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Mi propongo come bibliotecario
Confesso che, se non mi fossi occupato, fin dalla più giovane età (16 anni), di Giornalismo, mi avrebbe fatto grande piacere “fare” il Bibliotecario e, se poi, non fossi stato chiamato alla Direzione Nazionale del Partito Repubblicano Italiano (P.R.I.), agli ordine di Ugo La Malfa, con destinazione finale il Movimento Cooperativo, probabilmente avrei partecipato ad un qualche concorso pubblico per Bibliotecario.
Anche solo da questa premessa, si può capire quanto amassi e tutt’ora ami questa nobile ed antica professione, di cui, a dire il vero, poco so di come debba essere, in concreto, esplicata.
Così come sii può intuire quanto male mi faccia aver letto l’accesa polemica insorta al solo annuncio che, al Castello, la benemerita associazione locale, aveva deciso di dar vita, presso il primo piano de “I Lombi”, ad un “proemio” di Biblioteca, con la speranza che prendesse piede, pian piano si rafforzasse ed, alla fine, diventasse un vero e serio presidio istituzione per la buona lettura e per la raccolta e gestione, con l’ausilio, sempre utile, di volontari, vocati alla cultura in generale, di tanti libri significativi.
Aggiungo che una “sfida” per la realizzazione di un progetto di tal fatta, molto, come si dice ad Orbetello, mi “alluzza” ed ancor più m’alluzzerebbe se non avessi due figlie, cui lasciare, assieme a qualche immobile, le molte centinaia di volumi che costituiscono la modesta biblioteca di cui, comunque, ormai da anni, vado orgoglioso. Biblioteca che, in primis, annovera la “Treccani” completa ed aggiornata.
Mi sono, inoltre, d’ostacolo per candidarmi, quale volontario, al ruolo di bibliotecario, altre due cose.
La prima è costituita dal fatto che, non ostante sia sostanzialmente “abbiente” dal punto di vista patrimoniale, non lo sono, affatto, dal punto di vista del conto economico (che presiede alla vita d’ogni giorno), in quanto, tra redditi, presunti, che non esistono, il fatto che, da qualche anno, al Giglio, non sia riuscito ad affittare alcunché, le spese di condominio, d’utenza, servizi manutenzione di Roma e del Giglio (quattro immobili), i costi dei servizi e delle frequenti riparazioni della “bicocca” di Santa Fiora, vecchia di più di due secoli, cui s’aggiunge una condizione pensionistica, che, apparentemente confortevole, ha subito, negli anni, la “falcidie” di rivalutazioni assai ridotte, nonché un’imposizione mensile di circa 50 Euro di solidarietà, a sostegno di chi più ne ha bisogno, m’hanno portato ad uno “scoperto” di 9.000 euro, che m’angoscia, da circa un anno.
La seconda è costituita dal fatto che i due miniappartamenti, posseduti nel “manufatto” ex Sirmet, non essendo che residenze estive, qualora volessi là abitare, costituirebbero, specie d’Inverno, “allocazioni” fredde, disagevoli, nonché collocate in un contesto sostanzialmente isolato ed, in quanto tale, “rischioso”.
Lancio un’idea al Comune, che dovrebbe essere il vero titolare e referente d’una pubblica biblioteca.
Se il Comune stanziasse un rimborso-spese mensile di 1.000 Euro per 12 mesi all’anno, a mio parere, bastevoli, con l’aggiunta di altre risorse, sottratte alla famiglia, che, al momento, oltre a me e mia moglie, annovera una figlia (disoccupata, non ostante una Laurea in Ingegneria meccanica, conseguita, secondo il vecchio ordinamento, con una voto di 107 su 110, più un brevetto da Pilota aeronautico di primo livello), a consentirmi, ancorché confortevole, l’affitto di un modesto alloggio al Castello, assieme al soddisfacimento d’un minimo di bisogni alimentari e dei consumi d’utenza, sarei disposto, con due Lauree di bagaglio ed un’esperienza giornalistica di quasi 60 anni, a candidarmi, quale volontario, al ruolo di Bibliotecario, impegnandomi, con l’aiuto di altri eventuali volontari, ad organizzare e costruire una Biblioteca degna di questo nome, fino a renderla disponibile per un pubblico concorso, cui naturalmente non parteciperei, riservandomi, se sarò sempre ed “abilmente” in vita, il compito d’instradare, praticamente, allo specifico lavoro, il vincitore.
Gian Piero Calchetti
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