I contenuti dei post nella rubrica "Dite la Vostra" di questo giornale sono opinioni personali ed informazioni non verificate provenienti direttamente dai rispettivi autori che se ne assumono totalmente la propria responsabilità. La redazione GiglioNews si dissocia preventivamente dai contenuti che dovessero offendere o ledere la dignità di soggetti terzi, fermo restando il diritto di rettifica ai sensi della legge n. 47/1948. (n.d.r.)
Deplorevoli souvenir della Concordia
Siamo due turisti che abbiamo soggiornato sull'Isola esclusivamente dopo che la nave Concordia fosse stata rimossa. Ieri mattina, prima di partire con il traghetto, ci siamo fermati al porto per prendere qualche souvenir locale e ci siamo imbattuti in un negozio [...] dove abbiamo purtroppo, e ripetiamo purtroppo, visto in esposizione dei piatti souvenir dove era rappresentata la Concordia rovesciata. Pensiamo, senza bisogno di rimarcarlo, che sia un souvenir di cattivo ed orrido gusto visto che sono morte molte persone.
Dopo alcune nostre educate rimostranze, la signora ci ha detto con tono sprezzante ed altezzoso che per lei era un business. Da lì è nato un diverbio dove la signora [insieme ad un altra persona] ci aggrediva sia verbalmente che fisicamente. Purtroppo non siamo riusciti a far denuncia alle Autorità competenti del fatto nonostante telefonicamente abbiamo descritto l'accaduto sia al Comandante dei Carabinieri sia alla Polizia Municipale.
Sicuramente appena ne avremo la possibilità denunceremo l'accaduto alle Autorità giudiziarie e comunque a chi in Italia e nel mondo abbia ancora in sé del buon gusto e più che altro ancora una qualsivoglia briciola di coscienza. Siamo inoltre sicuri che la maggioranza dei cittadini gigliesi e dell'amministrazione pubblica la pensi come noi visto la partecipazione e la solidarietà delle persone e dei commercianti presenti.
Tutto questo che abbiamo inviato è anche stato trasmesso all'attenzione del Sindaco e della Polizia Municipale.
Sperando di aver fatto cosa giusta nel rispetto delle vittime, dei gigliesi, degli Italiani e di tutta la razza umana che la pensa come noi.
Grazie, Paolo ed Aurora Lucacchioni
Attilio: ma le torri traliccio delle quali ultimamente parli non sono quelle che già furono rimosse nella prima decade di agosto ??_ Saranno casomai ancora da rimuovere le fondazioni ......
Insomma, a precisazione di quanto già espresso, non basta affermare come fa Calchetti che occorre non spendere altre risorse per rimuovere le piattaforme e le torri utilizzate per il relitto Concordia dal Giglio e che quindi è meglio lasciarle come sono ai piedi e sotto Punta Gabbianara con l'aggiunta eventuale di qualche targa commemorativa. Una situazione del genere sarebbe facile preda dei procacciatori di business che sotto l'egida del sacro ambientalismo" si avventerebbero su quelle importanti strutture per rimuoverle con il progetto di un nuovo cantiere ultramilionario che lascerebbe altre macerie sul fondale del Giglio e bloccherebbe la normale attività portuale per altri mesi se non per anni. Ed è per questo che ritengo necessario moltiplicare gli sforzi e le idee per pensare a utilizzazioni innovative e significative di suddette strutture, anche a costo di fare qualche volo pindarico ( "allargandosi" anche troppo come dice Gian Piero), idee innovative che possano solleticare gli interessi di un'imprenditoria tesa non solo a demolire e rimuovere ma piuttosto a riutilizzare e ricostruire. Saluti di nuovo.
