Tutelare i nostri mari e le nostre coste è stato sempre molto difficile a causa dei mille interessi privati che spingono per un utilizzo depredatorio e dilapidatorio di questi ambienti piuttosto che per un utilizzo conservativo e sostenibile nel lungo periodo.

Solo un anno fa è stato approvato, con un ampio lavoro che ha coinvolto molteplici soggetti delle Istituzioni, delle Associazioni di categoria, delle Associazioni ambientaliste un "Protocollo tecnico per la subacquea sostenibile nelle aree marine protette".

Invece di cercare di dare concreta e solida applicazione a questo protocollo, in questi giorni si stanno moltiplicando le voci sulla creazione ad hoc di una commissione da parte del Ministero dell’Ambiente per ridefinire le norme sull’attività subacquea nelle aree marine protette.

Si vuole buttare a mare (la terminologia è calzante) tutto il lavoro svolto?
E per quale motivo? E su quali basi tecniche, scientifiche, normative?

Preoccupante è in questo senso sicuramente il fatto che da questa commissione, a quanto risulta, sarebbero esclusi i diretti interessati, e cioè i Parchi, e anche tutta una serie di soggetti qualificati che avevano dato un apporto costruttivo al precedente tavolo che ha portato al suddetto Protocollo, fra cui le maggiori Federazioni di categoria (ADISUB, ASSOSUB, CIAS, CMAS, FIPSAS, HSA Italia ) e le maggiori Associazioni ambientaliste (fra cui anche il WWF, insieme a Greenpeace, Legambiente, Marevivo ed altre).

Molti fra i soggetti gestori delle Aree Marine Protette hanno fra l’altro concluso i propri regolamenti da poco tempo, tenendo come riferimento proprio il protocollo di intesa che oggi sembra rimesso in discussione.

Che si voglia andare a colpire là dove l’iter di istituzione delle Aree Marine Protette ancora non è giunto a conclusione, come nel caso dell’Arcipelago Toscano?

In questo senso non possiamo che condividere le preoccupazioni della Presidenza del Parco dell’Arcipelago che ha giustamente evidenziato il pericolo che correrebbero delle zone che sono cruciali per la conservazione della biodiversità delle nostre isole (basti pensare alle zone di riserva integrale di Giannutri e Montecristo).

Chiediamo pertanto urgenti rassicurazioni da parte del Ministero dell’Ambiente, sul fatto che non si stia lavorando ad una deregulation nella tutela delle nostre coste.

Quello che è necessario è proprio l’opposto, cioè adoperarsi per la conservazione di quel patrimonio che stiamo perdendo e che non tornerebbe mai più; è necessario adoperarsi perché si arrivi finalmente ad una articolata rete di aree marine protette, dotate di adeguata regolamentazione, a partire proprio dall’Arcipelago Toscano. Questo perché è da lì che partirà anche la valorizzazione e uno sviluppo ‘durevole’ e sostenibile dei territori e delle economie legate a quelle aree.

Sezione WWF Toscana