I primi cittadini elbani, con i presidenti della Comunità del Parco, Pietro D’Errico, e della Comunità Montana, Danilo Alessi, hanno avuto un breve incontro con Mario Tozzi. Nell’occhio del ciclone il presidente del Parco ha scelto un basso profilo, lasciando sostanzialmente al ministero la patata bollente, dopo aver rivendicato come risultati – fra l’altro - l’adozione del Piano del parco e la revisione del progetto di elettrodotto. Quindi è stato il turno del direttore generale del dipartimento Protezione della Natura, Aldo Cosentino. Il dirigente ministeriale non ha escluso la possibilità di una revisione delle norme regolamentari, e ha ribadito come l’assenso alle aree marine debba pervenire dai singoli comuni, che conservano ovviamente la possibilità di starne fuori, e la facoltà di indicare le zone da sottoporre a tutela.
Ma il discorso su regole e zone non è stato neanche affrontato. E' passata infatti la linea per cui, prima ancora di discutere di norme e di zone, sia necessario una riflessione sulle risorse a disposizione del Parco. I sindaci hanno parlato delle devastazioni in corso nelle zone in balia di cinghiali e mufloni, constatando come i maggiori dissesti all’ambiente derivino dall’abbandono. Hanno chiesto un percorso virtuoso fatto di vincoli e benefici, un percorso nell’ambito del quale rivedere anche i confini a terra.
Tozzi non ha più la verve di dieci mesi fa, quando fu accolto trionfalmente alla De Laugier. Il geologo si è rimesso al ministero, e i ministeriali non hanno pressato. Ora tutto il percorso sembra perlomeno destinato a tempi molto più lunghi, almeno fino quando il ministero non metterà sul piatto argomenti convincenti. Non è un caso che il primo a commentare l’esito della riunione sia stato il sindaco di Rio Marina, Francesco Bosi: “Mi fa molto piacere – ha detto in serata - che nell’incontro si sia manifestata in modo diffuso una consapevolezza che finora sembrava limitata all’Amministrazione comunale di Rio Marina. Vale a dire la necessità di una riflessione seria, profonda e urgente sulle condizioni preliminari rispetto ai vincoli ambientali. Prima ancora che di regole, zone e quant’altro, quindi, si dovrà discutere delle risorse a disposizione del Parco nazionale, e delle ipotetiche aree marine protette. Risorse per finanziare i depuratori, le opere contro la pesca a strascico, i servizi e gli interventi necessarie alleviare i problemi legati all’insularità. L’Elba non è Pianosa – ha concluso Bosi - e non può essere solo il terminale di sperimentazioni ambientali e vincoli senza alcun beneficio per chi all’Elba risiede e vuole continuare a lavorare e vivere”. Il 6 dicembre si farà il punto delle questioni in un'assemblea della Comunità del Parco che si annucia molto interessante.
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