Pietro, scusa se insisto. L'immagine più significativa dell'evento Concordia capace di suscitare suggestione e permanere nella memoria non puo' essere quella dell'enorme relitto sgangherato e arrugginito raddrizzato e fatto riemergere parzialmente dopo oltre due anni di tribolazioni sulle piattaforme subacquee con l'aiuto delle torri di superficie. E se mai dovesse provocare troppo rigetto quella dei piatti della negoziante gigliese con la Concordia "stramazzata"dopo il naufragio allora meglio sarebbe utilizzare quella notturna con rigoglio di luci e suoni assai più emozionante della Concordia appena smossa dal suo letto di morte e in fase di rialzamento la notte del 16 settembre 2013. Comunque a parte le battute e le riflessioni personali più o meno diversificate e contrapposte, il problema vero oggi resta il destino delle piattaforme e delle torri. "Si lascino lì dove stanno a futura memoria e non spendiamoci più soldi sopra" dice in sostanza con grande efficacia descrittiva Gian Piero Calchetti forse condizionato dalla propria ottica professionale di ex responsabile nazionale dei "Revisore dei Conti" della categoria dei redattori e responsabili di giornali. No, Pietro, questo modo di affrontare il problema è secondo me alquanto debole e riduttivo. Strutture costate svariate decine di milioni di euro anche se finalizzate ad uno specifico problema, quello del sostegno trattenuta e raddrizzamento del gigante navale naufragato e rovesciato, ma che conservato pressoché intatte le straordinarie caratteristiche e capacità per cui furono ideate e realizzate, sono convinto che meritano una speciale considerazione a parte al fine di una loro ulteriore utilizzazione a beneficio dell'Isola e della sua gente. Buna Domenica anche a te.
Carissimi interlocutori, un po' d'ironia non dovrebbe guastare mai e mi pare che qualche volta scaturisca anche nei e dai vostri commenti,_ MI dispiace invece che sia rimasta un po' in ombra l'osservazione (che era il nocciolo del mio post) sulla opportunità di utilizzare l’immagine “vincente” della Concordia sollevata dal fondale, trainata dai rimorchiatori in fase di allontanamento dallo scoglio della Gabbianara e irrorata con quei getti d’acqua che gli creano tutt’intorno._ Spero che, almeno alcuni dei commercianti interessati, abbiano colto l'idea insieme a quella di cestinare i vecchi "resti di magazzino"._ Buona domenica
LA CALUNNIA E’ UN VENTICELLO … Caro Pietro Rinaldi, la ringrazio, comunque, per l’augurio relativo ai “figli maschi”. Purtroppo, dopo aver avuto due splendide figlie femmine, una delle quali è felicemente sposata con un mezzo Gigliese, che “tiene casa” al Castello (nato ad Orbetello da madre isolana e padre di orbetellano), ormai giunto all'età di 74 anni e con una moglie di 69, anche se io e la mia consorte lo volessimo, non credo proprio che potremmo avere altra prole. E poi, nell'eventualità che, comunque, maschi o femmine che siano, altri eredi abbiano a seguire le due “sirocchie”, in consonanza con il famoso detto latino che recita “mater semper certa est, pater numquam” non è detto che ambisca a vantarmene. Ma lasciamo stare le facezie, anche perché, Lei, maliziosamente insinua una qualche specie di surrealistico “connubio” con Attilio Regolo, che stimo ma che, di persona, non ho mai avuto la fortuna di conoscere, quasi che il sottoscritto e l’esimio ingegnere avessero ”intrecciato” una “liason” d’amorosi intenti, nell’ambito dei confronti dialettici in cui, talvolta, si “misurano” sulle pagine di Giglionews. Ebbene, provvedo a chiarirle subito il dubbio, che, non so perché, sembra angustiarla. Ancorché con l’ingegnere mi sia trovato sovente in pieno accordo, è pur vero che non sono mancati i dissensi, evidenti e manifesti. Ad esempio, per quel che attiene le strutture esterne della “ingabbiatura” che hanno consentito di fissare alla costa la Concordia riversa acciocché non sprofondasse, mentre Attilio Regolo, a mio parere lavorando molto d’immaginazione (non gliene faccio una colpa, anche se mi sembra s’”allarghi troppo”), pensa che possa essere utilizzata e come simbolo tangibile del grave naufragio e come base per un’ipotetica teleferica, ovvero come sede di molteplici iniziative sportive, di ristoro e di svago, il Calchetti, che è abituato, come Sindaco Revisore, a fare i conti, molto più semplicemente dice: ”Lasciamola pure stare dov'è, senza toccarla, perché costituisce la Testimonianza