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Il nostro "salvatico" carattere caprino
Riflessione su un compleanno centenario al Giglio
La memoria delle care isolane centenarie, Diamantina e Lisabella, è ancora vivo nelle persone che seguirono la loro festa un po’ di anni fa, pubblicata su questo giornale.
Le storie, spesso tribolate, ma condite d’ironico umorismo che i nostri vecchi sanno raccontare sul loro passato, garantiscono a noi gigliesi il legame con la terra d’origine e con la gente che ci ha preceduto; gli anziani sono radici dalle bellissime rughe che appaiono come reliquie di sagge parole, passi, emozioni. Pianti.
Con un tenero sorriso di gioiosa gratitudine, a Giglio Porto è stata festeggiata una signora nel giorno del suo centesimo compleanno.
E’ la maestra Alda Maggiora, chiamata con simpatia al Castello: la Maggiora.
Come vorrei tenere la mano che ha stretto tra le dita, per anni, la matita rossa e blu dall’impegnativo tratto di equo giudizio.
La immagino seduta dietro la cattedra a scrivere sul registro nomi e numeri che diventavano gioie e dolori di chi, dal banco, stava chino e timoroso in attesa.
Vorrei guardare la maestra negli occhi, divenuti oggi piccoli come la sua figura centenaria ma, vista dalle foto della sua festa: ben solida.
Guardarla senza parlare e restare affascinata dalle storie che il suo volto, come in un film in bianco e nero racconta lasciando trapelare lo scorrere del tempo andato e oggi presente soltanto in Lei.
Dietro la sua figura, schiere di bimbi sfilano con grembiule e fiocco al collo lungo la spiaggia che era la loro strada; il mare a due passi, ma non si bagnavano perché conoscevano quel tratto come i loro piedi… a volte scalzi; tratto familiare che li portava a scuola.
Erano scolari figli di pescatori locali, di marinai, di uomini imbarcati su grandi navi che solcavano gli oceani e lontani da casa per mesi e mesi…e come restava vuota quella casa…Ma la vita di quel tempo, sull’isola era semplicemente distratta dalla natura selvaggia, beata, spingendo i sentimenti ancora acerbi nel profondo del proprio sentire.
Un piccolo popolo dalla crescita speciale: davanti avevano il mare dell’esistenza, alle spalle la terra della concretezza che portava a scuola; preparazione di base per affrontare una vita futura piena di incognite proprio di là dal mare.
Vita, che si sarà poi rivelata dura. Ma è stata ed è dura per tutti; in giro per il mondo le esperienze da affrontare sono spesso macigni che fanno male scontrandosi con quella parte di noi sinceramente spontanea formatasi sull’isola.
Tanti di quei figli divenuti nonni, lo sanno bene come me, alunna castellana.
Ma oggi, possiamo raccontare con soddisfazione di avercela fatta e continuare la storia grazie anche a quelle basi didattiche primarie che, come raspe, hanno levigato la parte più aggressiva del - nostro salvatico carattere caprino - (diceva zi’ Raffello). Sotto quella scorza, sono emersi valori spesi nel tempo con capacità di giudizio e ragionevolezza.
Palma, ex alunna di maestri castellani
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