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"Dentro l'antico silenzio": poesia Tonino Ansaldo
"Dentro l'antico silenzio": poesia di Tonino Ansaldo

Una nuova poesia di Tonino Ansaldo che ancora una volta sceglie GiglioNews per presentarla ufficialmente ai gigliesi ed agli amanti della nostra isola. Per chi volesse leggere i versi pubblicati negli ultimi anni, può visitare l’apposita pagina LE POESIE DI TONINO ANSALDO.

Oggi Tonino ci racconta il Giglio d'inverno dipingendo, con i suoi versi, caratteristici e preziosi quadri di vita locale, spaccati di una quotidianità lenta e silenziosa ma quantomai viva. 

"Solo d'inverno ritrovi il passato" scrive il Poeta. Alla soglia di un'età che gli regala consapevolezza, si nutre della pace che "com'acqua e pane ti sfama e disseta". In un ambiente ed una stagione dove tutto scorre più lento, "pure l'onde dello scirocco", Tonino si ritrova solo ad osservare la sua isola e ce la racconta nei suoi aspetti più caratteristici attraversato da un brivido al "bronzeo canto di vecchie campane" che lo riportano indietro nel tempo.

Così ogni scenario invernale diventa un parallelo con i ricordi del passato e regala, anche al lettore che non ha mai vissuto il Giglio in inverno, descrizioni di una realtà dove ancora la vita si misura in qualità e non in quantità. La passeggiata al Castello, la visita al cimitero, l'arrivo del traghetto, la tombolata delle donne e la partita a carte nel bar diventano così poesie nella poesia, magistrali fotografie del nostro essere gigliesi che Tonino sa sempre cogliere ed immortalare con i suoi versi.

La dedica - Alla mia amica Anna, nata sul lago di Renzo e Lucia, ma “gigliesa” da sempre. Dice di amare l'isola più d'inverno che d'estate e, lasciandola, piange peggio dei poeti.

DENTRO L'ANTICO SILENZIO

Solo d'inverno ritrovi il passato dell'isola scorsa dentro il gigante silenzio l'antico silenzio.

Lento più lento tutto scorre. Pare pure l'onde dello scirocco vento padrone.

Subito netto appare di auto non mobili d'inverno salutare.

Ora la pace com'acqua e pane ti sfama e disseta.

Zoppo cammina il tempo non corre come d'agosto la gente. D'inverno s'allunga la vita sul granito vivente.

In alto, la nebbia traversa mura di storia e umido versa nei budelli d'incanto. Dove non trovi vampiri escono però, da cantine sorrisi nel bagno del bacco divino negl'inni di Cecchino, di Alvino, di Culisse Beppino. Luci immortali ... nella foschia di fiochi lumi.

Sotto i cannoni mi spinge la Rocca di roccia nel volo sul “santo” verso rive zuppe di acqua di sale regale. Quassù certo comprendi l'isolamento, un mondo diverso, niente d'uguale alieno sta oltre il mare.

Al porto, senza laccio liberi i cani vicini al passo i gabbiani. In guerra stanno dominando ora gl'uni ora gl'altri i rettangoli che ami. Lastrico di pietra. Marina via. Curva di magia. Lontani da essa piangono peggio dei poeti.

Dentro il salotto di tombe sortono da queste sottili col fiato di vento flebili voci allor già sentite soprappena l'antico silenzio. Non tremi. Intorno stanno le coti d'avorio. Poco sotto le croci, vicino vasto il marino. Appresso l'unico cipresso non tramontano ricordi e dentro albeggiano volti parenti già noti ormai tutti sul marmo giacenti

La grande madre Chiusa si copre e si scopre di nebbia. Come una donna mostra non mostra le curve d'eterna bellezza. Vogliose fanno l'amore col cielo. Spiano e lì volano, gabbiani guardoni.

L'evento maggiore l'attracco del vapore. S'apre la bocca di prora e la lingua di ferro vomita anime provate, su' due mani contate. Lesto d'inverno l'evento finisce. Lesti rompendo le righe, otto nativi curiosi rozzo loro il saluto, ti benedice.

Dentro verande, le femmine zoppano il tempo già zoppo. Coi numeri trastullando allegre ansonacando tombola cinquina ed ambo. Nell'imbrunire leggero un pianto di cielo grigio e sublime.

Nel barre i maschi, tra le morse callose, dai remi, le zappe, le cime, aprono e chiudono come petali d'un fiore le porche quaranta e logore. In quell'ora doventano demoni uniti in coro contro la Sacra Famiglia.

D'un tratto ... solo mi trovo di sera lungo tutta la vasca dal verde al rosso fanale. Il fresco mi porta in alto le spalle trovando la testa in estasi nell'ammirare. Il bronzeo canto di vecchie campane simile suona ad un tempo lontano. Marcando di più ricordi fanciulli. Allor penetra il brivido sui passati trastulli.

Si aprono adesso larghe le ali mie d'aquila dell'emozione. Ora volo dentro l'antico silenzio

Tonino, Gennaio 2018