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Ciao, compagno di "albe sul mar"
Chi mi conosce sa bene che per tanti anni ho praticato una passione difficile, anche pericolosa, ma affascinante come la pesca subacquea. Ho scritto passione, non sport, perché ho sempre pensato che non si può considerare sport nessuna attività che preveda l'uccisione di qualsiasi altra specie, anche se animale o "ittica" che sia.
Vorrei raccontare quindi un episodio accaduto un bel po' di anni fa.
Mi trovavo in una cala prima del Capel Rosso verso le 8,00 di un assolato mattino di luglio, avevo già terminato la mia battuta mattutina di pesca e dopo essermi già tolto la muta, fatto una fugace doccia e mangiato un paio di pesche, mi stavo rosolando sulla barchetta sotto quel sopportabile sole del primo mattino, in attesa di ritornare verso il Porto.
Dalla punta del Capel Rosso spuntò una barca da pesca che procedeva spedita in direzione della punta della Corbaia, verso il Porto; ad un tratto, accorgendosi della mia presenza, virò bruscamente verso sinistra e mi si avvicinò rapidamente. Appena giunta a tiro di voce la persona a bordo mi disse: "compa' ma lo sai che m'è successo? proprio davanti alle Pianare del Serrone mi c'è sganciata una leccia da' tramagli ed è andata a fondo, era pure bella grossa, mica hai voglia di anda' a vede' se la poi piglia'?". Io, stanco morto, già bello risciacquato, avrei potuto inventarmi mille scuse per dire di no ma, pensando ai sacrifici che quella persona faceva tutti giorni, spesso insieme a sua moglie, mi feci spiegare un po' meglio il punto e partii verso il Serrone. Fu facile trovarla perché lui aveva messo un piccolo pedagno di segnalazione sulla verticale del pesce; vista da sopra, con la maschera, sembrava una sardina tanto era fonda, ma riuscii a recuperarla e a portargliela al Porto legata ad una cima dietro alla barchetta per farla stare al fresco.
Era già seduto al solito bar da Salvatore, con gli amici, quando arrivai al Porto e se tutti i grazie che mi disse fossero stati fogli da diecimila lire, sarei diventato subito miliardario. Seppi poi che quello splendido pesce pesava una ventina di chili.
Qualche giorno fa, mi sembra fosse un sabato, ero al Giglio; era un tempo da cani, grecale bello teso e pioggia per tutto il giorno. Verso le 17 il tempo si aprì un poco e andai giù al Porto per dare un'occhiata alla barchetta. Fu così che venni a sapere non solo che era deceduto, sapevo che da tempo le sue condizioni di salute si erano aggravate, ma che poco prima, con quel pomeriggio da cani appunto, c'era stato pure il funerale e il rammarico per non averlo saputo e non averlo potuto accompagnare al cimitero fu grande.
Angelo Stefanini - 23 ottobre 2015
p.s. Qualche mese dopo l'episodio che ho raccontato sopra, una mattina, mi telefonò mia mamma e mi disse "è venuta la moglie di Cardellino, ha portato cinque "bocche d'oro" spettacolose e non ha voluto niente, ha detto che sai tutto tu".
Angelo, grazie di cuore di questo bellissimo e commovente ricordo, dalle "Cardelline" Florida e Franceschina