A seguito della mail “Lettera a genitori mai cresciuti”, pubblicata di recente su questa rubrica al fine di denunciare l’ormai sempre più diffuso consumo di sostanze stupefacenti da parte dei ragazzi dell’isola, resto, volendo usare un eufemismo, alquanto basito dinanzi la raccapricciante affermazione con cui l'assessore alle politiche giovanili, sulla base di un non meglio precisato principio, sancisce che per droga, con la "D" maiuscola, deve intendersi la sola cocaina e non gli altri tipi di droghe più leggere…..
Sperando vivamente che si tratti di un suo personalissimo, quanto anacronistico, pensiero e non certo quello della giunta di cui egli stesso è rappresentante, mi spiace ricondurlo sul pianeta terra facendogli scoprire tutta una vasta gamma di sostanze stupefacenti, da scegliere tra quelle più datate e quelle di ultima generazione, i cui effetti, amplificati sovente dall'associazione con altre sostanze più comuni come ad esempio l'alcool, conducono pur sempre ad un unico risultato, ovvero, quello di produrre, a chi più e a chi meno, uno stato di alterazione della coscienza e delle facoltà sensoriali, con conseguenze che, purtroppo, ormai tutti tristemente conosciamo.
Trovo quindi un poco azzardato come pure irresponsabile, demonizzare la sola cocaina lasciando passare in cavalleria, quasi a volerne tollerare in un certo qual modo l’uso, le altre sostanze stupefacenti che, proprio perché considerate minori, sia per effetto che per prezzo di mercato, finiscono con l’essere maggiormente diffuse e facilmente abbordabili specie da chi, come la gran parte dei ragazzi, non gode di particolari disponibilità economiche e brama di sperimentarne, per curiosità, gioco o spirito di emulazione, i portentosi effetti che ad un certo punto, come certo saprà, non saranno più tali ma finiranno con il rappresentare solo il primo passo verso una lenta e progressiva escalation verso nuove sostanze, tra cui, la famigerata cocaina.
Così facendo, non si rassicurano di certo le famiglie e, soprattutto, non si seda la preoccupazione delle mamme Gigliesi che, allarmate dal dilagare del fenomeno, vivono con la costante angoscia di scoprire un bel giorno o, ancor peggio, di venire a sapere da terzi, che il proprio/i figlio/i si sfonda/no di “canne” sebbene queste, alla luce del messaggio da lei trasmesso , sono da ritenere innocue e quasi fisiologiche per una sana e corretta crescita.
Un figlio con il cervello bruciato, da canne, eroina, cocaina o quant’altro, e pur sempre un figlio con il cervello bruciato che, prima o poi, finirà per forza di cose con il rappresentare un serio problema sia per la propria famiglia che per l’intera comunità di cui fa parte sempre sperando che, strada facendo, non gli accada addirittura l’irreparabile, pertanto, troverei molto più costruttivo da parte sua, prendere coscienza dell’emergente problema prospettatole e, in virtù della carica da lei rivestita, farsi carico di sensibilizzare i vertici delle istituzioni locali affinché promuovano concrete iniziative di contrasto al fenomeno che, qualora fosse necessario, prevedano anche la creazione di spazi, strutture ed attività tese a favorire l’aggregazione giovanile, soprattutto in quei periodi dell’anno in cui l’isola è un po’ meno vivace e parca di svaghi e divertimenti, nonché una maggiore presenza e controllo sul territorio da parte delle forze di Polizia, in maniera tale da rendere la vita “difficile” a tutti quei personaggi, spesso anche noti, che, come dei veri e propri sciacalli, si arricchiscono e prosperano approfittando delle debolezze e delle disgrazie altrui.
Premesso ciò, mi sento poi in dovere di sollevare in qualche maniera l’autrice della mail in questione dal senso di colpa che l’affligge poiché, con il suo gesto di denuncia, ha avuto, a differenza di molti altri, il coraggio e la forza di uscire allo scoperto e, per il bene dei propri e degli altrui figli, puntare l’indice su questa sempre più brutta società in cui viviamo, priva di valori e sani principi, che, per uno strano scherzo del destino, finisce con il riversare il vaso di Pandora solo ed esclusivamente sulle teste dei genitori che, difronte a problemi di simile portata e al senso di vergogna che spesso ne deriva, non possono far altro che somatizzare le inadeguatezze e le colpe di un’insulsa e incompetente classe politica (destra e sinistra indistintamente) scevra del benché minimo senso dello stato la cui unica finalità, oltre a quella di riempirsi le tasche con i soldi dei contribuenti, è quella di partorire boiate in quantità industriale (specie in materia di stupefacenti) e legittimare ogni forma di anarchia e degrado morale, piuttosto di creare le condizioni necessarie affinché, anche nelle nostre realtà, si possa, in termini chiaramente realistici, ambire al modello, fin troppo perfetto, esportato dalle serie americane.
In conclusione quindi, anche se è pur vero che non esistono antidoti per simili problemi che la società “moderna” ci propina di volta in volta, esiste però un atteggiamento, soprattutto da parte di chi opera a livello amministrativo e sociale, che, difronte a qualsivoglia problematica si presenti, in maniera coscienziosa e costruttiva, si prefigge anzitutto di risolverla alla radice anziché limitarsi solo a minimizzarla o catalogarla pertanto, visto che quella del Giglio è una realtà piuttosto circoscritta rispetto a quella di altri centri italiani, consiglio vivamente, prima che la metastasi della droga si espanda ed attecchisca in maniera irreversibile, di darvi una scossa e rimboccarvi le maniche, a cominciare dal primo cittadino, facendo in modo che la vostra isola rimanga tale, anche nei confronti del mare di porcherie che, da qui a venire, purtroppo ci attende.
