La storia è di quelle che riempiono di gioia. Una favola della natura che ha per protagonista la foca monaca con i suoi occhioni curiosi. Lotta da decenni per sopravvivere, ridotta ormai a pochi esemplari distribuiti qua e là lungo le sponde del Mediterraneo.
Ora sembra essere finalmente tornata anche nelle acque del nostro Arcipelago, dove aveva abitato fino quarant’anni fa.

L’hanno vista - e fotografata - domenica 7 giugno lungo il tratto di costa di Campese, isola del Giglio. Un avvistamento eccezionale: conferma che non è estinta e ribadisce che le acque gigliesi sono le più pulite (5 vele di Legambiente e del Touring Club).

Titoloni, servizi tv e, immediata, la querelle politica. Il nodo del contendere è quello dell’istituzione dell’area marina protetta intorno alle isole minori del nostro Arcipelago. L’onorevole Ermete Realacci (Pd), dopo l’avvistamento della fochina, ha annunciato un’i nterrogazione parlamentare al ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo: «come richiedono ben tre leggi dello Stato, e come la Ue ci invita a realizzare non più tardi del 2012, chiedo al ministro se non intenda avviare l’iter istitutivo dell’area marina protetta».

I gigliesi, alle recenti elezioni amministrative, hanno bocciato dopo cinque anni l’amministrazione di centrosinistra di Attilio Brothel che portava avanti anche l’idea dell’area protetta. Il nuovo sindaco è Sergio Ortelli, centrodestra: la pensa in maniera diametralmente opposta all’on. Realacci, presidente onorario di Legambiente. Parlando di Arcipelago, secondo Ortelli «l’ente Parco dovrebbe cessare le proprie funzioni sia a terra sia a mare: le amministrazioni locali devono gestire il territorio e qualora titolate anche alla tutela del mare, portare avanti progetti comuni».

Una dichiarazione choc, che sembra voler cancellare vent’anni di politica ambientale nazionale e regionale: è arrivata nel giorno in cui il presidente del Parco dell’Arcipelago Mario Tozzi ha pubblicato su «La Stampa» l’intervento «Chi ha paura della foca monaca». Tozzi scrive che per qualcuno «la comparsa del pinnipede più raro del pianeta sembra aver causato un certo spavento: la nuova maggioranza di centrodestra (al Giglio, ndr) sembra temere la foca monaca come indicatore dell’eccezionale qualità del mare, perchè da qui all’istituzione definitiva di un’area marina protetta il passo potrebbe essere troppo breve». Legambiente, da parte sua, ha anche scritto che «il consiglio che sembra circolare al Giglio in alcuni ambienti antiparco è parlare il meno possibile dell’eccezionale avvistamento».

Il neosindaco Ortelli si dice «indignato». E aggiunge: «Sono ambientalista da sempre. La gente mi ha dato il consenso e chiedo di essere rispettato. Devo rispondere ai cittadini, anche sul fronte della tutela ambientale: non possono venire da fuori a dirci come fare. Non vogliamo l’area marina protetta, vogliamo salvaguardare il nostro mare riattivando le competenze delle amministrazioni democraticamente elette». Ortelli spiega poi che ai Comuni, con la legge 394/ 1991, viene sottratta la gestione del territorio e del mare «attribuita ad un ente di diritto pubblico dove le persone, estranee alla nostra cultura e al nostro territorio, sono nominate dal ministero. Non mi sento rappresentato».

«Il Parco chiederà e chiede, appoggiando l’interrogazione dell’on. Realacci, che si costituisca l’area marina - ribadisce Tozzi, che al Giglio ha anche preso casa - I Parchi sono istituiti per decreto del presidente della Repubblica. Devono funzionare bene e dobbiamo farlo con le persone che ci vivono».
La foca monaca, sedici giorni dopo l’avvistamento, vogliamo immaginarla mentre nuota fra Giglio, Giannutri e Montecristo. Vogliamo immaginarla felice. Vogliamo che la favola abbia il suo lieto fine.