d’una disgrazia che ha fatto 33 vittime; aggiungiamoci, con modica spesa, una targa commemorativa (che mi piacerebbe scrivere, magari rielaborando i versi che ho scritto in proposito) e risparmiamo la “caterva” di soldi che qualsivoglia altra “alternativa” implicherebbe”. Stessa cosa per i fondali: se non è assolutamente necessario effettuare operazioni di rimozione e ripristino “quo ante”, praticamente impossibili, lasciamo pure tutto così com'è, “ad usum delphini”, o meglio, a vantaggio dei tanti “subacquei” che fanno voti perché non s’aggiunga danno al danno. Ed anche sulla questione dei souvenirs, non è detto che il sottoscritto e l’ingegnere si trovino d’accordo, anzi, tra i due si sono evidenziati sostanziali “distinguo”. Infatti, non ostante, secondo i suoi gusti, il mondo giri in un verso che non gli piace, verso che, nella fattispecie gratifica, invece, in pieno, le opinioni di Attilio Regolo sulla intraprendenza commerciale della commerciante in questione e sulla assoluta liceità della vendita di “cimeli” che richiamano tragici ricordi, il Calchetti, ancorché niente impedisca di vendere piatti o quant'altro con l’effige della Concordia “stramazzata” (sì “stramazzata” perché quella è la parola giusta per significare un mastodonte che trascinatosi tra gli scogli ferito a morte, s’abbandoni, ormai del tutto vinto, esalando l’ultimo respiro), continua imperterrito a ritenere che, siccome “est modus in rebus”, dovrebbe esserci anche un'etica nel commercio, perché altrimenti tutto si giustifica e tutto è lecito purché non si rechi danno tangibile al prossimo. E delle questioni che attengono il “foro interno”, il cosiddetto “danno biologico”, la coscienza di chi ha vissuto la vicenda come un trauma che non potrà mai più obliare e che, addirittura, se potesse vorrebbe “rimuovere” o cancellare, cosa ne è? Tutto è passato invano e si ricomincia come prima? Chi faceva affari continua tranquillamente a farli e magari a moltiplicarli, come se nulla fosse accaduto, alla faccia di chi non è più e delle famiglie “orbate” dei propri cari? E del rispetto per le vittime, se ne fa strame? Niente! Tutto continuerà, appunto, come prima e peggio di prima. Ragion per cui, non ostante mi senta intimamente violato dal postulato che sancisce “gli affari sono affari, equivalente al dire “à la guerre comme à la guerre”, non mi resta che prendere atto della dura realtà delle cose, inghiottendo amaro e trovando consolazione nel fatto che, in fondo, in materia di compravendita, non essendoci imperativi categorici cui attenersi, il tutto si compendia in uno scontro polivalente fra opinioni e sensibilità. Ed in proposito ciascuno ha le sue, buone o cattive che siano. Peggio sarebbe se qualcuno reclamasse un qualche apodittico diritto di censura su questioni che, in quanto afferenti, in termini comportamentali, a ciò che deriva dagli imperscrutabili recessi dell’anima, quantunque possano essere soggettivamente giudicate, non possono essere altrettanto oggettivamente sanzionate.
Pietro! Prefigurare addirittura un qualche rapporto idilliaco-morboso tra me e Calchetti con esito fortunato di "figli maschi"! Non è da persona di cultura e sensibilità pari tuo. Premetto che ritengo una fortuna per GiglioNews e tutti noi del Forum che Gian Piero Calchetti abbia deciso ultimamente di partecipare anche ai nostri dibattiti localistici ( a volte purtroppo al limite del battibecco) di argomento legato più o meno direttamente con la vicenda Concordia al Giglio. Una persona del suo "calibro" di valenza nazionale infatti non può che arricchire grandemente la qualità di questi forum e mi sento davvero onorato di poter effettuare con lui civilmente qualche scambio di opinione spesso polemico e critico ma niente affatto idilliaco. Detto questo mi permetto di insistere che se si vuole colpire l' "occhio" del turista del Giglio a caccia di souvenir relativi alla straordinaria vicenda del naufragio della Concordia l'immagine giusta è proprio quella scelta dalla negoziante del Giglio e cioè della nave piegatasi progressivamente ( il termine "stramazzata" è stato quello utilizzato forse impropriamente come termine "forte" da Calchetti) sulla costa dell'Isola quasi ad invocare aiuto guardando il visitatore egli occhi dalle grandi vetrati della sua cabina di comando mentre faceva fuoriuscire dal suo ventre le migliaia di naufraghi terrorizzati versi la terra di salvamento. Saluti.
