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IN RICORDO DI ELIO TOAFF
Avevo conosciuto Elio Toaff. L’ avevo conosciuto, ai tempi in cui lui era Rabbino Capo di Roma ed io Presidente del collegio sindacale dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, che stava in Lungotevere, ove, mentr’io sovente parcheggiavo l’auto, lui, ogni mattina, andava in Sinagoga, penso a pregare o ad officiare un rito.
Ci tenevo tanto a parlargli perché la sua “figura”, m’affascinava, non solo in quanto emanava rara intellettualità, sacrale e laica al contempo, ma anche perché avendo seguito qualche sua intervista, m’avevano colpito la sua speciale tolleranza ed il rispetto che nutriva verso i “miscredenti”. E, poi, a differenza d’altri Rabbini, pari suo, non s’era lasciato trascinare, come agnello, a morire di stenti e di violenze in prigionia, ma s’era dato alla macchia facendo il partigiano combattente.
La prima volta, allorché me lo trovai davanti al marciapiede della Sinagoga, sapendolo toscano fino all’osso, mi pare di Livorno, a mo’ di Malaparte, gli dissi “Salve! Maledetto Toscano”!
Lui, prima trasalì, poi, ridendo apertamente, forse perché le mie parole, avevano tradito un che di “familiare”, mi rispose “Salve! Benedetto figlio di Maremma!” Ed a quel punto fui, io, sorpreso, a trasalire. Poi, ridemmo insieme e conversammo di tante e tante cose, che oggi non ricordo.
Siccome conversammo tutte le volte ch’ebbi a ”reincontrarlo”, e, date le nostre consuetudini di lavoro, le occasioni non mancarono, sul fatto che il sottoscritto, cattolico battezzato, quantunque ai limiti dell’Ateismo, non solo era accorso una sera al Tempio, con la bandiera del P.R.I., per solidarizzare con Israele, aggredita dai “vicini”, ma che, ai tempi del “Kippur”, contando d’esser utile quale “Controllore della difesa aerea”, alla causa dei Giudei, aveva, invano, chiesto d’essere arruolato.
Mentre Lui, senza mai rimproverare il mio sostanziale Agnosticismo, mi diceva della sua fede, della religiosità universale di Giuseppe Mazzini, cui si sentiva devoto, e, da me incalzato, della sua dolorosa esperienza partigiana.
Poi, non ci vedemmo più, se non in rare occasioni d’incontri istituzionali, che consentivano solo brevi saluti. Ed ora ch’è morto, quasi centenario, voglio ricordarlo con semplici parole quali: “Ciao, Elio, che mai hai mostrato spirito di vendetta verso chi ha brutalmente soverchiato e sterminato la tua gente, e che sempre hai amato tutti gli uomini. Peccato che tanto poco tu sia rimasto tra noi. Che ti sia, comunque, confortevole, per quanto meriti l’aldilà degli spiriti buoni e saggi!”
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