RICORDO DI GIROLAMO RUM
Mattera Assunta, soprannominata “la cavatella” era stata la testimone di nozze dei miei nonni. Per quella forma di tacito legame affettivo che si instaurava in questi casi fra le persone delle scorse generazioni, in casa avevamo sempre continuato a chiamarla “la commare Cavatella”. Era una persona semplice e piacevole. Continuò a coltivare l'orto della mia famiglia dopo che ci trasferimmo a Livorno. Ricordo la serenità del suo animo basato su pochi e semplici princìpi: era solita dire che vedeva riconfermata l'esistenza di Dio ogni anno quando, a primavera, nell'orto rifiorivano gli alberi.
Rum Girolamo, il nipote, era una persona non solo simpatica e socialmente sempre disponibile, ma anche particolarmente intelligente. Di sicuro uno dei funzionari comunali più professionali e preparati. Aveva anche l'hobby delle osservazioni meteorologiche. Era una delle persone con cui, una volta in pensione, pensavo di collaborare per varie iniziative di carattere culturale di cui ci eravamo già occupati insieme in passato. Mi mancherà, come mi è già mancato in varie occasioni, prima fra tutte quando furono eseguiti dei lavori di messa in sicurezza idrogeologica in alcune zone dell'isola: avrei voluto rappresentargli e sentire la sua opinione sulle mie perplessità nel vedere “imbracare”, con orribili reti metalliche, liscioni di granito fermi lì da cinque milioni di anni. Su tale argomento aveva scritto un lavoro di notevole spessore scientifico (“Environmental Issues of the Island of Giglio) pubblicato sulla rivista “Environ Earth Sci” del 10 gennaio del 2017. Ricordo la sua amarezza nel non aver trovato nell'amministrazione comunale, dopo una prima collaborazione, il doveroso apprezzamento e la disponibilità a una presentazione ufficiale del lavoro: amministrazione comunale che avrebbe quindi fatto meglio a gratificarlo da vivo anziché commemorarlo da morto.
Per la sua prematura scomparsa furono ipotizzate e rappresentate alla magistratura responsabilità professionali del sottoscritto. Alla fine di tutti gli accertamenti dovuti per legge, il magistrato ha disposto l'archiviazione del caso, senza neppure convocarmi e ascoltarmi, né offrirmi quindi la possibilità di spiegare che non si può morire a 55 anni e che eventuali responsabilità andavano cercate altrove.
Proprio per la totale consapevolezza di aver operato secondo scienza e coscienza, non avrei mai scritto queste righe se un altro imperativo morale, come cittadino, come medico e come ex amministratore, non mi imponesse di aggiungere le seguenti considerazioni.
Fino a poche decine di anni fa, il servizio per il trasporto dei malati all'isola del Giglio versava in condizioni da terzo mondo: ricordo casi in cui si era costretti a trasportare i feriti con una panchina rugginosa. In questi anni, fra difficoltà di ogni tipo, un lavoro continuo e disinteressato di tante persone, soprattutto appartenenti alla locale Confraternita della Misericordia, ha dotato l'isola di un efficientissimo servizio di ambulanze e di un elisoccorso. Organizzazione di elevato valore sociale e basato quasi esclusivamente sul volontariato. Volontari che, anche nel caso di Girolamo, agirono con la consueta puntualità e professionalità: il solo aver provocato il dubbio di eventuali ritardi o imperizie nelle operazioni di soccorso e di aver messo alcuni di loro nelle condizioni di “dover salire le scale dei carabinieri” (come si diceva una volta) ha rappresentato per molti un episodio evidentemente ingeneroso.
A quasi due anni di distanza dall'accaduto, pur nel rispetto del dolore per la perdita improvvisa di un familiare e la comprensione che questo possa aver provocato una reazione emotiva scomposta, una richiesta di scuse nei confronti della Confraternita della Misericordia sarebbe ora comunque doverosa, necessaria e opportuna.
Dottor Armando Schiaffino
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