Cari Regolo e Calchetti, mi permetto di introdurre una semplice osservazione sul problema trattato in questo Forum, senza voler assolutamente alterare il momento idilliaco che, almeno su questa discussione, vi unisce ._ Premesso che della pratica dei souvenir esposti sulle bacheche esterne ai negozi (e quindi visibili da tutti ( turisti e non) se ne sta parlando dai mesi successivi alla disgrazia e senza apparente risultato, CREDO che almeno sia possibile, oltreché opportuno, cestinare da parte dei commercianti interessati le rimanenze di magazzino che riportano l’effige della Concordia “Stramazzata” come la definisce Attilio sugli scogli del Lazzaretto._ Magari, se proprio qualche venditore ostinato ancora pensa di guadagnare qualche centinaio di euro con questi gadget, utilizzare l’immagine “vincente” della Concordia sollevata dal fondale, trainata dai rimorchiatori in fase di allontanamento dallo scoglio della Gabbianara e irrorata con quei getti d’acqua che gli creano tutt’intorno come un’aureola santificante ._ Saluti , auguri e, simpaticamente…… figli maschi.
Caro Gian Piero, in omaggio alla tua personalità e cultura ( e ringrazio Giglionews di averti i qualche modo incontrato) voglio essere vieppiù sincero con te anche perché se non lo fossi ne sarei facilmente scoperto. Senza voler seminare ulteriore scandalo ti confesso che in un certo senso stimo il coraggio e la scaltrezza imprenditoriale di quella signora commerciante del Giglio che vende piatti-souvenir del gigante Concordia "stramazzato" sulla costa di Punta Gabbianara. In fin dei conti quell'immagine anche se emblematica di una grande tragedia del mare capitata proprio sulla nostra isoletta fra centomila sparse nel mondo è anche il simbolo di chi si vuol rialzare dopo una grave caduta senza dimenticare che quella nave morente e accasciata luogo simbolo di oltre 30 vittime permise in qualche modo con il suo riaccostarsi dolcemente alla riva la salvezza delle altre 4.220 persone presenti a bordo al momento del naufragio. E allora che male c'è poi in fin dei conti a ricordare anche se a scopo piccolo-commerciale quell'evento e quell'immagine? La Torre di Pisa, inclinata pericolosamente sulla Piazza dei Miracoli, sebbene simbolo di una grave malformazione costruttiva della sua base di appoggio, non è forse comunque diventata un famosissimo simbolo mediatico-commerciale con i suoi souvenir in tutto il mondo? Ti saluto con stima e sorriso malizioso.
