<p>Luci di tramonto al Campese</p>
In ricordo di Massimiliano Tosatti
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Appena due settimane fa, a Roma, nei campi nel Cimitero della Laurentina, sotto un sole cocente, è stato seppellito un “personaggio”, che, dopo aver tanto sofferto, ha trovato finalmente la sua pace.

Un personaggio sostanzialmente sconosciuto, tranne che ai suoi “allievi” della Banca Nazionale del Lavoro (tutti presenti alle esequie, tenutesi al Santuario dellla Madonna del Divino amore) ed ai tanti soci delle cooperative d’ogni specie e settore, che egli, con il suo inimitabile talento e sempre rispettando le regole e le leggi in materia, ha saputo “soccorrere”, quand’era possibile, per i bisogni finanziari delle rispettive aziende, stando a capo, quale dirigente operativo, della Sezione Speciale per il Credito alla Cooperazione della banca.

Un personaggio, che è stato un esempio di rettitudine, d’onestà e di professionalità per tutti quelli che, come il sottoscritto (cui ha fatto letteralmente da maestro), hanno avuto, in buona sorte, l’opportunità, di frequentarlo ancorché in situazioni e ruoli sostanzialmente contrapposti.

Ebbene, costui, che si chiamava Massimiliano Tosatti e che era un “mito” di solidarietà ed altruismo, soprattutto per le realtà cooperative che più avevano bisogno di soccorso, non ostante fosse un grande ammiratore dell’Isola del Giglio, che riteneva una delle “perle” più belle e preziose del Mediterraneo, alla fine, per motivi di salute e perché la moglie, preferiva trascorrere le vacanze a Ponza od in Sardegna, negli ultimi tempi, ha dovuto, con grande amarezza, smettere di “visitarla”.

E se pure il dispiacere per questo “distacco”, gli veniva lenito dall’assidua lettura delle novità riportate da “GiglioNews” e dal fatto che, quando avevamo occasione d’incontrarci, il sottoscritto ed un altro caro amico, Mauro Nocchi, anch’esso recentemente scomparso, gli raccontavano di Campese, dell’Arenella, di Capel Rosso, delle Cannelle, delle Caldane, del Fenaio, dell’Allume ecc., ciò non di meno, di tanto in tanto, esprimeva rammarico, per non aver coronato, ad onta d’ogni impedimento, il progetto, a lungo meditato e sofferto, di poter essere, durante la buona stagione ed a Pasqua, al mare con noi, come proprietario ed inquilino d’un alloggio del residence costruito dalla Sirmet.

Anche perché, a questo fine, a forza di venire al Giglio, a vedere, trattare, visitare etc, come s’usa dire, “c’aveva fatto lo stradello”.

Ricordo addirittura, che un giorno, in una di quelle occasioni io, lui ed appunto Nocchi, reduci, dopo un’escursione a Campese, da un pranzo luculliano, consumato al Saraceno, gestito allora da Chiello d’Orbetello (per solito andavamo da Maria, al Castello, dove, talvolta, c’era data grazia di gustare le prelibatezze d’un coniglio selvatico, cucinato divinamente), pranzo, durante il quale, avevamo comodamente ed abbondantemente pasteggiato con un boccione e più d’Ansonico, dorato quanto eccezionale, frutto dell’arte vinaria di cui godeva in esclusiva il babbo del commerciante di ferramenta del Castello, al momento d’alzarci da tavola ed avviarci per “prendere” il traghetto di ritorno, forse non saremmo riusciti ad arrivare al porto se qualche occasionale commensale, sollecitato a bella posta dal Chiello, non ci avesse cortesemente accompagnati e sostenuti nel cammino incerto e un po’ vagante, che andavamo chiaramente palesando.

Per pudore, taccio quel che patimmo e “pagammo”, per la nostra incontinenza “libatoria”, nel corso della traversata, che, tra l’altro, avvenne con mare agitato.

Per tanto, siccome con questa lettera ritengo, almeno in parte, d’aver doverosamente illustrato, come senz’altro meritava, la figura del “foresto” Massimiliano Tosatti, che, seppur sconosciuto ai più dell’isola, era tanto innamorato del Giglio, ti sarei grato, caro direttore, se volessi pubblicarla quale memoria d’un vostro compaesano di cuore.

Grazie! Gian Piero Cachetti