Convegno Isole da Salvare azioni concrete per salvarci dalle plastiche
Macchine mangia plastica, negozio leggero ed eco feste
Lo smaltimento dei rifiuti e, in special modo, della plastica è un tema sempre tristemente attuale. Sensibilizzare verso comportamenti corretti nella differenziazione dei rifiuti è un’opera necessaria, così come informare sulle possibili azioni concrete e sullo stato dell’arte degli strumenti disponibili e delle tecniche all’avanguardia. Questo lo scopo del Convegno organizzato da PNAT, Esa spa e Legambiente, con la collaborazione del Comune di Portoferraio. La sala della De Laugier era molto affollata per la gran parte dai ragazzi delle scuole superiori.
E’ stato proiettato un video https://www.youtube.com/watch?v=N5JEE_qZxdE sul danno già fatto dall’uomo sulla natura e sul livello di allarme mondiale per il problema dei rifiuti, specie in mare: dove si è formato un continente, un’isola galleggiante, grande tre volte la Francia, il Pacific Trash Vortex, che nessuno ancora sa come far sparire.
Dopo l’impressionante video si è parlato di azioni concrete e nuove soluzioni.
La prima annunciata è quella del Presidente del Parco Sammuri che, con Federparchi, intende mettere macchine mangia plastica in tutti parchi, in cambio di sconti su visite turistiche e merchandising, partendo nella sperimentazione dal Parco dell’Arcipelago Toscano Riserva Mab della Biosfera Unesco. Sammuri ha ricordato che seppure il tema dei rifiuti non sia di diretta competenza dell’Ente, con la collaborazione di Legambiente e con ESA, l’impegno del Parco nella progettazione di azioni di educazione ambientale e di sensibilizzazione nelle scuole è costante da anni, poiché i ragazzi spesso sanno diventare sentinelle intransigenti della tutela dell’ambiente più degli adulti da qui l’importanza di coinvolgerli in questa sfida
Ma cosa si può fare per salvare le nostre isole dalla plastica?
E’ sicuramente importante l’educazione la sensibilizzazione, l’impegno delle istituzioni preposte ad aumentare la raccolta differenziata, ma prima di tutto siamo noi cittadini, che con un comportamento corretto possiamo per primi cominciare a invertire la rotta. Sono stati fatti passi avanti, ci dicono gli interventi di Corepla, Comieco e Novamont, ed è aumentata la raccolta della plastica e della carta, e le massaie hanno iniziato a portarsi la borsa della spesa da casa. Le tecniche e le soluzioni ci sono, bisogna cambiare concretamente il comportamento quotidiano. Legambiente ha ricordato come ci siano molti oggetti inutili che possono sicuramente essere sostituiti o evitati come i cotton fioc, i palloncini , le cannucce, i piatti usa e getta, che sono tra gli oggetti più frequentemente trovati sulla spiaggia e nello stomaco dei pesci e quindi anche nella nostra catena alimentare. Inquietante sapere che il livello di dispersione delle microplastiche è già pesantemente arrivato nel nostro cibo.
Corepla ha sottolineato come i dati della raccolta della plastica siano notevolmente cresciuti, da 1,9 kg procapite nel 1998 a 17,7 nel 2018. Siamo sulla buona strada ma non ci sono sufficienti impianti che consentano di trasformare in nuova energia il 40 % dei rifiuti, cioè la parte che non può essere riusata. Corepla sottolinea che la plastica è utile non va demonizzata, va solo saputa smaltire e riusare ragionando sempre in una logica di economia circolare.
Comieco ha dato dati incoraggianti sulla raccolta della carta, tanto che l’Elba nel 2017 è stata premiata. Nei dati generali comunque il 60% dei materiali provenienti dalla cellulosa sono originati da prodotti macerati quindi già di seconda generazione. Ma anche in questo settore è importante sempre di più aumentare la raccolta differenziata contribuendo a remunerare il proprio Comune e pagare meno tasse. Anche qui la tipologia degli impianti è fondamentale ed è incorso una riconversione di essi orientata al riciclo degli imballaggi, invece che della carta grafica, al fine di trasformarli in compostabile. Comieco raccomanda di incrementare ancora di più la raccolta della carta che oltre a fare bene all’ambiente dà ossigeno alle cartiere e crea posti di lavoro.
Novamont produttrice di bioplastiche compostabili ribadisce che non bisogna demonizzare ma usare bene i materiali, nell’ambito anche di un percorso culturale e educativo per cambiare abitudini e approccio ai materiali. Ritiene che in questa ottica bisognerebbe ripensare molti prodotti. Sono stati fatti passi avanti, e si fa più attenzione, si cambiano i comportamenti, si va a prendere acqua alle fontanelle e si riusando le bottiglie. Ci si stupisce ancora però che il riciclato costi troppo e che il materiale riciclato sia di minor valore perché non puro. Anche le aziende che fanno acquisti verdi, mettono il criterio del costo più basso, vanificano la possibilità che il prodotto riciclato possa essere scelto. La filiera del riciclo e riuso crea lavoro anche al territorio oltre a tutelare l’ambiente.
