Trivellazioni offshore nell’Arcipelago Toscano, il governo risponde a Velo e Realacci. Forse non si faranno, ma è prossima l’istituzione dell’Area marina protetta

Il ministero dell’ambiente, rispondendo oggi alla Commissione ambiente della camera all’interrogazione dei deputati PD Silvia velo ed Ermete Realacci sulle richieste di trivellazioni gasiero-petrolifere nell’Arcipelago Toscano da parte dell’impresa australiana Key Petroleum ha confermato che esiste una istanza di permesso senominata “d91.ER-PU”, presentata dalla Puma Petroleum, (ll braccio operativo italiano della Key), ma sottolinea (come già si sapeva) che non è ancora stato emanato alcun decreto di conferimento di ricerca e che questo potrà avvenire solo dopo l’espletamento dell’iter previsto per la compatibilità ambientale e che «Solo recentemente, il 13 marzo 2010, si è concretizzato nelle preliminare pronuncia di esclusione, con prescrizioni, della procedura di Via della prima fase  delle attività, consistenti in studi geologici e registrazioni di linee sismiche, prevedendo, invece l’applicazione di tale procedura per la perforazione dell’eventuale pozzo esplorativo».
Il ministero dell’Ambiente evidenzia che per perforare il pozzo esplorativo la Puma petroleum dovrebbe affrontare un iter autorizzativo lungo diversi anni e da sottoporre alla procedura di VIA.
Poi il ministero aggiunge qualcosa che non farà molto piacere agli antiparco dell’Arcipelago Toscano: «In tale contesto, però, appare necessario tenere in particolare considerazione: la prossima istituzione dell’Area marina protetta “Arcipelago Toscano” (L.979/82) e le relative ripercussioni sulle eventuali future attività minerarie, potenzialmente incompatibili con lo specifico ambito». Infatti, con l’istituzione dell’Amp dell’Arcipelago Toscano si applicheranno le modifiche alle leggi che vietano la ricerca, prospezione e trivellazione entro le 5 miglia dalla costa e entro le 12 miglia intorno al perimetro esterno delle Aree marine protette.
La risposta del Ministero conclude che «Non esistendo elementi specifici che giustifichino come preminente l’0interesse minerario rispetto all’interesse pubblico, consistente appunto nei valori ambientali e naturalistici, nonché nello sviluppo turistico di un’area del territorio nazionale, si ritiene opportuno un approfondimento anche secondo una visione prospettica, al fine di non generare legittimi affidamenti nei soggetti imprenditoriali che, anche per le operazioni preliminari, debbono sostenere degli importanti investimenti finanziari. Pertanto l’iter istruttorio ancora in essere, dovrà tener conto degli interessi coinvolti e conseguentemente, nel caso di accertata incompatibilità dell’attività mineraria con gli interessi pubblici ritenuti prioritari, la stessa potrà non essere autorizzata».  
Legambiente Arcipelago Toscano, che per prima ha sollevato la vicenda, è abbastanza soddisfatta: «Il ministero dell’ambiente conferma tutto quello che avevamo detto (e che qualche politico elbano aveva messo in dubbio) e dice due cose importanti: la prossima istituzione dell’area protetta e la priorità della salvaguardia dell’ambiente e della nostra economia turistica. Il ministero non chiude comunque del tutto la porta alla Key Petroleum e quindi bisognerà mantenere la guardia alta e non mollare dopo questo primo successo. Infatti le 12 miglia di distanza dalle aree marine protette in una richiesta di concessione di 640 km2 potrebbero non essere sufficienti e una moratoria su tutte le concessioni offshore, come chiesto dal Commissario Ue all’energia e da Ermete Realacci sarebbe la cosa più saggia. Il ministero dice che la concessione “potrebbe non essere autorizzata”, questa è già un’importante vittoria per l’Arcipelago Toscano, ma bisogna continuare a premere perché non sia autorizzata. Comunque, ed ancora una volta, è l’ambiente tutelato e da tutelare a salvare l’Elba e le altre isole da una potenziale catastrofe ambientale ed economica. Solo l’Amp ci salverà dal petrolio offshore».