Possibile che i luoghi italiani più benedetti dall’abbondanza di fonti rinnovabili, e i più adatti, sotto ogni punto di vista, a ospitare sistemi energetici sostenibili, siano invece monumenti all’uso più inefficiente e costoso di energia fossile inquinante? È possibile, purtroppo. In Italia ci sono una dozzina di piccole isole (Tremiti, Egadi, Pelage, Pontine, Arcipelago toscano - Elba esclusa -, Ustica e Capri) che non sono connesse alla rete nazionale e che ospitano circa 47.000 residenti.
In passato l’unico modo per dare elettricità a questa gente, era quello di dotare ogni isola di gruppi elettrogeni, in genere azionati con motori navali alimentati a gasolio, che disperdono nell’ambiente circa i tre quarti dell’energia come 'calore refluo' e producono rumore e fumi nocivi. Visto che l’elettricità prodotta in questo modo è costosissima, nel dopoguerra, per aiutare gli allora poveri isolani, fu deciso di creare un meccanismo di agevolazione, per cui la tariffa elettrica di questi luoghi viene equiparata a quella sul Continente, pagando alle società elettriche isolane un conguaglio, pari alla differenza fra quanto costa effettivamente il kWh e quanto lo pagano gli abitanti.
Il conguaglio lo pagano tutti gli italiani tramite l’addizionale UC4, contenuta nella componente A3 della bolletta elettrica. Secondo la Cassa Conguagli per il Settore Elettrico, l’ufficio che si occupa di saldare le fatture delle aziende elettriche nelle piccole isole, l’UC4 ci è costata 62 milioni di euro per il 2011, a copertura di 200 GWh di consumi locali. Basandoci sui questi numeri si scopre che ogni kWh consumato nelle piccole isole coperte dalla UC4 (altre, come Salina, Capraia o Ventotene, per circa 4.000 abitanti, sono servite da piccole centrali Enel, con un diverso sistema di rimborso), riceve in media 31 centesimi.
Insomma questo kWh sporco e inefficiente è ‘incentivato’, da decenni, come il fotovoltaico del 2010. E visto che la sovvenzione è concessa senza condizioni, non c’è nessuna spinta a usare fonti pulite o a usare l’elettricità in modo efficiente. E infatti i consumi elettrici di queste isole sono enormi: quasi 4.700 kWh annui per residente, contro i 1.100 kWh del medio utente domestico italiano.
“Anche considerando che in alcune isole l’elettricità serve anche a dissalare l’acqua - precisa Alex Sorokin, titolare della Interenergy di Roma - e che nei mesi estivi la popolazione isolana si moltiplica, i consumi elettrici restano esagerati. La ragione è semplice: a causa delle complicazioni e costi del far arrivare sulle isole combustibili liquidi o gassosi, l’elettricità (sovvenzionata) da gasolio è la forma di energia più economica per gli isolani, e viene usata per scopi irrazionali, come la cottura, il riscaldamento, l’acqua calda. Uno spreco assurdo, in isole immerse nel vento e nel sole e, talvolta, dotate pure di risorse geotermiche”. Sorokin conosce bene l’argomento, visto che dal 1993, a più riprese, ha tentato di promuovere vari progetti per dotare di sistemi a energie rinnovabili Lipari, Salina, Capraia, ma anche isole greche, così come recentemente AzzeroCO2 l’ha proposto per le Egadi (vedi sotto).
“Abbiamo dimostrato - continua Sorokin - che una graduale transizione dai diesel alle fonti rinnovabili, usando sistemi integrati che uniscono solare, eolico e geotermico all’accumulo e alla gestione intelligente della domanda di energia in varie forme, compresa la produzione di acqua potabile e la ricarica di auto e bus elettrici, poteva essere realizzata spendendo non più di quanto si spenda con l’attuale sistema. Questa transizione alle energie locali e pulite avrebbe comportato anche grandi vantaggi in termini di qualità della vita e di attrazione verso il turismo più intelligente e consapevole, oltre a fare di questi luoghi un laboratorio internazionale di sperimentazione di tecnologie per la smart grid. Ma lo status quo ha prevalso e i nostri progetti sono sempre finiti dimenticati in qualche cassetto. La causa principale di questo immobilismo sta nelle regole del sistema dei conguagli: se non si modifica il meccanismo, premiando l’uso di fonti rinnovabili e il perseguimento dell’efficienza, nulla cambierà”.
Ma forse il cambiamento sta arrivando, favorito sia dal crollo del prezzo delle rinnovabili che dalla crisi economica, che spinge a tagliare le spese inutili e a trovare nuove occasioni di lavoro. “La mia giunta è in carica da soli cinque mesi - ci ha detto Marco Giorgianni, sindaco di Lipari - ma già abbiamo cominciato a informarci su come introdurre fonti energetiche rinnovabili nella nostra isola, sia perché il peso del costo della bolletta sta diventando insostenibile per i miei concittadini, sia perché ci rendiamo conto del grande valore aggiunto che potrebbe derivare dall’essere la prima ‘isola rinnovabile’ del Mediterraneo”.
