"I parallelepipedi della vita": nuova poesia di Tonino
Una nuova poesia di Tonino Ansaldo che ancora una volta sceglie GiglioNews per presentarla ufficialmente ai gigliesi ed agli amanti della nostra isola. Per chi volesse leggere i versi pubblicati negli ultimi anni, può visitare l’apposita pagina LE POESIE DI TONINO ANSALDO.
Oggi il poeta sceglie di celebrare, attraverso i suoi emozionanti versi, un luogo simbolico della vita sociale isolana che molto spesso sfugge ai nostri occhi distratti dalla frenesia del quotidiano: "i parallelepipedi della vita", nobili pezzi "vivi" di granito forgiati a mano dai vecchi scalpellini che formano con orgoglio, quasi a sembrare un antico "teatro greco", la scalinata che conduce alla chiesa parrocchiale di Giglio Porto.
Pezzi "vivi" di granito, scrive Tonino, che soltanto a guardarli e toccarli suscitano forti emozioni e ci raccontano la storia della nostra comunità attraverso lo straordinario parallelo con la scalinata che affrontiamo ogni giorno nel cammino della nostra vita.
Su queste scale "tutte le nostre memorie si fondono" e l'emozione sale ricordando quante volte l'abbiamo percorsa ed in quali mutevoli circostanze.
L'abbiamo salita per l'ultimo saluto ai nostri cari e ridiscesa per accompagnarli al Bonsere, ha visto salire giovani fidanzati e li ha visti ridiscendere novelli sposi regalando loro un immancabile scenario per le foto nuziali. Ha visto i nostri neonati salire in braccio ai genitori e li ha visti ridiscendere cristiani con la "fronte bagnata nella fonte battesimale plasmata dagli stessi mastri scalpellini".
Quante volte l'abbiamo salita e ridiscesa per partecipare alle nostre solenni processioni, listata a lutto nel venerdì di Pasqua insieme a "Maria dalle sette spade" e viva di colori, ragazzi, atleti, banda e stendardi nella festa del Santo Patrono Lorenzo.
Un simbolo di appartenenza alla nostra terra e alle sue vicende ma anche un simbolo di accoglienza per il mondo in una tragica notte di Gennaio quando a salirla impauriti e ridiscenderla rinfrancati furono migliaia di naufraghi.
Un simbolo discreto e silente che ha accompagnato attraverso luci ed ombre, albe e tramonti la nostra esistenza e che Tonino riesce a cogliere e regala ai nostri ricordi.
I PARALLELEPIPEDI DELLA VITA
Sembri un antico ellenico teatro.
Teatro di principi eventi. Teatro della vita.
Graniti parallelepipedi vivono.
Sculture, che al tocco e al mirar maggiore in petto pulsa.
Sù per essi le memorie tutte fondono.
Ora, nel buio perse d’un lutto affrante.
Ora, di bianco spose di luce accese sui graniti gradini immortalati in posa parenti del marin paese.
Ora, sù per essi laddove maestro lo scalpello plasmò l’opera primaria battesimale fonte. Di Cristo l’isola a riva completa bagna in fronte.
Ora, di Lorenzo Nostro gl’armi. Gonfaloni, rioni, campioni. Candide vergini d’alloro cinte dei sei color sui lombi intinte. D’agosto colle stelle la scalinata il Santo regge. Si mestia Lui simbolo al suo gregge.
Ora, nel venerdì funesto scende Maria le Sue scale colle sette spade in petto. Paraggi oscura. Il cuor si stringe sù per quella pietra dura.
Ora, naufraghi del mondo sui parallelepipedi verso Dio salendo nella Sua dimora pari trovandosi nella propria alcova.
Quindi… Di luce e tenebre dei principi quadri da l’alba al tramonto saliscendo il pie' poggiando sui parallelepipedi della vita.
Tonino, Settembre 2015
A TONINO, MAESTRO DI POESIA A volte, basta un verso, anche una sola riga, un’espressione isolata, significativa ed originale, per fare d’uno che scrive un poeta. Ricordo che “conobbi”, per puro caso, il Cornetano, Vincenzo Cardarelli, nell’aprire un libro, che giaceva, ignorato ed inconsunto, sopra una bancarella di strada. Nel momento stesso in cui lessi l’”incipit” di “Estiva”, che recitava “Distesa Estate, stagione dei densi climi dei grandi mattini dell’albe senza rumore …” capii che si trattava d’un poeta e me ne innamorai. E tanto mi bastò per proseguire e per mai più discostarmi dai suoi versi, che, ogni tanto, rileggo e piango, pensando a quella vita “disperata”. Che dire, allora, di “Parallelepipedi”, il cui titolo, di primo acchito, fa pensare alla “Scuola del Cubust"i? Ma cosa mai s’è messo a scrivere Tonino, mi sono detto? Esperimenta, forse, il “Surrealismo, lui che, con amore ed eloquenza, parla del Giglio e dei Gigliesi, stando talmente nel concreto da usare il linguaggio del dialetto? No!, niente di tutto questo, perché i parallelepipedi, intrisi di sudore, sapienza, fatica e sangue, sono il “lastrico” reiterante, d’un’epopea di riti e di eventi, che, scendendo o salendo, via via, nel tempo, le scale d’un teatro antico, entro la cavea del “dramma”, compiuto o che si va compiendo, offrono, di volta in volta, all’occhio, attento e commosso, del poeta, lo spettacolo, sempre uguale e diverso, che segna la vita e la morte d’un’isola e della sua gente, a partire dal fonte battesimale, per finire con i superstiti della Concordia. Ci vuole coraggio, inventiva e linguaggio da veri poeti, per scrivere quel che Tonino ha scritto in un ritmo incalzante, che sembra preludere alla trascendenza. Come se, dall’alto della sua gloria, vedesse il suo mondo in rassegna, e lo contemplasse. Rimembrandolo, senza riserve e senza illusioni, solo con grande amore, quasi fosse lui stesso.