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ADESSO
Adesso che tutto è accaduto. Adesso che la Concordia se n’è andata, a Genova per affari, mentre Piombino è rimasta, invece, a bocca storta, cosa mai ci resta?
A parte i morti, che non si potranno mai dimenticare, così come non si potrà mai dimenticare la fellonia di Schettino, che, a fronte di trentadue cadaveri e uno “scomparso”, si commuove per la sorte della nave, ci resta il “vuoto”, l’assenza e la nostalgia d’un “ingombro”, d’un immenso drago, morto e rovesciato sulla scogliera, a cui la nostra vita quotidiana è rimasta abbarbicata, ossessivamente per quasi tre anni, assieme a tante, tante altre cose, soprattutto buone.
Ci restano la solidarietà e l’altruismo della gente del Giglio, anche di quella che non ha fatto “affari” con la tragedia, pagandone, comunque, le conseguenze; ci restano gli atti d’eroismo, le amicizie e gli amori sbocciati e intrecciati nel momento del bisogno; ci resta l’ammirazione di tutto il mondo, che, purtroppo, com’è naturale, presto dimenticherà; ci restano le tante promesse per un futuro migliore, dette e ribadite da personaggi di “livello”, che oggi sono qua e domani altrove, senza che, mai più, qualcuno gliene chieda conto; ci resta l’allocazione d’un grande dramma, ma anche la realizzazione d’una grande impresa, compiuta da uomini grandi come ciclopi, e saggi come Ulisse, che, forse, altrove, con la morte in faccia e senza il sostegno e l’incoraggiamento della speciale gente dell’isola, non ce l’avrebbero fatta.
In questo sparso lembo di Maremma Amara, che, nei secoli, tante ne ha viste e tante ne ha subite, col naufragio della “Gabbianara”, ci resta, infine, la piena consapevolezza di ciò che, nella vita, è veramente importante.
Per cui insorge forte la speranza che tanti egoismi scompaiano, che tante divisioni si ricompongano, e che i cosiddetti politici la smettano di battibeccare sulle bischerate, e di beccarsi a vicenda, come i polli di Renzo.
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