Bracconaggio all’isola del Giglio

La legge dell’11 febbraio 1992, n. 157 entrata in vigore l’ 11-3-1992 precisa che la selvaggina è patrimonio indisponibile dello Stato mentre il bracconaggio un reato. Quindi solo chi possiede una regolare licenza di porto d’armi, nel caso specifico un fucile, nel rispetto delle norme di legge (D.lgs 157/92 e le leggi regionali in materia venatoria) e del regolamento provinciale (provincia in cui si esercita l'attività venatoria) può cacciare capi di fauna selvatica nel numero consentito. Tra i tanti punti, sono ritenuti bracconaggio:
• la caccia su terreni privati recintati o chiusi con muri
• la caccia fatta usando tecniche illegali (uso di lacci, reti, tagliole, esplosivi, automobili).

L’articolo del 18 Marzo 2012 riportato dalla Nazione, dal titolo “Trappole per mufloni nel Parco Nazionale dell’Isola del Giglio” merita alcune considerazioni, alcune serie, altre da cabaret.

Che oggigiorno non ci siano più le condizioni di fame per cui la caccia di frodo, o bracconaggio, abbia avuto un senso una volta, nulla da ridire. Che una volta al Giglio ci siano state persone che con questa attività abbiano anche lucrato, è un dato di fatto. Che i contadini gigliesi oggi usino lacci, illegali, per difendersi dal magna magna dei conigli negli orti e nelle vigne, è vero. Ma lei che fa, signor Liberati, se formiche, topi, ragni entrano in casa sua, li educa? Che gli attivisti antibracconaggio siano stati minacciati è deplorevole. Che la legge sia da rispettare, nulla da dire, signor Piero Liberati, tutti sono pienamente d’accordo. Che gli attivisti antibracconaggio entrino nelle proprietà private, recintate, lavorate, e danneggino le colture passando tra i filari della vigna facendo cadere a terra gli OCCHI del tralcio, o che facciano cadere a terra le gemme degli alberi da frutto con la conseguenza di non avere una raccolta al tempo opportuno, addirit tura che taglino le reti di recensione (ci sono due prove sicure ma con un solo testimone, e un solo testimone è poca cosa!) o lascino aperti i cancelli di entrata dei chiusi, tutto ciò non è da condannare? è lecito? Non è reato? Una risposta e una spiegazione è del tutto gradita.
L’articolo del giornale, signor Liberati, riporta parole sue che, mi permetta, sono davvero divertenti. Non esiste al mondo un bracconiere così cretino che si fa riprendere da vicino da una telecamera o da una macchina fotografica mentre compie un reato. L’una e l’altra sarebbero scomparse, appena postate. La fotografia sulla Nazione che mostra le mani di un bracconiere all’opera, è un capolavoro: basta guardarle, le mani, fini, lisce, rosee, senza calli, appena annerite, unghie ben curate, non proprio mani di bracconiere. Certo quel bracconiere doveva essere davvero tonto a non accorgersi “ che in quel momento stavamo ridando la libertà ad una intera famigliola di coniglietti”. Non esiste al mondo che un’intera famigliola di coniglietti rimanga in UN laccio. La frase “ma in campagna è terra di bracconieri” è in parte offensiva. Non sto interpretando: le parole hanno un loro valore nel contesto! Ci sono tantissimi gigliesi che coltivano con amore sudor e e fatica, e non sono certo bracconieri! 
Ed ecco il piatto forte delle dichiarazioni fatte al giornale. Le riporto così come sono state scritte. “Poi spunta un pettirosso: "Tutto filmato e ben documentato – spiega Liberati -. Il pettirosso si era incuriosito dello scatto della telecamera nascosta nei pressi di una trappola. In pratica continuava ad attivarla permettendo così di filmare molto bene un bracconiere del luogo che ha iniziato ad armeggiare presso la trappola di un coniglio”. È un capolavoro!
Data questa esperienza, propongo al signor Liberati di catturare (ma è permesso? E come, con le tagliole, le reti?) o di invitare un bello stormo di pettirossi, che, dopo un tirocinio di ammaestramento, muniti di telecamere controllino su tutto il territorio gigliese la torma di bracconieri che vi si aggira.
Che il bracconaggio sia un problema serio, è vero; si rimanga dunque nei limiti della serietà.

Chiedo scusa, ringraziando, alla redazione di Giglionews per la lunghezza del mio intervento.

Andrea di Togo.