Costa Concordia , ripristino fondali al Giglio BLITZ LEGAMBIENTE “Costa Crociere: levati dai fondali !” Striscione degli ambientalisti all’interno di Festambiente Legambiente: “Un disastro non puo’ diventare un monumento. Via Tutto!! Completo ripristino ambientale dei fondali. Non possiamo buttare a mare il principio Chi inquina Paga !”
Un blitz all’interno di Festambiente, festival nazionale della Legambiente con l’esposizione in più aree della festa di uno striscione di dodici metri con la scritta “Costa Crociere: Levati dai fondali!”. Legambiente ribadisce la sua richiesta del completo ripristino ambientale dei fondali del Giglio. “ Per il Giglio, la Concordia non è un capitolo archiviato- ha commentato Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale Legambiente- Sin dal primo momento abbiamo chiesto il completo ripristino ambientale dei fondali, danneggiati prima dal naufragio e poi completamente trasformati dai lavori per il recupero del relitto. Quello che è stato cancellato dall’ “inchino” della Costa Concordia era un ambiente integro che ospitava una prateria di posidonia, una popolazione di pinna nobilis, il più grande bivalve del Mediterraneo, coralligeno ed una ricca fauna ittica a pochi metri da Giglio Porto. Non è possibile che un disastro diventi un monumento da osservare. Via tutto il cemento e il falso fondale servito da base al raddrizzamento della Costa Concordia. Non possiamo buttare a mare il principio di chi inquina paga”.
“Il raddrizzamento del relitto della Costa Concordia e il suo trasporto a Genova sono stati una grande operazione di ingegneria tentata per la prima volta al mondo. Chiediamo- conclude Ciafani, Vicepresidente nazionale Legambiente- che un’operazione altrettanto unica e innovativa venga realizzata per il ripristino dei fondali del Giglio, un intervento ambientale di altissimo livello tecnico e scientifico, esempio per il mondo e motivo di orgoglio per il nostro paese. Un cantiere in progress, visitabile dai diving centers, anche come occasione turistica, per capire come sia possibile ricostruire un ambiente di eccezionale qualità. Gli impegni presi vanno rispettati con chiarezza, trasparenza e senza sotterfugi".
CONFERENZA STAMPA Costa Concordia: è terminato l'incubo, pensiamo al futuro del Giglio
Domenica 17 agosto, ore 11,00 Festambiente, Rispescia (Gr)
Partecipano alla conferenza:
Stefano Ciafani, Vicepresidente nazionale Legambiente; Angelo Gentili, Segreteria nazionale Legambiente; Sergio Ortelli, Sindaco dell'isola del Giglio; Maria Sargentini, Presidente Osservatorio di monitoraggio della Concordia; Leonardo Marras, Presidente Provincia di Grosseto.
FINALMENTE arriva l'approvazione a larga maggioranza del Consiglio Comunale dell'Isola del Giglio sul mantenimento delle piattaforme metalliche installate sul fondale di punta Gabbianara per sorreggere la Concordia dopo la rotazione per il suo raddrizzamento._ Se "qualcuno" ipotizzava il principio del silenzio assenso per giustificare la conservazione di scelte originarie (peraltro super costose) ha perso almeno un alibi …… poi si vedrà !!_ Quelle mega strutture, posizionate dopo la complicata realizzazione di veri e propri pozzi (oltre 20) del diametro di 2 metri, nel granito dei fondali, possono essere lasciate dove sono, a memoria di un evento storico e sciagurato nella vita dell’Isola._ Tutti gli argomenti adducibili a sostegno dell’ipotesi rimozione sono I N S O S T E N I B I L I , comunque viziati e alterati da ogni punto di vista, direi, in particolare se ci si riferisce all’impatto ambientale e al fatto di poter mantenere per altri mesi attività operative nel tratto di mare antistante il porto dell’Isola._ La bonifica dei fondali è di per sé assai impegnativa e richiederà molto impegno da parte dell’impresa che verrà incaricata e anche di chi dovrà controllare che i lavori vengano effettuati a regola d’arte .
Bene, Pietro! Allora siamo tutti d'accordo, Tu, io il Dott. Calchetti, la Sig.a Melis ,Greenpeace e ora anche Legambiente per mantenere le piattaforme Concordia là sotto a Punta Gabbianara almeno per mezzo secolo. A parte le battute, è un po' frustrante che una struttura subacquea nuovissima di quella importanza e dimensione si debba destinare solo a fare da rifugio riproduttivo di posidonie e pinne nobilis (gnacchere). Bisognerà cercare invece secondo me una qualche riutilizzazione compatibile con l'ambiente marino del Giglio e che sia di notevole interesse se non proprio di tipo economico (se no Marco Iorio si scandalizza) per lo meno di carattere culturale. Più volte ho accennato per esempio alla possibilità di utilizzare le piattaforme come base di supporto per una stazione sperimentale di sviluppo di tecniche e tecnologie per energia rinnovabile costiera di tipo subacqueo. Ve ne sono interessanti esempi in Europa e nel mondo in via di studio e sperimentazione e anche in Italia, frutto dell'ingegnosità italica e toscana in particolare, proprio qui vicino a noi sulla costa pisana e livornese. Non sarebbe utile e interessante approntare un idea-progetto per installare un'attività del genere anche al Giglio magari supportata proprio dalle piattaforme di Punta Gabbianara? Saluti cordiali da un "sognatore" grossetano.
