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AI "NEGAZIONISTI"
Che cosa cambierebbe, se invece d’essere stati sei milioni d’Ebrei, più tant’altri, gli sterminati nei “Campi nazisti”, di cui un milione e mezzo solo ad Auschwitz-Birkenau, fossero stati, rispettivamente, un milione e qualche centinaio di migliaia in meno? Sarebbe stato forse diverso, se i lager censiti fossero meno di cento, e non avessero cominciato, già nel 1933, a costruirli?
Sarebbe, sempre e comunque, un Olocausto, una strage di razza, compiuta con ogni mezzo: un atto di pura viltà, per fare, d’uomini uguali, puri strumenti degli uni a vantaggio degli altri.
Nemmeno le bestie! Altro che Thomas Hobbes, col suo “Homo homini lupus”! Gli animali uccidono per sopravvivere, i Nazisti sterminarono per prevalere!
Io so quel che ho veduto, oltre ai campi, alle baracche, ai forni crematori, alle foto, orrende, delle cataste di membra affastellate e ammucchiate, ai bordi delle fosse, in un biancore livido che sa già di putrescenza.
E’ stato orribile oltre ogni dire, recarmi a Mauthausen, dopo la visita, consueta, alla storica Birreria di Monaco, ove l’allucinato Adolf Hitler, prima del “Mein Kampf”, “rivelò” al mondo il suo “disegno” delirante di carnefice assoluto!
Era un’umida e grigia Primavera di tanti anni fa, quando, compunto per ciò che m’aspettava, avendo preferito visitare il lager, piuttosto, che il villaggio olimpico, teatro d’una recente strage d’atleti ebrei, compiuta dai Palestinesi, ed in procinto di passare l’osceno arco trionfale del lavoro che rende liberi, fui costretto a fermarmi: tutto il terreno intorno, quasi mi trovassi in un "carnaio", brulicava di grossi e lunghi vermi rosa.
Sostai a lungo piangendo e quasi mi ritrassi, ché non tenevo “core” a entrare in quello smisurato carcere infame: “avello” di vessazioni e torture inenarrabili; finalizzate allo sterminio più feroce ed alla “fossa comune”, per coloro le cui ceneri non furono disperse nell’aria coi fumi dei forni crematori, sempre accesi.
Caro Gianpiero, non avrei oggi il coraggio di andare a visitare quei luoghi, mi basta aver rimembrato scorrendo sulle Tue righe strette, questa immane e terribile tragedia, come avevo fatto già da giovane anche leggendo il diario di Anna Frank divenuta un simbolo della Shoah . Mi sono immedesimato nei tuoi sentimenti, che così semplicemente ti passano dalla testa alla mano che scrive, per questo non voglio scrivere altro e nemmeno pronunciare la parola con la quale hai definito le persone (voglio ancora usare questo vocabolo) che sono portate a negare anche se stessi.
Grazie Sig. Calchetti. Non so' se riuscirei a reggere l'emozione che quei posti riescono a trasmettere. Mi permetto di fare mie queste sue parole.