“VOCE DAL SEN SFUGGITA” (METASTASIO) Caro ingegner Attilio Regolo, innanzi tutto mi scuso se mi permetto di darti del tu, ma, considerata la frequentazione che, ormai da un po’ tempo, abbiamo su questo “sito”, e, soprattutto, che, quasi sempre, ci siamo, trovati, di fatto, in partibus infidelium, azzardo questa confidenza. Forse hai ragione quando affermi che per la vicenda dei souvenirs (ritengo che proprio a me accennassi) ho usato parole “forti” e forse anche eccessive per una questione che, in fondo, in fondo, è insorta perché è sfuggita di mano ai protagonisti di una transazione commerciale, in cui ciascuna delle parti, almeno in all’iniziao, era in totale buona fede, ancorché in posizioni e ruoli diversi e differenti. Non entro in merito al fatto se ci sia o meno stata anche “aggressione” fisica, perché in questo caso non potrei che stigmatizzala. Vediamo però il fatto, per quel ch’è possibile, senza schierarsi pregiudizialmente. La signora commerciante, che è probabile non sia a monte dell’iniziativa che ha visto “confezionare” i souvenirs in cui, assieme all’abitato del porto, s’appalesa la Concordia “stramazzata “ sullo scoglio della Gabbianara, si limita a vendere dei “ricordi” che ritiene andranno, visti i tempi che corrono, certamente a ruba tra i turisti (fatti naturalmente salvi, per sua sfortuna, quelli con cui avrebbe avuto uno scontro verbale e fisico), quantomeno per non essere seconda a nessun altra “bottegaia” (mi si perdoni il termine). Ciò detto, espone, quindi, la sua merce (non di fine fattura, tutt’altro, caro ingegnere), sicura di venderla (è probabile che, nel contesto delle attività commerciali del Porto, anche altri (che hanno avuto la fortuna di non essere visitati da “contestatori”) abbiano venduto ed ancora vendano i suddetti “memento”. Però è proprio qui che esiste una netta discrasia tra il mio sentire, quello dei due o più “rompiscatole”, protagonisti dello spiacevole diverbio e delle tue affermazioni di soppesato buon senso (che non ho difficoltà a riconoscere). Vedi, quel commercio, che si basa su una grande disgrazia, che ha visto la commozione dell’impero Paese, e che, in fondo, dissacra, se non addirittura dileggia, il sacrificio di 33 persone, a mio parere non andava fatto. Non andava fatto, e questo in primis da chi ha pensato, e fabbricato i souvenirs, non tanto perché lo vieti la legge (la legge nemmeno lontanamente, ne sono più che certo, entra in merito a questioni di questo tipo e valenza), bensì per ragioni di buon gusto e di deontologie professionali che devono essere intese ed espletate, non solo come esercizio d’una attività d’intermediazione con esclusive finalità di lucro, bensì come “licitazioni” di beni che, quantomeno, non suscitino repulsa o raccapriccio nelle persone cui ci si propone come venditore. Ti porto un esempio, che poi è un invito a porti delle domande. Ti sei mai chiesto, perché mai, in campo giornalistico, ( tra l’altro per audoterminazione degli organi che presiedono alla professione), il diritto di cronaca, soccomba alla censura delle immagini che “illustrano” il volto dei bambini, specie quelli sottoposti a traumi o violenze di vario tipo? Ben ricordo, ai tempi in cui ho avuto l’onore e l’onere d’essere Presidente del Collegio dei Sindaci dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, l’eclatante processo “interno” cui fu, tra gli altri, sottoposto Gaetano Feltri, che sul suo giornale (ritengono per ragioni di “tiratura”), aveva impunemente fatto pubblicare, con una semplice “striscetta” nera sugli occhi, alcuni bambini dell’Europa orientale, vittime d’ogni specie di brutalità sessuale (l’eminente giornalista, già radiato dall’albo dei giornalisti lombardi, dopo evidenti e smaccati patteggiamenti, per così dire partitico-politici, in appello, se la cavò con una semplice sospensione di qualche mese; sospensione ritenuta, per la sua sostanziale “levità, scandalosa al punto da far letteralmente infuriare uno dei membri del Consiglio, ovvero la bravissima Barzini, che, seppure non famosa ed “avventutosa” come l’illustre padre Luigi (1874-1947), ebbe il coraggio d’andare alla “tribunetta” degli oratori, da dove insultò i colleghi di parte berlusconiana fino a subire una sanzione disciplinare. Ed ancora, ti sei mai chiesto per quale ragione, la stampa d’ogni specie, comprese le televisioni, censurino sistematicamente gli “sgozzamenti” dell’ISIS e le immagini più crude dei massacri di qualsivoglia specie? E questo certamente a discapito delle tirature e dell’audience, che significano la perdita di tanti e tanti soldi. Ebbene, per non farla tanto lunga, t’invito a perdonare questa mia “voce dal sen sfuggita”, che oggi, come ieri, allorché seppi che a Genova-Voltri le famiglie con le case che “danno” sul bacino di ricovero e smaltimento della Concordia s’erano affrettate ad affittare affacci e balconi, mi vede gridare allo scandalo.
