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CASA MATERNA
Non c’è il geranio sul tuo baschetto e la finestra è spenta
Nessun respiro dentro quei muri calore d’infanzia
solo la corda muta nell’aria gioca col vento
che gelido schiaffeggia le mie mani stanche.
La poesia la scrissi quando, con la morte di nostra madre,- 2003 - la casa (ereditata da mia sorella Ulderiga) si chiuse nel suo uso quotidiano. Diversi anni dopo, Ulde finalmente in pensione, tornò definitivamente al Giglio e mai, dico mai avrei voluto usarla per lei. MAI. Grazie Tonino e grazie a Giampiero, nostro cultore e commentatore.
In ritardo ti mando un bacio per "Ulde". Avevo conosciuto tua sorella in queste ultime estati:aiutava mio zio Meco nella sua vecchiezza. Era molto orgogliosa di te. Un giorno mi porto' un piccolo libro scritto da lei da farmi leggere. Quasi a dire: "..guarda..anch'io scrivo come Palma." Ho chiuso gli occhi e mi hai fatto "vedere" il baschetto descritto nella tua poesia. Molto toccante.Brava Palma .A presto Tonino.
OGNI VOLTA … AL RITORNO “Quando passano gli anni e si torna al paese, alla casa d’un tempo, già sapendo che non si troverà più nessuno, nemmeno ad accudirla o a “darle aria” ogni tanto, d’istinto, si guardano, comunque, i davanzali, sperando che almeno un vaso da fiori sia sopravvissuto e ci accolga coi suoi profumi ed i suoi colori. Poi, ci si accosta e si scruta dentro, attraverso i vetri, come si faceva una volta, magari tornando da scuola, sicuri d’udire i rumori domestici del pranzo che veniva apparecchiato alla luce del camino e d’una lampada ad olio. Ma niente si muove tra quelle mura che non hanno più il respiro della mamma, del babbo e dei fratelli. Solo il vuoto riempie quel luogo d’infanzia che, nei ricordi, è, comunque, sempre radioso, ché, d’incanto, un po’, si rianima e vive ripensando. Solo una corda lacera e sfrangiata, magari quella dell’altalena del balcone, che non c’è più, mossa dal vento impietoso, cigola in una carrucola arrugginita e, se tenti d’afferrarla per "lanciarti" una volta ancora, ti lacera le mani”. Questo, cara “Siilvestra” m’hanno trasmesso i tuoi versi delicati, gentili ed essenziali, che, sapientemente, descrivono un’atmosfera senz’altro comune a tanta gente di “campagna”, trasferitasi altrove, che, di tanto in tanto, ritorna dov’è nata, come in un pellegrinaggio doverosamente reiterato, per affetto, devozione e consuetudine. Veramente Brava!! Ciao, Gian Piero