Il libro dei bambini gigliesi: foto e video
E' stata una giornata all'insegna del vino e della nobile arte contadina di fare la vigna quella che si è svolta ieri a Giglio Porto nella piazza antistante l'Hotel Demo's.
Protagonisti sono stati i bambini della Scuola Primaria dell'isola che hanno presentato il loro libro "Vieni in cantina con noi" (Edizioni EffeQu), ripercorrendo in musica la loro preziosa opera che tiene vive e rinvigorisce antiche e preziose tradizioni isolane.
I cori del Giglio ed Ager Cosanus hanno aperto la manifestazione esibendosi in alcuni brani secondo il filo conduttore del vino. Poi i bambini hanno presentato nel modo più bello il loro lavoro, magistralmente coordinati dalle loro insegnanti, esibendosi alla fine nel canto di 4 canzoni della tradizione gigliese davanti ad un folto pubblico divertito.
E' sempre emozionante sentire risuonare le parole d'amore verso l'isola che i nostri artisti locali come Alvino e Cecchino hanno saputo con maestria mettere in musica nel corso degli anni; vederle poi cantare con entusiasmo dai piccoli gigliesi regala la speranza che le nostre più belle tradizioni non vadano perdute ed il ruolo della scuola in questo senso è fondamentale. Per questo non finiremo mai di sottolineare il prezioso ed importantissimo compito degli insegnanti rivolgendo loro il grazie più grande, insieme ai bambini, per averci regalato una giornata come quella di ieri.
Grazie alle foto di Giuseppe Modesti ed un breve video della nostra redazione, siamo in grado di mostrarvi alcuni momenti della manifestazione.
BEATI E BELLI I BAMBINI DEL GIGLIO (UN INNO ALL’ANSONACO) Siccome il Poeta della “Romagna solatia, dolce paese” , ben sapeva ché la notte del dieci d’Agosto, cadesse “tanto di stelle, io, parimenti, credo di sapere perché, al Giglio, i tanti “citti”, che hanno composto, in un libro, “un inno alla gioia” in onore del vino, e cantato, in piazza, le belle canzoni dell’isola, di Cecchino ed Alvino (il cui nome è tutto un programma), sono tanto radiosi e belli, in mezzo al sole del porto, ed ai piedi dei vecchi balconi di “Tonino” Ansaldo, affacciati sul molo del semaforo verde, ove, appena adolescenti, come angeli celesti, i “portolani”, nei tramonti d’una volta, si scambiavano baci e carezze, ricchi di future promesse che, forse, mai, ebbero, poi, a compiersi. Sono belli e radiosi perché, grazie anche ai loro bravi “precettori”, sono stati protagonisti, senza “eccessi”, d’un festa pagana tra le tante, forse troppe, feste religiose: ovvero, quella della vita che, ogni anno, rinasce dalla morte, e che, ai tempi dei “reperti” del sentiero della “cote ciombella”, dei “dolmen” e delle vasche, scavate nel granito e degradanti verso il mare, gli isolani, appena prima dell’Estate, dedicavano alla terra ed all’Ansonaco, divino, che già s’annunciava, inebriante, nei grappoli ambrati, custoditi da pampini, macchiati di ruggine e di zolfo. Così, dopo aver festeggiato al Castello, nelle cantine, nei recessi e negli ambulacri dei vicoli, che si rincorrono e s’intrecciano, come matasse inestricabili, finendo, immancabilmente nei “sol y sombra”, di minuscoli “quartieri”, da cui “ripartono”, per affacciarsi, estenuati e stupiti su mura che hanno visto incursioni e perigli e che oggi rimirano, insieme alle vigne, pendii che, ricchi di ginestre e rosmarini, scendono ai piedi d’orizzonti incomparabili, anche quando torbido è l’occhio corrusco del cielo e denso di trombe, turbini e saette il mare, ieri, si sono, al fine, “ragunati”, quali paggi e sirocchie, come fauni e ninfe di bosco, a brindare e cantare in coro, mentre, in alto, anche i gabbiani reali, che tanto “piacciono” a Pietro Rinaldi, volitavano in festa. E pensare che ci sono bambini di città, che non hanno mai visto, se non di tarma, una farfalla, e che solo di rado hanno potuto ammirare i neri ricami, sfreccianti, delle rondini tra i palazzi delle “suburbie”. E pensare che molti non hanno mai visto, di persona, una gallina, e, quando, per caso, la incontrano, abituati, soprattutto, a cani e gatti, di casa, stupiscono che non abbia quattro zampe. Quanto siano, invece, fortunati, appagati e sapienti i bambini del Giglio, lo dimostrano giornate come questa. Giornate vissute nella festa, ancorché pagana, circondati da tanta gente, e da una natura ricca, accogliente e confortevole oltre ogni dire, vocata, da sempre, a Bacco ed a Cerere.