Correva l’anno 1972. Si chiama Roberto Montelucci. E' stato per anni un ingegnere ai Trasporti della Regione Toscana. Sul problema della circolazione delle autovetture nel comprensorio Argentario-Giglio-Giannutri scrisse una relazione di una ventina di pagine: raramente mi era capitato di leggere in un documento tecnico, contenuti e concetti che potevano essere assimilabili a una vera e propria profezia biblica. Negli anni successivi e fino a oggi, si è regolarmente verificato quanto previsto in quel documento. Fra le altre cose, con intuizione quasi divinatoria, scrisse “verrà il giorno che Porto S. Stefano si stuferà di essere il garage del Giglio” (il primo traghetto munito di garage, con possibilità di trasportare le autovetture, era entrato in servizio da poco) e solo qualche anno dopo, con caratteri cubitali, le cronache locali riportavano una dichiarazione del Sindaco dell’epoca, Susanna Agnelli, titolando “ Siamo stufi di essere il garage dell’Isola del Giglio”, usando le stesse precise identiche parole.
Il progetto dell’ingegner Montelucci prevedeva, in concreto, l’obbligo progressivo di divieto di accesso di autoveicoli (con eccezione per i residenti e qualsiasi automezzo di servizio) a Porto S. Stefano, Porto Ercole e, naturalmente a Giglio e Giannutri. La premessa logica fondamentale (e ovvia) della proposta di Montelucci era quella di non ostinarsi a cercare spazi per i parcheggi là dove non ce n’erano, cioè all’Argentario e al Giglio (e a Giannutri). Chiunque fosse arrivato in macchina, diretto in tali zone, si sarebbe dovuto fermare alla stazione di Orbetello dove occorreva realizzare un grosso parcheggio custodito (magari anche interrato) e il viaggio poteva continuare solo attraverso i mezzi pubblici, sia bus sia attraverso il ripristino della vecchia linea ferroviaria Orbetello-S. Stefano, allora ancora realizzabile. Per i bagagli era progettato e previsto un servizio come negli aeroporti, che prevedeva il trasporto degli stessi fino a destinazione. Le navi traghetto avrebbero trasportato passeggeri e micro containers invece di automobili. La mobilità interna nei centri sarebbe stata garantita da un servizio continuo di minibus o bus navetta, servizio che sarebbe risultato sicuramente efficiente e remunerativo grazie al divieto progressivo degli automezzi privati. Tale organizzazione avrebbe comportato evidenti vantaggi anche in termini di ricaduta occupazionale. Il lungo arco di tempo che sarebbe stato necessario per concretizzare il progetto avrebbe permesso a tutti gli operatori dei trasporti una graduale riconversione economica. La popolazione turistica, alla fine, per la mobilità avrebbe speso gli stessi soldi di oggi, ma ne avrebbe guadagnato in termini di qualità della vacanza.
Come disse il grande architetto Gae Aulenti, “I tempi dell’urbanistica non sono i tempi della politica”: per una tale programmazione sarebbero sicuramente occorsi almeno tre o quattro mandati amministrativi, cioè 15-20 anni, ma soprattutto, all’epoca, amministratori con altrettanta capacità di preveggenza e lungimiranza dell’ingegner Montelucci, che invece fu semplicemente soprannominato, per le sue numerose proposte di ripristino di tratti ferroviari dismessi nella regione toscana, “il pazzo della rotaia”.
Come giustamente aveva previsto quel “pazzo” (e tutti quelli che la pensavano come lui) appare oggi letteralmente in un vicolo cieco il sindaco di Monte Argentario Cerulli, in questi giorni costantemente chiamato a risolvere problemi di parcheggio e di viabilità interna di Porto Santo Stefano. Problemi oggettivamente irrisolvibili anche d’inverno e per la sola popolazione residente: figuriamoci l’estate e soprattutto figuriamoci se riuscirà a farsi carico dei problemi degli automezzi di persone dirette all’isola del Giglio, come qualcuno ingenuamente aveva creduto e fatto credere.
Armando Schiaffino ex Sindaco di Isola del Giglio
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