Non si esageri con questo "grucifige" in fin dei conti per un effige commerciale, oltretutto di fine fattura, di una negoziante locale, quella della Concordia rovesciata sulla costa de Giglio, né oscena né cruenta e che ha girato sui media di tutto il mondo per mesi e anni . Forse se la Concordia fosse stata raffigurata raddrizzata o galleggiante avrebbe fatto meno scandalo? Non dimentichiamoci troppo alla svelta che sulla vicenda Concordia è stato fatto circolare oltre un miliardo di euro se basta con più o meno grande soddisfazione di molti anzi moltissimi soggetti economici assai più grandi della signora negoziante del Giglio così tanto sotto accusa da ogni direzione. Saluti e buona ipocrisia a tutti.
Q U A N D O Q U I D E M D E M I N I M I S N O N C U R A T P R A E T O R, D E G U S T I B U S N O N E S T D I S P U T A N D U M ? Sempreché le cose siano andate come voi ce le avete descritte, vi dico personalmente “grazie”, signori Lucacchioni, per aver denunciato il fatto, a mio parere , di vero e proprio sciacallaggio, che è stato compiuto con la messa in vendita dei “piatti-memento” della tragedia della Concordia. Il fatto, a mio parere sarebbe stato, comunque, di pessimo gusto ancorché il “ricavato” fosse stato destinato alla realizzazione di un qualsivoglia monumento alla memoria od alla famiglia di qualche familiare dei marinai del terzo mondo, deceduti nel naufragio, che si trovi in condizioni di particolare indigenza economica. Sono, per altro, più sicuro che sia il comandante dei Carabinieri che il Sindaco, che evidentemente non se ne sono accorti di questo “volgare” commercio (se l’avessero saputo o visto, certamente, avrebbero già provveduto, di persona, a signficare quantomeno l’”inoportunità” di proseguire nell’azione di vendita di quella cattiva specie di ricordi della Concordia da parte della signora che giustifica con il “busines” la sua scarsa etica professionale) interverranno, immediatamente, in misura delle loro specifiche potestà. Sottolineola prola “inopportunità” in quanto, sono praticamente certo (e se così non è ne farò formale ammenda scritta), perché dubito esista una qualche legge che scongiuri la vendita di queste sottospeci di “feticci”. Ragion per cui, ognuno si comporta come meglio crede o gli conviene, senza minimamente infrangere il contenuto di alcuna “pandecta”, ovvero di alcun “digestum”. Ritengo che, in proposito, una congrua lezione comportamentale potrebbe comunque essere impartita alla negoziante semplicemente disertando la sua “bottega” ed additandola ai turisti quale luogo da “cancellare” per gli acquisti. Avrà così quello che spetta a chi antepone il denaro alle normali “conveninenze” del buon vivere comune. Purtroppo così stanno le cose in questo Paese che sa solo piangersi addosso: in pubblico, ci si lamenta delle disgrazie che colgono la comunità, per altro quasi sempre impreparata a farvi fronte, ed, in privato, si fanno gli affari. Ricordo, ma questo non serva a diminuire la gravità di quanto accaduto al Giglio, che molti anni fa, mentre percorrevo, in auto, uno dei tanti tratti d’un’autostrada del Sud, piena, al solito, d’interruzioni e di lavori in corso, sotto un cavalcavia, da cui era da poco precipitato un camion che trasportava forme di formaggio di vario tipo e specie, già prima che intervenissero le pattuglie della Stradale, chiamate per effettuare i rilievi del “caso”, gruppi d’automobilisti e d’abitanti del luogo, da veri e propri sciacalli, al cospetto dei cadaveri del conducente e del suo coadiuvante, si contendevano quantomeno la parte di carico che, nel tremendo impatto con il suolo, s’era riversato alla base dei plinti di sostegno del ponte.