Un colpo di vento anomalo. Sarebbe stata questa ‘frustata’ che ha colpito la parte posteriore a rendere ingovernabile ‘Pegaso’ e a farlo precipitare in acqua la sera del 24 novembre 2007. Un ammaraggio ruvido a circa un miglio marino dalla costa di Isola del Giglio, nel tratto di mare compreso tra Punta Lazzaretto e Punta Arenella. Sarebbe questa la tesi contenuta nella perizia firmata dagli esperti nominati dal pubblico ministero per cercare di determinare - appunto - quali circostanze portarono all’incidente nel quale restarono ferite, per fortuna in maniera lieve, quattro persone: il pilota Aldo Baldoni (50 anni), il copilota Gaetano Anestrelli (32), il medico Laura Giordano (50) e l’infermiere Alessio Gonnelli (51). Secondo i periti scelti dalla Procura, quindi, Pegaso sarebbe diventato non più governabile a causa di un flusso d’aria causato da un’improvvisa ventata in coda che potrebbe aver interferito con il vortire creato dalle pale durante la fase di abbassamento di quota, visto che l’elicottero aveva iniziato la procedura di atterraggio. Secondo questa conclusione, quindi, nessuna responsabilità potrebbe essere addossata a pilota e copilota.

L’incidente avvenne durante un intervento di soccorso per andare a prelevare un uomo di 62 anni colpito da un malore per un grave sbalzo di pressione. «Pegaso», intorno alle 20, aveva appena iniziato le procedure che di lì a poco avrebbero dovuto portarlo a toccare la piazzola dell’isola, ma nel giro di pochi secondi - invece - il velivolo finì in acqua. Due testimoni raccontarono di aver visto le luci dell’eliambulanza abbassarsi in maniera repentina verso il mare e di aver sentito poi le richieste di aiuto dell’equipaggio lanciate - oltreché con la voce - anche con i fischietti di emergenza. "Stavamo per iniziare la fase di atterraggio - racconterà poi lo stesso Baldoni -, ma abbiamo perso quota improvvisamente". Poco prima dell’impatto con l’acqua, però, il pilota è riuscito a far "risalire" il velivolo e lo schianto (avvenuto leggermente di taglio, con "Pegaso" piegato sul fianco destro) è risultato meno pesante.

I testimoni danno l’allarme e le quattro persone vengono recuperate in breve tempo. Alle 23, poi, una corsa speciale della Toremar porterà loro e anche la persona che doveva essere soccorsa fino a P.S.Stefano. Il 5 dicembre iniziano le operazioni di ricerca del relitto e il side scansonar dei vigili del fuoco rileva un oggetto che potrebbe essere "Pegaso" a 105 metri di profondità. Individuata la zona, viene spedito sul fondo un robot (il Rov Falcon) che raggiunge l’obiettivo e lo fotografa: è "Pegaso". Le operazioni di recupero non sono comunque semplici. Il 7 aprile inizia la fase di imbracatura (resa ancora più complicata dalle condizioni meteo-marine per nulla favorevoli) e solo nove giorni dopo ciò che resta di "Pegaso" viene sottratto al mare e ricomposto in un’area militare per dare il via alle perizie. Nel frattempo - siamo nel marzo 2007 - il medico e l’infermiere che facevano parte dell’equipaggio presentano in procura una denuncia con l’ipotesi di lesioni colpose. La denuncia è contro ignoti, perché nessuno è mai stato iscritto nel registro degli indagati.
Necessità che a questo punto, se il contenuto della perizia depositata dovesse essere confermato, appare definitivamente tramontata.


Isola del Giglio FU UN COLPO DI VENTO ANOMALO A FAR AMMARARE PEGASO 1