Gentile sig. Sindaco,

innanzitutto La ringrazio per la sollecita risposta (
vedi In Linea con il Sindaco del 8 Febbraio 2007), ma Le confesso che il suo contenuto mi ha reso perplesso e ancora una volta, avvilito. Ecco i motivi:
  1. Lei riconosce quello della sicurezza delle barchette al Campese come un problema cronico, non risolvibile nell’immediato;
  2. ricorda la collaborazione della Sua Amministrazione con la Capitaneria di Porto,
  3. rimanda la soluzione del problema al futuro, quando sarà attuabile il P.U.A. (piano utilizzazione degli arenili).

Mi permetta, ora, alcune considerazioni in merito:

a) se il problema di cui al punto 1 è cronico, non può essere rimandato, ma urge una risoluzione, se pure provvisoria, in linea con il P.U.A. , a meno che cronico non significhi privo di una soluzione qualsiasi, senza speranza. Ma allora neanche tale piano potrà risolverlo. In realtà credo che questo , proprio perché frutto di una programmazione, prevederà delle fasi attuative intermedie, inglobanti, data l’urgenza, risoluzioni minime di sicurezza.
Non vorrei che si ricorresse a queste ultime solo dopo che il maltempo avrà causato ingenti danni alle cose e, Dio non voglia, alle persone o dopo che il malcontento avrà raggiunto livelli tali da indurre qualcuno a gesti impulsivi e irresponsabili.

b) Mi ricorda che codesta Amministrazione ha collaborato  con la Capitaneria di Porto. Non ho elementi per dubitarne, ma sia io che molti altri, per non dire tutti i possessori di barchette, non abbiamo avuto la possibilità di constatarlo. Anzi abbiamo avvertito una certa tensione interistituzionale, che non ha dato alcuna risoluzione al problema della sicurezza delle barchette.
Tant’è vero che, noi abitanti del Castello, siamo corsi al Campese per toglierle dall’acqua durante le mareggiate, perchè ancorate a supporti mal sicuri, provvisori. Le catene e altro mezzo di maggiore sicurezza erano vietati. Per evitare il peggio (avere un minimo di sicurezza) abbiamo fatto domanda in carta bollata alla Capitaneria di Porto, che è stata gentilmente respinta.

c) Lei rimanda la soluzione di quanto  richiestoLe all’attuazione del P.U.A. Per favore cerchiamo di essere chiari e consapevoli di ciò che significa un tale Piano. Mi può dire quando avrà inizio e durerà la sua realizzazione ?. In Italia, purtroppo, siamo molto bravi nel prevedere il futuro, mentre ci sfugge il presente, che va ad incidere pesantemente sul divenire dell’Isola, sugli abitanti e sul turismo. A quest’ultimo dobbiamo, per gratitudine, molta attenzione. Se il Castello non è andato in rovina, forse non lo dobbiamo al turismo ?. Lei si ricorderà le travi che sostenevano o puntellavano le case cadenti o pericolose. Non mi sembra che, oltre ai Gigliesi, i possessori di case e di barchette al Campese, meritino scarsa sensibilizzazione per le loro richieste, che a me sono giunte numerose fino a questo momento.

Infine Lei potrà rimarcare che questo e non altri problemi, più urgenti, mi sta a cuore. Non è vero: tutto ciò che riguarda il bene, il miglioramento dell’Isola ( badi bene, da castellano,  non ho detto soltanto del Castello) mi sta molto a cuore e vorrei fare di più se solo potessi e ne avessi l’occasione.

Per capire quanto sia forte l’attaccamento al luogo in cui si è cresciuti, basta starne lontani; solo allora si  sentirà una nostalgia profonda, un desiderio di ritornarvi, rivedere le cose, le persone, che pur senza parlare raccontano e rievocano ricordi profondi e cari. Ricordo, per esempio,  quando durante le vacanze scolastiche, insieme a Lei, andavamo alla Calbugina, a piedi, a fare le lampate.

Il ricordo, che significa avere a cuore, è un potente legame ed è ciò che mi ha permesso di fare le considerazioni sopra indicate in merito alla sua risposta.

Non me ne voglia; La saluto cordialmente

Alberto Centurioni