In riferimento alle idee espresse qualche giorno fa su questo sito, in un primo momento mi ero promesso di non intervenire perchè reputavo impossibile il solo “pensare” che il Palio Marinaro di Isola del Giglio non si potesse disputare, ma le circostanze e l’amore che nutro per la festa del Santo Patrono e in particolare per questa manifestazione, mi ha spinto ad esprimere alcune considerazioni al riguardo. Come scritto nella presentazione del libro “Palio Marinaro dell’Isola del Giglio”, la storia della nostra tradizione remiera ha origini antichissime, si parla addirittura della festa di San Lorenzo del 1782, quando la “sfida” tra i pescatori delle varie etnie presenti sull’isola si misurava con questa gara fatta esclusivamente per misurare la forza fisica, e la festa del Patrono coincideva con la festa del pescato. Con il passare degli anni la vita si è trasformata: l’economia basata sulla pesca e l’agricoltura ha avuto un repentino sviluppo nel settore turistico.
Anche la festa di San Lorenzo è destinata a cambiare: ci sono le sagre, le feste danzanti, i cantanti famosi … solo il Palio Marinaro mantiene intatta la sua antica tradizione di “sfida”, anche se gli antichi equipaggi dei pescatori hanno lasciato il posto ai nuovi armi dei Rioni e le pesantissime barche da pesca sono state sostituite da tre gozzi uguali, realizzati appositamente per la competizione. Nel tempo, la tecnica di voga e il modo di allenarsi sono cambiati e non c’è da meravigliarsi se le nuove tecnologie hanno  portano all’uso del computer, del navigatore Gps o del cardiofrequenzimetro, per ottenere il meglio dagli atleti durante le gare. Dappertutto queste tecnologie possono essere adoperate da coloro che si cimentano nelle competizioni, al Giglio invece, chi le sfrutta è criticato ed accusato di fare le cose troppo sul serio, soltanto perché poi alla fine vince, come l’armo di Paolo Fanciulli. Chi ha praticato lo sport della voga sa benissimo che per arrivare primi bisogna faticare e soffrire e non è certo il Gps e tutto il resto a far vincere, ma la forza fisica, l’impegno, la volontà, il sacrificio, il tempo dedicato agli allenamenti, le rinunce che, insieme alla tecnica, permettono di raggiungere il risultato tanto agognato. Per tutto ciò non sono d’accordo con le critiche mosse all’uso delle tecnologie moderne in questione.
Un altro punto su cui non sono in sintonia, è l’argomento del “sorteggio” per la formazione degli equipaggi, e il conseguente smembramento dell’armo di Paolo.
Ai tempi di Nando il Ghiandone, di Gregory, di Beppe di Simone, di Toro, di Giacomo, di Guido o di Tarcisio, solo per citarne qualcuno, certi equipaggi vincevano per tre, quattro, cinque anni di seguito e ogni anno, tutti aspettavano che si formasse un equipaggio che desse loro del filo da torcere. Dall’altra parte nessuno si sognava di sciogliere il gruppo ormai affiatato da anni. Un antico proverbio recitava e recita tutt’oggi: ”Squadra vincente non si cambia”.
In realtà il problema è un altro: i giovani di oggi hanno altri interessi, sono impegnati fino a tardi con gli studi, la tradizione non è più sentita come una volta, ma questo succede un po’ ovunque, e con queste condizioni, viene meno anche la volontà di allenarsi duramente e magari molti ragazzi preferiscono, giustamente (perché ognuno è libero di fare le proprie scelte in base a certe priorità), trascorrere la loro estate in altro modo. Quando la mia generazione si allenava per il Palio, desiderava vincere, ma non aveva paura di perdere, e non si sentiva mai sconfitta in partenza. Ed infatti i grandi campioni di turno, prima o poi venivano battuti, e anche per l’equipaggio di Paolo Fanciulli, vincente ormai da diversi anni, arriverà il momento della sconfitta (non me ne vogliano i componenti!!!), ed allora non ci sarà tecnologia che possa evitare la vittoria di altri, più forti ed ugualmente determinati a vincere, con o senza strumentazioni sofisticate.
Altre opinioni che non condivido sono quelle che riguardano la partecipazione alle altre gare remiere al di fuori dell’Isola. È impensabile che nel terzo millennio non si possa desiderare di allargare la nostra esperienza remiera anche fuori del nostro territorio. Dopo gli onorevoli risultati ottenuti al Palio della Costa d’Argento, al Palio dell’Arcipelago e al Campionato Nazionale di gozzetta a sedile fisso, disputato all’Isola d’Elba lo scorso anno con enormi sacrifici sia fisici che economici, l’Isola del Giglio è ormai entrata nel circuito nazionale della voga. Quest’inverno abbiamo fondato un Circolo Remiero sotto l’egida della Polisportiva Aegilium, e la nostra prossima partecipazione sarà al Palio dell’Arcipelago, il 4 agosto a Livorno e poi ai Campionati Nazionali di Noli (SV), che si svolgeranno il 23-24 settembre con la partecipazione di circa 100 equipaggi. Queste saranno occasioni, spero, per portare alto il nome della nostra Isola e per dimostrare che anche in campo nazionale possiamo valere qualcosa. L’intento del Circolo inoltre, dopo l’acquisto dell’imbarcazione, è quello di realizzare una scuola di voga per i ragazzi in età scolare e magari riuscire  a creare qualche piccolo campione.
Da quanto espresso su Giglio News nei giorni passati, si evince che l’equipaggio che dovrebbe disputare queste gare non può partecipare al Palio di San Lorenzo, perché sarebbe “troppo allenato” rispetto agli altri partecipanti (c’è mai stato un limite alla preparazione agonistica?),  poiché dovrebbe cominciare a remare al più presto. Quindici giorni di allenamento in più fanno così paura? Anche nei “soliti” tempi passati a cui mi sono già riferito, c’era chi usciva in acqua alle sette di mattina e di sera (raddoppiando così gli allenamenti), quella era una scelta, una tattica, ma nessuno mai ha messo dei paletti a questo modo di fare, c’era chi metteva il secchione a poppa o portava un uomo in più a bordo per appesantire la barca e rendere più faticosi gli allenamenti, e nemmeno questo era vietato: cambiano i tempi… cambiano le tecnologie, ma cambiano soprattutto, a volte per fortuna e a volte purtroppo, anche le mentalità!!!
Comunque, visto che viviamo, per nostra fortuna, in un mondo e in un tempo di libertà, e per questo si può affermare tutto e poi il contrario di tutto, se veramente non si riuscisse a far correre questo Palio con le condizioni di sempre, si può provare a fare il sorteggio degli equipaggi, accorciare il percorso, limitare i giorni di allenamento, escludere l’Equipaggio con la E maiuscola dalla competizione, ma io non credo che d’incanto si materializzerebbero  altri dieci vogatori o anche più, come si sostiene.

P.S. “Ai miei tempi”, quando ero Presidente del Comitato, abbiamo fatto le riunioni anche in tre persone, quindi non vi scoraggiate per le defezioni che via via ci sono, mettetele nel conto, e soprattutto … non mollate!
L’importante è sapere ascoltare chi ha qualcosa da dire, anche se a volte non sembra utile e non è condivisibile, ma è sempre bello misurarsi e scambiare opinioni in modo rispettoso e democratico, specialmente se l’argomento è d’interesse pubblico come una festa patronale. E poi si sa, l’esperienza insegna: è più facile criticare che agire, quindi andate avanti, cercando di scegliere la strada più giusta per tutti.

Ringraziando per lo spazio concesso, vi saluto cordialmente Alvaro