Come una volta, per l'ultima volta, al bar da Scipione
Chiude i battenti un locale storico dell'isola, luogo di ritrovo di diverse generazioni di gigliesi, immancabile scenario dei nostri ricordi più belli. La prossima domenica 15 Novembre sarà l'ultimo giorno di apertura del bar La Banda, meglio conosciuto da tutti come il bar da Scipione su quella scalinata di via Vittorio Emanuele a Giglio Castello che ormai tutti conoscono come "le scale di Scipione".
"Dopo ormai 34 anni - scrivono le figlie Gianna ed Elisa - è purtroppo arrivato il momento per Scipione e Franca di lasciare il bancone del bar ed iniziare un meritato riposo... non potevano però farlo senza prima salutare tutti gli affezionatissimi clienti che in questi anni hanno tenuto loro compagnia in tante memorabili serate tra risate, divertimento e pure qualche moccolo!!!"
Scipione e Franca vi aspettano quindi questo sabato al bar per la loro ultima, memorabile serata per festeggiare "tutti insieme come una volta, per l'ultima volta, al Bar da Scipione!!!"
L'appuntamento, a cui è "vietato mancare", è per sabato 7 Novembre con un aperi-cena a partire dalle ore 20:00. Ci saranno anche la banda "Enea Brizzi" e le chitarre e fisarmoniche che, negli anni, su quelle scale, ci hanno fatto vivere con spensieratezza ed allegria serate indimenticabili. E per finire, quando il bar chiuderà i battenti tutti potranno spostarsi, come avveniva sempre nel passato, nella sala de "I Lombi" che quella sera tornerà ad essere discoteca.
A FRANCA E SCIPIONE Io proprio non capisco e, quindi, mi stupisco, che vada già in pensione, seppur col guiderdone, il “duo” dello “scalone”, che, nella media via, giusto a proravia, gestiva ben “La banda”, pur detta “sarabanda”, qual storica “taverna” ove, con sorte alterna, ma sempre in allegria, col sole o la lanterna, fino a notte fonda, si faceva baraonda. Se il signor Scipione, s’è fatto alquanto stanco, per stare troppo al banco a servir tante persone e la signora Franca si sente pure stanca, al punto che t’arranca a destra come a manca, chè il servizio sfianca, si faccian la vacanza più lunga e duratura, che mai madre natura ha loro riservata, ma non la gran “frittata”, di chiuder l’”osteria” per andarsene via e non più tornare a servirci al “bare”, a farci “baccagliare”, ed anche “litigare”, insieme al bel cantare e pure al buon suonare sui quali “motteggiare”. Non possono cambiare, e in altro ancor sperare perché so’ “istituzione” e non c’è guiderdone che li possa risarcire, ormai per l’avvenire. Mantengano l’aire, tal qual’ hanno tenuto, con garbo e con decoro, in trent’anni di lavoro e di grato “Benvenuto!”, qual’ hanno, per saluto, puntualmente dato a chi ha frequentato quel luogo di “ristoro”, che stramerita l’alloro d’un grande monumento, e non solo il memento di ciò che, trapassato, non essendo ritornato, non è più resuscitato.