Se gli argomenti da mettere in campo, oltre alle questioni di principio, sono posidonia e pinne nobilis di cui sono disseminati i fondali tutt'intorno all'isola del Giglio allora Legambiente .... si sta allineando con la posizione di Green Peace sul mantenimento, in linea di massima, delle piattaforme di punta Gabbianara.
B R A V A F R A N C A M E L I S ! Saggio, semplice e garbato quello che ha “detto” Franca Melis a Legambiente, “sacerdote” fondamentalista d’una “religione”, che, a guardarci bene, è del tutto simile al “Yhaidhismo” ed a tutte le correnti di pensiero scismatico che, nei secoli, hanno contrattistinto gli assertori delle verità assolute, insindacabili e “rivelate”. A dire il vero, alla Franca Melis, va riconosciuta, oltre al “verbo” delle asserzioni provate ed incontrovertibili, pure la “dote”, non comune, d’una certa ironia, visto che, a conclusione d’un elenco conciso quanto significativo, d’inadempienze a carico dell’”istituzione” autoproclamatasi, “baluardo” insuperabile (quasi fosse una muraglia cinese), postosi a difesa dell’acqua, del territorio, dell’aria e di quant’altro alberga nel “Giardino d’Europa”, ha pure, sostanzialmente, scritto: ma vadano a quel Paese questi “perdigiorno”, perennemente contro! Ma la cosa che più mi ha colpito, a parte il buon senso mostrato, in questa ed in altre occasioni, dalla Franca, che, d’evidente origine sarda, è testarda come e più d’un’Abruzzese, è la mancanza totale di spessore culturale e politico giuridico, di cui gli “ambientalisti” fanno sfoggio, con i loro “bliz”, i loro colpi di mano, la loro sloganistica d’accatto, le loro manifestazioni, i loro striscioni colorati. Ci sono molti e pacati modi, per chi fermamente crede nella difesa ad oltranza dei diritti fondamentali, senza esagerare, senza mettere i piedi nel piatto, senza voler sempre stare sopra le righe. Tanti, ma non quello della “vendetta” (fine o non fine, comunque, a sé stessa), e, soprattutto, non quello di “gabellare” cose non vere, come, ad esempio, dire disinvoltamente che “un disastro non può diventare un monumento”, ovvero, “non possiamo buttare a mare il principio di chi inquina paga”. Per quanto attiene, infatti, la prima, gratuita, affermazione, basta recarsi in Giappone, ad Hiroshima, per vedere, appunto, che lo scheletro del Teatro dell’Opera, una delle prime costruzioni in cemento armato del mondo, che aveva, in un certo senso resistito e testimoniato dell’esplosione atomica, è rimasto quale monumento e simbolo imperituro contro la guerra. Per quanto attiene la seconda, altrettanto gratutita, dire che chi inquina è tenuto a risarcire il danno prodotto, è come “scoprire l’acqua calda” tanto è ovvia e scontata, direi lapalissiana, l’espressione. Credo, addirittuta, che questo principio di, per così dire, giusta “rivalsa”, valga fin da quando s’è affermato il Diritto Romano, diffusosi in ogni parte dell’Impero, ove i cittadini, anche quelli “conquistati” ed assimilati alla gens latina, erano orgogliosi d’affermare “civis romanus sum”. Ed allora, cosa mai vogliono queste “vestali”, per niente vergini, dell’intangibilità ambientale, che, per esempio (lasciamelo aggiungere Franca), nulla e mai hanno fatto per quanto riguarda l’apertura d’un’indagine o la richiesta d’incriminazione della Montedison in merito al grave inquinamento ed alle tante morti per cancro, provocate, in quel d’Orbetello Scalo, dai residui di lavorazione dei concimi chimici, sparsi, anche e soprattutto per incuria, nell’atmosfera della frazione? E questo non ostante, da più parti, ivi compreso il sottoscritto, siano state pubblicamente denunziate le inadempienze dello stabilimento della grande società fondata da Donegani. La legge, caro vice presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, se impone un risarcimento ed un ripristino in bonis d’una situazione degradata da un “disastro” ambientale, non può, in nessun caso, qualora sia stato imposto ed ottenuto il giusto risanamento, pretendere, con intenti punitivi fini a sé stessi, che ciò che è stato irreversibilmente “rovinato” e mai più potrà tornare ad essere come prima, venga, magari con la bacchetta magica, “ricreato” per incanto. E’ una decisione