Le Eolie sono infatti tra le prime piccole isole in cui qualcosa sembra iniziare a muoversi: il nuovo grande dissalatore di Lipari sarà in parte alimentato da un campo fotovoltaico da 1,2 MW. Ma come superare il contrasto fra energie rinnovabili e la necessaria tutela del meraviglioso paesaggio delle piccole isole? “Oggi si possono costruire gli impianti a rinnovabili anche nei luoghi più delicati - conclude Sorokin - il fotovoltaico può occupare spazi degradati, come le discariche o le cave, o inserirsi in modo quasi invisibile negli edifici. Le nuove centrali geotermiche a ciclo binario sono compatte e non emettono neanche un filo di vapore. E persino l’eolico può essere invisibile: esistono turbine eoliche galleggianti che possono essere installate al largo, alimentando le isole senza farsi notare. Mentre per l’accumulo si possono usare anche sistemi ad aria compressa, anch’essi discreti e non inquinanti”. Ecco idee per prodotti innovativi, che le nostre industrie dovrebbero cogliere al volo.
Come accennato anche nelle Egadi si sta lavorando sul versante della sostenibilità. A Favignana è iniziata la fase realizzativa del progetto elaborato da AzzeroCO2 nel 2008 che coinvolge in un complesso processo i cittadini e gli operatori economici. Il progetto, grazie a circa 1,250 milioni di euro erogati dal Ministero dell'Ambiente, prevede una serie di interventi sugli edifici pubblici come l'installazione di impianti fotovoltaici e solari termici per scuole, municipio, campo sportivo. Si prevede anche la sostituzione dell'intero parco di lampade dell'impianto di illuminazione pubblica con tecnologia a LED. In ambito privato, attraverso la concessione di contributi diretti per l'acquisto di impianti solari termici e fotovoltaici e il supporto nell'organizzazione di gruppi d'acquisto, si stima una consistente riduzione dei consumi di enegia elettrica per illuminazione e riscaldamento pari a circa il 20%. Infine, per ridurre l'impatto dei flussi turistici, in particolare relativamente alla mobilità, sono previsti contributi per l'acquisto di motoveicoli elettrici di cui dovrebbero beneficiare gli operatori economici presenti sull'isola.
Un salto di qualità nella sostenibilità delle piccole isole potrebbe venire dal progetto SMILE (SMart Island Local Energies) presentato a novembre nell'ambito del bando MIUR sulle Smart Cities riferito all'isola di Lampedusa. Sono previsti impianti fotovoltaici in cave abbandonate, piccoli aerogeneratori, sistemi ad accumulo a servizio della rete, produzione di metano dall'anidride carbonica della centrale esistente, dissalazione solare innovativa, ricariche per motorini elettrici, illuminazione a Led, sperimentazione di acquacoltura. Si tratta di interventi per un totale di 22 milioni di euro che potrebbero avere ricadute interessanti, tenuto anche conto che il nuovo sindaco, Giusi Nicolini di Legambiente, ha deciso di puntare molto sulle politiche della sostenibilità."
Fonte www.qualenergia.it - Alessandro Codegoni 16 Novembre 2012
Il paradosso energetico delle piccole isole
Autore: Giancarlo Rossi
2 Commenti
Ricordo (credo almeno 20 anni fa) che un patchwork (lavoro rabberciato con le pezze) all'Isola fu anche realizzato, in materia energetica.
Era probabilmente un prototipo sperimentale sia sull'energia solare (su iniziativa dell'ENEA) e anche un "piccolo aerogeneratore".
Li avevo visti per caso nel corso di una passeggiata verso il Franco (Allume). Dopo pochi anni tutto andò al "rabbercio" ed in malora. Non so se qualcuno al Giglio si ricorda di questo evento.Forse gli scheletri sono ancora là.
Penso che il parere del Sig. Corona sia condivisibile (ragionare a sistema) sul campo della produzione e distribuzione dell'energia elettrica in un'Isola.
Anche Risparmiarla sarebbe "virtuoso", come tanti esperti ci suggeriscono ... e allo scopo l'iniziativa privata (anche incentivata) volta a prodursi almeno l'acqua calda sanitaria sarebbe già un grande risultato.
E sull'Isola certo il sole non manca !!!!
Non mi e' piaciuta l'introduzione di questo articolo, che giudica quasi come parassita e abusivo la dura vita di un isolano che non ha solo estati ma anche lunghi inverni.
"e viene usata per scopi irrazionali, come la cottura, il riscaldamento, l’acqua calda" questa frase e' da spiegare invece di sbatterla li!
Se lo spirito e' verso l'efficienza questa deve anche essere appoggiata alla continuita' dell'erogazione elettrica ed al costo della ristrutturazione intera del sistema elettrico sull'isola (cosa che non viene mai calcolata sul numero di abitanti che li vivono). Mettere un paio di pannelli sul sistema elettrico che c'e' ora non serve a niente, anzi lo peggiora.
Per questo e' importante che un qualsiasi progetto comprenda il sistema Isola e non solo alcune parti.
Primo scoglio la sovraintendenza.
Secondo un piano per tutto il sistema isola.
Terzo punto la continuita' dell'erogazione.
Quarto il suo costo ora, e negli anni (manutenzione) e riciclaggio. Gli anni di ammortamento, etc...
Quinto involucrare l'attuale/i erogatori di energia elettrica al piano e possibilmente stimolare la nascita di realta' impresariali locali.
Insomma se il lavoro vuole essere fatto bene senza essere il tipico patchwork all'italiana, bisogna fare un piano serio senza, come fa' l'articolo, additare colpevoli, offrire scatole magiche e parlare di incentivi a valanga.