio!!!
Per come rimane isolato, in quel vecchio faro io c'avrei visto volentieri una discoteca; al Giglio non esiste, grave cosa per un posto turistico, e i giovani, in estate si accontentano di ballare sporadicamente sulla spiaggetta sotto "la Pergola". Capisco i MOLTI problemi (permessi, gestione, ecc) che comporterebbe aprire un locale del genere e se il gioco varrebbe la candela. Sognare non è proibito. Comunque sono FELICE che "Polifemo" sta per essere riesumato e forse riusciranno con "un piccolo intervento" a ridarli la vista. VECCHIO FARO Sei da verdi pecore in alto al colle stretto come pastore che 'l gregge porta. Gigante, anco tu quel greco Ulisse conoscesti, in fitte nebbie che avevi al collo torno su di alto poggio e bianca luce di sol forte non più apparia a quel che tue le sponde lumini circunnavigava. Spento, l'occhio cieco di ciclope più non serve a quei di mar bravi. Eppure splendi al dì e raro bello dai al vedere che l'altri poggi, miseri appaiono da te guerrier forte in sella. E in chiara notte, al cielo verso punti tua vorresti ladro, fra tante, quella che più lontano brilla ora a te Polifemo, orbo in alto al colle t'abbisogna da pupilla. Mentre lì passando, moroso il poeta ti vede, ti ama e compatisce. Tonino ottobre 1977
Personalmente, sono molto insoddisfatto della soluzione. Lo sono anche perche' ne avevo suggerito altre, implicanti l'impiego di diversi lavoratori per gestire eventuali (potenzialmente assai concrete se solo il Comune avesse mostrato, quantomeno, la volontà di volerle promuovere) attività produttive, che non fossero il solito albergo, ovvero il "buen retiro" di qualcuno, ancorché autorevole, Come, ad esempio, a citarne una fra le altre, la realizzazione di una "Stazione astronomica, attraverso l'installazione di un Telescopio, per così dire (sperando di non sbagliarmi), di media portata od a media "risoluzione" d'immagine, di un alloggiamento,"spartano", per comitive scientifiche o scolastiche, da opportunamente "turnare", siccome avviene in tutti i "Centri d'osservazione" del mondo e, se possibile, in futuro, strutturarci, attorno, una specifica scuola di Astronomia. L'averlo ceduto a "terzi", ovvero ad uno stilista italo francese, innamorato dell'isola che, se non ho mal capito, attraverso l'ìntervista, che ha concesso a "Giglio News", ne farà una residenza alberghiera per utenti d'alto bordo, italiani o stranieri, a prescindere dalla "restituzione" alla gente comune, perché possa godere del panorama, del vano che, un tempo, ospitava la "Lanterna", quando saranno completati i lavori di restauro e ripristino "in bonis" del manufatto. Sono molto, molto molto deluso, perché si è persa l'occasione per far fare al Giglio un primo "salto di qualità", rispetto al solito "tran tran" del Turismo legato all'ambiente, che vive, rifacendomi al titolo del famoso film "Hon dansade en Sommar", del 1951, dello Svedese Arne Mattson, con la splendida Ulla Jacobsson, una sola Estate o poco più.