Buon lavoro….. Giorgio Fanizza
Sperando vivamente che si tratti di un suo personalissimo, quanto anacronistico, pensiero e non certo quello della giunta di cui egli stesso è rappresentante, mi spiace ricondurlo sul pianeta terra facendogli scoprire tutta una vasta gamma di sostanze stupefacenti, da scegliere tra quelle più datate e quelle di ultima generazione, i cui effetti, amplificati sovente dall'associazione con altre sostanze più comuni come ad esempio l'alcool, conducono pur sempre ad un unico risultato, ovvero, quello di produrre, a chi più e a chi meno, uno stato di alterazione della coscienza e delle facoltà sensoriali, con conseguenze che, purtroppo, ormai tutti tristemente conosciamo.
Trovo quindi un poco azzardato come pure irresponsabile, demonizzare la sola cocaina lasciando passare in cavalleria, quasi a volerne tollerare in un certo qual modo l’uso, le altre sostanze stupefacenti che, proprio perché considerate minori, sia per effetto che per prezzo di mercato, finiscono con l’essere maggiormente diffuse e facilmente abbordabili specie da chi, come la gran parte dei ragazzi, non gode di particolari disponibilità economiche e brama di sperimentarne, per curiosità, gioco o spirito di emulazione, i portentosi effetti che ad un certo punto, come certo saprà, non saranno più tali ma finiranno con il rappresentare solo il primo passo verso una lenta e progressiva escalation verso nuove sostanze, tra cui, la famigerata cocaina.
Così facendo, non si rassicurano di certo le famiglie e, soprattutto, non si seda la preoccupazione delle mamme Gigliesi che, allarmate dal dilagare del fenomeno, vivono con la costante angoscia di scoprire un bel giorno o, ancor peggio, di venire a sapere da terzi, che il proprio/i figlio/i si sfonda/no di “canne” sebbene queste, alla luce del messaggio da lei trasmesso , sono da ritenere innocue e quasi fisiologiche per una sana e corretta crescita.
Un figlio con il cervello bruciato, da canne, eroina, cocaina o quant’altro, e pur sempre un figlio con il cervello bruciato che, prima o poi, finirà per forza di cose con il rappresentare un serio problema sia per la propria famiglia che per l’intera comunità di cui fa parte sempre sperando che, strada facendo, non gli accada addirittura l’irreparabile, pertanto, troverei molto più costruttivo da parte sua, prendere coscienza dell’emergente problema prospettatole e, in virtù della carica da lei rivestita, farsi carico di sensibilizzare i vertici delle istituzioni locali affinché promuovano concrete iniziative di contrasto al fenomeno che, qualora fosse necessario, prevedano anche la creazione di spazi, strutture ed attività tese a favorire l’aggregazione giovanile, soprattutto in quei periodi dell’anno in cui l’isola è un po’ meno vivace e parca di svaghi e divertimenti, nonché una maggiore presenza e controllo sul territorio da parte delle forze di Polizia, in maniera tale da rendere la vita “difficile” a tutti quei personaggi, spesso anche noti, che, come dei veri e propri sciacalli, si arricchiscono e prosperano approfittando delle debolezze e delle disgrazie altrui.
Premesso ciò, mi sento poi in dovere di sollevare in qualche maniera l’autrice della mail in questione dal senso di colpa che l’affligge poiché, con il suo gesto di denuncia, ha avuto, a differenza di molti altri, il coraggio e la forza di uscire allo scoperto e, per il bene dei propri e degli altrui figli, puntare l’indice su questa sempre più brutta società in cui viviamo, priva di valori e sani principi, che, per uno strano scherzo del destino, finisce con il riversare il vaso di Pandora solo ed esclusivamente sulle teste dei genitori che, difronte a problemi di simile portata e al senso di vergogna che spesso ne deriva, non possono far altro che somatizzare le inadeguatezze e le colpe di un’insulsa e incompetente classe politica (destra e sinistra indistintamente) scevra del benché minimo senso dello stato la cui unica finalità, oltre a quella di riempirsi le tasche con i soldi dei contribuenti, è quella di partorire boiate in quantità industriale (specie in materia di stupefacenti) e legittimare ogni forma di anarchia e degrado morale, piuttosto di creare le condizioni necessarie affinché, anche nelle nostre realtà, si possa, in termini chiaramente realistici, ambire al modello, fin troppo perfetto, esportato dalle serie americane.
In conclusione quindi, anche se è pur vero che non esistono antidoti per simili problemi che la società “moderna” ci propina di volta in volta, esiste però un atteggiamento, soprattutto da parte di chi opera a livello amministrativo e sociale, che, difronte a qualsivoglia problematica si presenti, in maniera coscienziosa e costruttiva, si prefigge anzitutto di risolverla alla radice anziché limitarsi solo a minimizzarla o catalogarla pertanto, visto che quella del Giglio è una realtà piuttosto circoscritta rispetto a quella di altri centri italiani, consiglio vivamente, prima che la metastasi della droga si espanda ed attecchisca in maniera irreversibile, di darvi una scossa e rimboccarvi le maniche, a cominciare dal primo cittadino, facendo in modo che la vostra isola rimanga tale, anche nei confronti del mare di porcherie che, da qui a venire, purtroppo ci attende.
Buon lavoro….. Giorgio Fanizza
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