L’incontro svoltosi nella sala consiliare di Porto S.Stefano con Mario Tozzi impegnato a pontificare sui benefici dell’area marina protetta di fronte ad una nutrita platea di increduli (e giustamente preoccupati) Santostefanesi sta ancora lasciando una coda di strascichi polemici con tanto di chiamate in causa, smentite e puntualizzazioni varie.

In particolare, lascia un po’ perplessi la frettolosa e impacciata smentita di Mario Tozzi, verosimilmente sollecitata da qualche Gigliese ideologo dell’A.M.P., sulla prospettiva di contingentamento turistico prioritariamente e categoricamente prevista per Giannutri e ventilata anche per il Giglio.
In effetti la smentita che Tozzi fa a sé stesso, nonostante tutto l’uditorio che è stato da me ascoltato concordi e ricordi, se non le parole esatte, per le quali non disperiamo di reperire una registrazione, sicuramente il senso della frase, risulta anomala rispetto alla ruvida franchezza alla quale tanto personaggio ci ha abituati.
Il “divulgatore con la piccozza” infatti è sempre andato avanti come un rullo compressore, infischiandosi delle critiche e propinando, non come eventuale prospettiva ma come veri e propri diktat, vincoli e imposizioni indispensabili, a parere suo, alla realizzazione dell’area marina protetta. E tutto ciò sempre con il piglio deciso, mondato da scivolose espressioni in politichese, di chi ha sempre, nella sostanza, affermato il proprio diritto di fare come gli pare.
La questione evidentemente non sta però nella diatriba su poche parole bensì nella sostanza dei fatti e degli atti amministrativi che sono costituiti dalla proposta avanzata dall’Amministrazione Brothel al Ministero. Proposta che lo stesso Dicastero dell’Ambiente  provvederà sicuramente ad inasprire almeno per ciò che riguarda le distanze da mantenere in conseguenza della stretta osservanza della normativa prevista dalla legge 394.

Secondo tale proposta, che basta leggere con un minimo di attenzione per coglierne tutta la devastante potenzialità recessiva per le attività turistiche isolane e rivierasche, il numero chiuso, o addirittura l’interdizione totale, per un cospicuo numero di frequentatori ed appassionati appare evidente per le seguenti categorie:

§ I subacquei liberi che in ragguardevole numero hanno sempre frequentato ( solitamente con famiglie al seguito) l’Isola, anche per lunghi periodi. Con le nuove regole dovranno sottoporsi a chissà quale defatigante procedura autorizzativa che sicuramente consiglierà i più a dirottare verso altre mete.

§ Gli appassionati di sci nautico e di acquascooter saranno di fatto estromessi dal Giglio in quanto i pochi siti (le zone D ) in cui tali attività saranno consentite sono, per la loro ubicazione esposta a tutti i venti, improponibili.

§ I turisti appassionati di pesca subacquea, nella stragrande maggioranza dei casi dilettanti che colpiscono più scogli che pesci, non avranno più la possibilità di fruire del mare del Giglio.

§ I diportisti non residenti (praticamente la quasi totalità ) che costituiscono peraltro un’importante fonte di introito per i ristoranti ed i locali isolani, sia su natanti che su imbarcazioni, saranno allontanati dalle coste isolane poiché anche nelle zone C l’ancoraggio è subordinato a richiesta di autorizzazione che sicuramente non sarà inoltrabile in orari notturni o giorni festivi.

§ I pescatori sportivi e cioè un’altra importante porzione di frequentatori del Giglio, quasi sempre con famiglie al seguito, saranno deviati verso altri lidi in quanto anche nelle zone C, quelle meno interessanti, dovranno sottostare al rito dell’autorizzazione della cui complessità al momento nulla è dato sapere.

§ Quei turisti che viaggiano su navi da diporto, ovvero sui lussuosi panfili superiori ai 24 metri (in sostanza i pochi nababbi che quando scendono a terra fanno la felicità dei gestori di negozi e ristoranti).

A questo punto sarebbe interessante conoscere in quale percentuale un esperto di statistiche e flussi turistici quantificherebbe la perdita che scaturisce da quella sciagurata proposta, elaborata da amministratori incoscienti che hanno consegnato le chiavi dell’Isola ed il futuro di tutta la costa maremmana a quel personaggio, estraneo alla nostra cultura e alle nostre tradizioni, che è Mario Tozzi e ad un Ministro dell’Ambiente incapace persino di sgomberare la propria regione dalle montagne di spazzatura.
Sarebbe inoltre rassicurante sapere da tutti questi personaggi, sicuramente ansiosi, oltre che per la sorte del “gabbiano corso” o del “cappone nostrano” anche per quella di tanti Gigliesi, Santostefanesi e Maremmani, quali alternative economicamente significative propongano al posto di una miriade di attività, impostate sul turismo, sulla cantieristica, sulla nautica da diporto, che da decenni caratterizzano il nostro comprensorio e che saranno inesorabilmente cancellate dall’istituzione dell’AREA MARINA PROTETTA.