Antonio Castagna, esperto di economia circolare e di politiche ambientali ha sottolineato la differenza tra economia lineare e quella circolare: usare un pannello di truciolato significa ragionare ancora in un economia lineare in cui si utilizza materiale riciclato solo in una parte per processo. Poi però il pannello, pieno di colla e resine sarà difficile smaltirlo nella natura da cui proviene. Quindi per ragionare in un’economia circolare bisogna ripensare il prodotto e insieme anche il servizio, cioè creare un prodotto che si possa far ritornare nella natura. Il che significa riprogettare il sistema economico, cosa molto complessa. Bisogna cambiare paradigma e teorie, anche le azioni che pensiamo, devono puntare ad attivare un processo di economia circolare. E’ necessario fare azioni coerenti con il nuovo paradigma, e non che riparano il vecchio, altrimenti non facciamo altro che ritardare il danno.
Hanno suscitato interesse e attenzione i progetti sviluppati con Legambiente, dai ragazzi dell’istituto Foresi di Portoferraio per un “negozio leggero” e per la “eco festa”, esempi concreti e intelligenti di come si possa pensare diversamente il nostro quotidiano attraverso l’acquisto di prodotti sfusi, il corretto smaltimento dei rifiuti, il cambiamento delle proprie abitudini di consumo, l’uso di nuovi materiali, nell’ambito delle nostre consuete necessità personali e collettive. Ulteriore conferma della importanza di lavorare sulle nuove generazioni.
PENSIERI PROIBITI: SUVVIA, LASCIAMOCI PLASTIFICARE! Ma siete poi sicuri, voi che fate i volti scuri appena di plastica si parli, come se aveste i tarli in testa a rosicare, senza poter, del resto, almeno, replicare, “non ti preoccupare, perché, al più presto, sapremo cosa fare”? Che sia entrata nella catena alimentare, ormai, micronizzata, non c’è più bisogno d’accertare, ché nelle carni del pesce, una volta penetrata, non solo più non esce, ma chi l’ha mangiate, l’ha, pure, affratellate Allora mi domando, “chi dice dove e quando, questo faccia male, visto che di tutto ingurgitiamo, dallo strutto, alle tossine delle stesse medicine, tant’è che abbiamo il colesterolo, che le vene intasa, e non solo, perché, s’è inevasa, la massa dei grassi alza la pressione, provoca collassi, infarti e prolassi di fegato di sasso e, per tradizione, al cirrotico decesso? Chi dice mai, che l’uso della plastica porti, a lungo andare, soltanto grandi guai e faccia la gente spastica, Ché una volta diventata, ultramicrocellulare, e massicciamente entrata nel sangue e nelle vene, comporti solo pene? Potrebbe anche accader che alla fine ti conviene, perché è da veder se arterie e vene alquanto rinforzate ed, in più, lubrificate, dagli idrocarburi, invece non le sturi, dei tanti grumi impuri, di cui so’ ormai dotate. Siccome l’ossa osteoporate, del calcio, ormai, private, possano esser rimpolpate, insieme alle cartilagini, colle lor propaggini, e rifatte funzionare, per meglio camminare. Infine, se pensate che sempre più spesso accade defechiate, vinti dalla “sciolta” ché a quel che mangiate l’intestino si rivolta, mentre, da bambini, eran le “stronzate”, ad essere ammirate, qual segno di salute, purché non intasiate, non è detto che la merda, una volta ch’è plastificata, non ridiventi una stronzata e non possa esser riciclata, per rape, cavolo … e verza!!!
Ho visto il video insieme ad altri pubblicati sul web e apprezzo molto l’iniziativa, come altre che si stanno ipotizzando in giro per il mondo. Anche su questo argomento l’umanità si muove (o cerca di farlo) in ritardo, è un po’ come il problema altrettanto importante, forse di più, dell’innalzamento della temperatura del globo. TUTTI DOBBIAMO CONCORRERE, ognuno nel suo ambito …… tanto di poco = molto. Una umanità che si impegna per la colonizzazione dei pianeti vicini alla terra non può trascurare di salvare quello in cui vive. Eliminare queste isole di plastica non è impossibile, basta volerlo, basta pensare alle centinaia di super petroliere o carboniere (di stazza fino a 100-150 mila tonnellate) che circolano per i nostri mari._ Ma, oltre agli interventi sulle 5 o 6 “isole di plastica” in giro negli oceani, che si stanno studiando OCCORRE INTERVENIRE ANCHE ALLA FONTE ovvero alla modifica della produzione e commercializzazione della plastica e quindi SULLE NOSTRE ABITUDINI QUOTIDIANE.