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Denuncia per la vicenda mufloni: ambientalisti si oppongono all'archiviazione

Denuncia per disatro ambientale per l'uccisione dei mufloni dell'Isola del Giglio:
attivisti in aula al palazzo di Giustizia di Grosseto per opporsi alla richiesta di archiviare il caso.

L'opposizione delle associazioni smonta le argomentazioni del PM chiedendo di proseguire le indagini,
in particolare alla luce della scoperta del raro genoma del muflone presente sull'isola toscana

L'avvocato David Zanforlini: "Se, come gli scienziati sostengono, il muflone del Giglio rappresenta un serbatoio genetico importante
per la biodiversità della specie, con la sua eradicazione questa è stata compromessa ed è un gravissimo reato"

Sara d'Angelo, presidente di Vitadacani: "Da tre anni portiamo avanti questa campagna e non ci arrenderemo fino a che giustizia non verrà fatta.
Essere riusciti a portare il presidente del Parco dell'Arcipelago Toscano Sammuri in tribunale è significativo. Ora speriamo che la giustizia faccia il suo corso"

A distanza di quasi due anni dalla denuncia per disastro ambientale contro Sammuri, presidente dell'Ente Parco dell'Arcipelago Toscano, presentata da Vitadacani con la Rete dei santuari di animali liberi e il Rifugio La Ninna, il 7 maggio gli attivisti erano in aula al Palazzo di Giustizia di Grosseto per opporsi alla richiesta del PM di archiviare il caso.

Richiesta cui si oppongono, con fermezza, dopo aver fornito documentazione, analisi e dati, riguardanti le incongruenze e contraddizioni riscontrate nel progetto condotto dall'Ente Parco e finanziato dall'UE per quasi 400.000 euro destinati esclusivamente all'abbattimento dei pochi mufloni presenti all'isola del Giglio.

L'opposizione delle associazioni in dieci pagine smonta, una per una, tutte le argomentazioni del PM, ribadendo l'importanza di proseguire con le indagini, soprattutto alla luce delle dichiarazioni scientifiche riguardo la scoperta del raro genoma del muflone del Giglio.

"Secondo uno studio condotto da un consorzio di centri di ricerca genetica in Italia ed in Francia, pubblicato nell'estate del 2022 dalla prestigiosa rivista scientifica, Diversity - spiega Kim Bizzarri di Vita da Cani - il genoma del muflone appare aver preservato una purezza genetica oramai andata persa altrove, come in Sardegna, Corsica e Cipro dove il muflone è considerato para autoctono ed è protetto dalla legge. Al contrario delle altre isole toscane, dove il muflone, così come il cinghiale, fu introdotto dai cacciatori negli anni '70 e '80 del secolo scorso, al Giglio il muflone fu introdotto negli anni '50 tramite un programma di salvaguardia e di ripopolamento della specie ideato da alcuni dei più grandi biologi e zoologi dell'epoca. Questi selezionarono gli animali geneticamente più puri e li portarono all'isola del Giglio perché priva di predatori e di pecore domestiche con cui il muflone si sarebbe potuto riprodurre e quindi contaminare il genoma. Come affermato da vari illustri scienziati, il muflone del Giglio rappresenta un serbatoio genetico di altissimo valore scientifico per la biodiversità della specie. Il fatto che l'Ente Parco non abbia verificato questa circostanza, nonostante la segnalazione delle associazioni animaliste e lo abbia sterminato (ne ha uccisi almeno 97, tra cui femmine gravide e piccoli) con fondi pubblici destinati alla preservazione della biodiversità, è paradossale ed inaccettabile".

L'avvocato David Zanforlini, che rappresenta le associazioni in questa vicenda, commenta come "le recenti riforme all'articolo 9 della Costituzione rivoluzionano il modo di vedere e inquadrare certe tematiche relative al benessere animale e all'ambiente. Il punto è molto semplice: se, come gli scienziati sostengono, il muflone del Giglio rappresenta un serbatoio genetico importante per la biodiversità della specie la sua eradicazione, totale o parziale, ha compromesso la biodiversità della specie e questo rappresenta un gravissimo reato. Confido che il giudice, che si è riservato sulla richiesta, riconosca le ragioni delle mie assistite e preveda di proseguire le indagini".

"Sono tre anni che portiamo avanti questa campagna e non ci arrenderemo fino a che giustizia non verrà fatta - commenta Sara d'Angelo, presidente di Vitadacani Odv - . Essere riusciti a portare in tribunale Sammuri è significativo. Ora speriamo che la Giustizia faccia il suo corso. Recentemente abbiamo ottenuto la sospensione dei provvedimenti della Regione Toscana che voleva abbattere i mufloni del Giglio e intendiamo portare avanti questa battaglia contro l'Ente Parco fino alla fine. Gli animali hanno bisogno di un po' di pace e di speranza. E noi con loro".

Vitadacani odv e Rete dei santuari di animali liberi in Italia