COMUNE ISOLA DEL GIGLIO Provincia di Grosseto
Il Sindaco Sergio Ortelli scrive al Sindaco di Pitigliano Pier Luigi Camilli IL CORDOGLIO DEL SINDACO SERGIO ORTELLI PER LA TRAGICA SCOMPARSA DI SIMONE CAMILLI
«La notizia della tragica perdita di Simone ci ha lasciati sgomenti. A nome mio, della Giunta e della comunità di Isola del Giglio voglio esprimerti la più profonda partecipazione al vostro dolore e la nostra più sincera vicinanza».
E’ quanto scrive il Sindaco di Isola del Giglio Sergio Ortelli a Pier Luigi Camilli, Sindaco di Pitigliano e padre del reporter che ha perso la vita nell’esplosione a Gaza.
«Come molti suoi colleghi anche Simone si era occupato di raccontare il drammatico naufragio della Costa Concordia – scrive Ortelli – Di lui conserveremo per sempre il ricordo di un grande professionista e di un giovane appassionato ed innamorato del suo lavoro».
PER UN COLLEGA MORTO Simone Camilli. Un nome ed una faccia sconosciuti. Un giovane bello, come ce ne sono altri, in giro. Un nome ed una faccia che non ci sono più, annichiliti, per sempre, da un’esplosione che ha mietuto altre vittime a Gaza, come altrove. La fototessera d’un giornalista, professionista dall’Aprile 2009, che non ho conosciuto e di cui, prima, non sapevo niente, ma di cui, in astratto, potevo immaginare tutto, perché era fatto come me, meglio com’ero, una volta, anch’io. Intraprendente, animoso, inappagato, impavido e metodico nella ricerca, nonché sprezzante del pericolo, (seppure, per quel che mi riguarda, abbia soltanto traversato, una volta, in macchina, un incendio). Sempre a rischio, insomma, per constatare, informare, documentare, acciocché la gente, quella gente, che, non esposta al pericolo com’è per tutti in Medioriente, potesse vedere, capire e sentire, con la mente e col cuore, se non nella propria carne, cos’è mai la guerra. Cos’è mai un cronista ? E’ un’araldo che porta “pene” e non ambascerie, in sella ad un cavallo bianco, sicuro di rispetto. E’ il testimone, “scomodo”, di ciò che, giorno dietro giorno, avviene nel mondo, in pace e in guerra, e che, per documentare ciò che vede e sente, deve mettersi a rischio, perché è, comunque, un intruso che infastidisce, perché evidenzia cose, che i più vorrebbero tener nascoste sotto un tappeto, perché una bomba è una bomba per chiunque, e non fa distinguo quando arriva, perché un proiettile, quando è sparato da chi vuole uccidere ed annientare, se ne frega di chiederti documenti, siccome se ne infischia che tu faccia vedere una videocamera, o un taccuino, che non abbia arma o che abbia scritto PRESS, in bella evidenza, sulla schiena o sul petto. Devi solo morire Come ogni altro. Donne, vecchi, bambini, infermi non fanno differenza in guerra, ove domina solo la morte e la sopraffazione. Questo è ciò che sa e fa un cronista quand’è in un teatro di guerra. Questo era Camilli, giovane e spensierato, come tutti i giovani, quando poteva, magari d’Estate al Giglio; accorto, vigile e generoso quand’era alle prese col suo rischioso lavoro, che intendeva documentare al meglio, perché la gente, anche quella che se ne sta comodamente seduta in poltrona a guardare la televisione, potesse capire fino in fondo cos’è mai l’odio, che rende luomo lupo all’uomo, cosa mai sono le armi che non solo esplodono fastidiosamente, ma compiono stragi e distruzioni senza alcun distinguo; perché ciascuno s’impegni, nel suo piccolo, perché cessi ogni “conflitto”. Un cronista non è mai un perdigiorno, un rompiscatole, un impiccione od un coglione, come spesso si dice, specie in guerra, soprattutto in quelle “maledette” da Dio, perché combattute in suo nome. Un cronista di guerra e la nostra coscienza, la constatazione fedele, in corpore vili, d’ogni scempio e d’ogni distruzione che vengono compiuti nel mondo, che altrimenti verrebbero ignorati o sottostimati. E Simone da Pitigliano, ancor giovane e bello l’ha testimoniato facendosi strappare il cuore dal petto mentr’era intento a fare, come sempre, il suo “duro” lavoro.