politico-scientifica quella che deve essere presa per la “Gabbianara”, e chi ha competenza e potestà per decidere deve essere messo in condizione di decidere con serenità e ponderatezza. E questo, soprattutto perché le “linee” di pensiero in materia sono molteplici e discordi. C’è infatti, senza che Legambiente, si metta, per così dire “ad intorbidire le acque”, chi sostiene che elementi inquinanti non ce ne siano più, fatta salva l’ipotesi di disfacimento delle sostanze cementizie, usate per fissare le palificazioni di sostegno alle rocce. Così come ci sono persone qualificatissime in biologia marina che, senza tanti preamboli, sostengono che il il modo migliore (ed in molte parti del mondo così sembra si faccia da tempo) per ripopolare un ambhiente subacqueo e, per così dire, “ripascere” i fondali, sia quella di affondarci, a bella posta, relitti di diverse e molteplici stazze. Cari “compagni” di Legambiente, queste sono questioni troppo delicate, anche dal punto di vista economico, per essere affidate a striscioni “picareschi”, a manifestazioni folcloristiche od a sollevazioni popolari com’è, invece, per le rivoluzioni. Io, per esempio, che non me ne intendo, in senso strettamente tecnico, di ciò che è bene fare e non fare, sotto o sopra la superficie, in termini d’impatto visivo, ritengo la “sovrastruttura” alquanto “brutta” e, quindi, da rimuovere. Poiché però non “vivo” di verità assolute che s’addicono solo ai fondamentalisti, ai millenaristi ed ai nemici del darwinismo, che non credono nell’evoluzione della specie e del pensiero, se venissi messo, come ho già avuto occasione d’asserire, di fronte alla scelta di lasciare quel “mastodonte” là dove si trova, oppure di rimuoverlo spendendoci uno “sbraco” di soldi, direi senz’altro, “bando all’estetica” e, per quanto sia oggettivamente brutto (ho comunque visto di peggio), lasciamo in piedi a simboleggiare una tragedia che i Gigliesi, avendola vissuta sulla loro pelle per tanto tempo, non possono e non debbono dimenticare. E questo, anche perché, da tempo, anziché abbatterli come si faceva una volta, si preferisce “recuperare”, per scopi di pubblica utilità, ogni imponente manufatto, che, costruito abusivamente, deturpi irrimediabilmente l’ambiente ed, in primo luogo, le coste. La vendetta non è di questo mondo, mentre, secondo giustizia e buon senso, lo è il “rimborso” dei danni procurati al singolo individuo od alla comunità, da chicchessia, anche se questi si chiama Costa Crociera e faccia capo ad una Multinazionale, sempre esecrabile per chi s’è fatto un po’ di cultura attraverso “Il Capitale”. Un ultimo rammarico, per quanto personalmente mi riguarda. Sono dispiaciuto, del fatto che, nel completare modestamente la “favola” del polpo “FRITZ”, abbia, senza troppo rifletterci, attribuito a Legambiente il merito d’averlo salvato.
Come sempre ci troviamo di fronte a persone che ragionano in un senso unico. LEGAMBIENTE continua a mantenere i suoi paraocchi senza ascoltare e verificare chi forse ne sa poco, anche pochino, più di loro. Slogan da pre elezioni, come quando veniste all'isola sempre con i vostri striscioni davanti a decine e decine di lavoratori che 12 ore al giorno lavoravano affinché la nave potesse essere messa in condizione di rigalleggiare. Offendete sia il Giglio che chi ci vive, facendoci apparire molto poco interessati sia all'ambiente che ad altro, ci siamo mossi e continueremo a muoverci nella tutela del nostro ambiente sia marino che terrestre, impedite nuove soluzioni per energie alternative permettendo che una centrale alimentata a gasolio inquini, per una rinascita della flora e della fauna marina fate una battaglia assurda, se avete bisogno di visibilità andate in altri luoghi. Dov'era Legambiente quando tagliavano gli eucalipti? o forse loro no sono degni della vostra attenzione, dov'è Legambiente quando i consorzi di bonifica non fanno il loro lavoro e le piogge allagano il Campese? Visto che quando serve Legambiente non cè perchè non fà audience a livello di stampa nazionale e altro, se ne resti tranquillamente a casa oppure vadano tranquillamente da un'altra parte, spero si sia capito il luogo di destinazione. ARIA AL MERLO VAI VAI.