Egregio Presidente Tozzi,
ho letto i suoi ultimi interventi sulla stampa e, come spesso mi accade, non ho saputo resistere alla tentazione di risponderle.

Chi ha ''paura'' della Foca monaca? Nessuno, ovviamente. Un animale pacifico e timido, prezioso per chiunque abbia a cuore la conservazione della biodiversità non può certo generare ''paure'' di alcun genere. Ma è anche vero che se si esce dalla logica scientifica, sfruttando impropriamente miti e leggende, qualche apprensione potrebbe anche essere giustificata.

Trent’anni fa, Montecristo venne chiusa alla pesca, al traffico marittimo e financo alla balneazione “al fine di proteggere la Foca monaca”. Se effettivamente fosse stata presente sull’isola una colonia vitale di questi pinnipedi il provvedimento sarebbe stato ampiamente giustificato, considerando la scarsa adattabilità della specie e la nota sensibilità al disturbo antropico, ma così non era, purtroppo.

Le foche erano già da tempo scomparse, e se anche qualche sparuto esemplare, sopravvissuto miracolosamente ad una feroce mattanza durata secoli e alla quasi totale scomparsa di siti adatti alla riproduzione (come ben sa, le grotte sono state solo un pessimo e insicuro palliativo: servivano, e servono, spiagge isolate e protette, prospicenti ad acque pulite e ricche di prede) poteva ancora frequentare le acque tirreniche, era già allora ben chiaro che si trattava solo di una pia illusione.

Da allora, Montecristo è rimasta chiusa a tutti, tranne che agli arcinoti “vip” in cerca di un’esclusiva privacy. Di foche, ovviamente, nemmeno l’ombra, ma in compenso, grazie anche a chi, come lei, ribadisce la necessità di impedire quel minimo “sfruttamento” turistico che consentirebbe, fra l’altro, di reperire fondi in maniera autonoma, stiamo pian piano perdendo un tesoro non solo ambientale ma anche storico e culturale. Il guardiano se n’è andato, non si sa se come e quando verrà sostituito, e quel poco di manutenzione alla parte “antropizzata” non è più garantita.

Rovinose frane e decine di alberi enormi sradicati e lasciati in bella vista sembrano mostrare un palese dissesto idro-geologico (ma qui siamo nel suo campo: ci faccia sapere..).

Alcuni manufatti, come il magazzino dei Pescatori, importantissimi per la conservazione della memoria storica, stanno cadendo a pezzi. La Villa Reale è in discrete condizioni, ma è stata saccheggiata negli arredi e presenta vistosi segni di scarsa manutenzione, fatte salve le splendide attrezzature di cucina, apparentemente nuovissime e degne di un ristorante “tre forchette”: ma a chi dovrebbero servire? Viene il sospetto che i nostri amici vip non abbiano perso il vizio…

Il piccolo museo è in condizione penose: quattro stelle marine muffite, quattro barattoli dal tappo rugginoso contenenti organismi rinsecchiti dall’evaporazione dei liquidi conservanti, e buon ultimo un grande acquario dove un paio di poveri pesciotti sopravvivono miracolosamente nonostante il ricircolo e la filtrazione siano interrotti durante i lunghi periodi di inattività del generatore.

E tralasciamo il problema ailanto, la cattiva gestione faunistica di capre e ratti, gli alberi malati e un’avifauna che, almeno a prima vista, pare costituita quasi esclusivamente da voraci gabbiani reali pronti a trasformare il poetico “autogrill per piccoli migratori in sosta dopo un lungo viaggio” in una sorta di fast-food per laridi.

Questi sono i risultati del “vostro” modo di gestire un’area protetta.

E siccome i Gigliesi hanno sotto gli occhi le similari condizioni di Giannutri, ecco che anche una timida foca può fare paura. Chiuderete alla balneazione la spiaggia di Giglio Campese? O impedirete ai viticoltori di recintare le loro vigne, lasciandole saccheggiare da conigli e mufloni, nella convinzione che vadano salvaguardate le famose “foche arrampicatrici vegetariane” (Monachus messner-tozzii) ghiotte di succosa uva? A questo punto, rimuoverei anche ogni ostacolo che impedisca la nota propensione delle murene ad uscire dall’acqua per accoppiarsi con le vipere…

Caro Presidente, ancora una volta la invito a riflettere. Questo modo di intendere la protezione e la conservazione dell’ambiente si è rivelato fallimentare. Troppo slegato dalle realtà locali, troppo burocratico e formale (ha presente quanto sia difficile e complesso, ad esempio, effettuare una banale disinfestazione dalle zecche in un’area protetta?…… si, credo proprio che lo sappia….) e soprattutto troppo arroccato nella convinzione che chiunque proponga soluzioni alternative sia in qualche modo un vostro avversario. Lei, due settimane fa, parlava di overfishing come della “più spietata e inarrestabile arma di distruzione ambientale”. Leggendola, non potevo che essere d’accordo con lei al 100%: al di là dello squilibrio ambientale, siamo così irresponsabili e folli da rischiare seriamente di esaurire una risorsa che potrebbe essere inesauribile, se ben gestita. Riduzione dello sforzo di pesca e delle flotte, fermo biologico, stretto legame del pescatore al territorio, lotta al bracconaggio… e, certamente, anche aree di ripopolamento con totale interdizione alla pesca o con rotazione periodica delle zone di pesca. Queste le contromisure che mi aspettavo avrebbe invocato. E invece, cosa mi viene a dire? Che l’unica mossa possibile contro quest’insensato massacro sono le AMP? Addirittura, ci spiega che le Orate, per “riprodursi in pace”, hanno bisogno di una certa privacy e non vogliono essere disturbate da qualche snorkeler guardone?

Mi scusi, Presidente: le Orate hanno solo bisogno di non essere pescate prima di aver avuto il tempo materiale di riprodursi. Sia rispetto ai tempi biologici necessari al raggiungimento della maturità sessuale, sia rispetto ai periodi di frega, quando proprio il concentrarsi degli esemplari maturi stimola i voraci appetiti della pesca industriale.

Regolamentare e contingentare l’afflusso nelle zone più pregevoli è doveroso, e concordo anche sulla necessità di mantenere, in certe situazioni particolari, delle aree di riserva integrale. Ma come lei stesso dice, se è vero che “una cernia viva viene vista da migliaia di persone, una morta viene mangiata solo da tre o quattro” occorre anche un po’di realismo nello stabilire criteri e numeri.

Nel rispetto della scienza, il divieto di balneazione (contingentata, ribadisco) è sostanzialmente assurdo ovunque (Foca monaca a parte, naturalmente…). E, rispettando tutti i protocolli etici che si vuole, l’apertura alla subacquea è certamente un ottimo mezzo per autofinanziare la tutela ambientale marina. Del resto, mi pare che le indicazioni che vengono dal Ministero confermino che le teorie che sostengo da anni non sono forse poi così “indecenti”…

Avremo modo, mi auguro, di parlarne presto a voce.

Per ora la saluto e la ringrazio per la cortese attenzione: se poi volesse togliermi qualche piccolo dubbio circa l’attendibilità dell’avvistamento fochesco, la rimando con questo link al mio forum laltroparco, dove potrà smentire noi mafidati santommasi semplicemente rispondendo a qualche domandina che per ora non ha ancora trovato risposta…
http://laltroparco.forumattivo.com/amp-aree-marine-protette-possono-funzionare-f9/foca-monaca-al-giglio-t193.htm#440

Cordialmente come sempre,
Yuri Tiberto