“La mia Montagna incantata” unisce due Coste
Commozione, allegria, interesse, partecipazione di un folto pubblico: sentimenti alternanti vagavano nella sala consiliare di Porto Santo Stefano nel pomeriggio di domenica 12 ottobre nell’ascoltare racconti, pensieri e memorie contenute nel libro della gigliese Wilma Baffigi, intitolato “La mia montagna incantata”, che, come spiega l’autrice, parafrasando il titolo di un romanzo dello scrittore Thomas Mann, vuole intendere la sofferta scalata alla conquista della sua vita affettiva, sociale e familiare dopo una lunga malattia che l’ha vista combattere anche contro i pregiudizi e l’ignoranza di quel tempo.
Il titolo vuole essere anche un omaggio a suo padre Ivo, ricordando una frase che le disse un giorno, lei bambina, sulla nave che li portava nella nuova dimora di Porto Santo Stefano, guardando il Castello avvolto dalla nebbia: “quello è il nostro Paese dove la notte scendono le Fate buone che portano sogni belli agli abitanti” e alla piccola Wilma restò nel cuore l’immagine di una montagna magica. Incantata.
Seconda, doverosa presentazione, dopo quella avvenuta nella sala dei Lombi di Giglio Castello, nel luogo che l’ha vista crescere, studiare, lavorare e mettere su famiglia sulla costa-terraferma con interessanti interventi del dr. Armando Schiaffino, presidente del Circolo Culturale Gigliese, il quale ha ricordato anche, come, nei tempi passati - vuoi le feste di San Mamiliano, vuoi la quadriglia, vuoi la bellezza delle isolane - molti santostefanesi andavano al Giglio a cerca’ moglie, evidenziando così la buona connessione esistente tra i due paesi. Opinione condivisa anche dal sindaco Arturo Cerulli presente all’evento e presente anche la prof.ssa Maria Caterina Federici, ordinaria di Sociologia presso l’università degli studi di Perugia, tutti coordinati da Paolo Baffigi.
Ricordi della guerra, della fame, di patimenti, vissuti personalmente dalla Nostra con gli occhi dell’adolescenza e della speranza, fanno del libro un piccolo tesoro di memoria gigliese, per ricordare “Chi, e come eravamo.”
Palma Silvestri foto di Sr. Jo’
L A G R A Z I A D E I R I C O R D I Alla faccia di chi vuol rottamare, senza neanche sapere dove “tiene il culo”, com’ebbe a dire, Gena Rowlands, in “Una notte d’Estate”, al “pulcino” portoricano, in vena d’avances, che stava salvando, dalla Mafia, anche solo per i ricordi, sarebbe bastato dare alle stampe il libro dell’anziana e brava Wilma Baffigi, “La mia montagna incantata”. Non tanto, e non solo, come ha tenuto a rilevare Palma Silvestri, perché il titolo costituisce, quantomeno, un atto di reverenza verso il grande Thomas Mann, ma perché porta alla luce i sacri “reperti” della storia d’una vita: quella dell’autrice, sospesa tra ‘l Giglio e l’Argentaro, siccome lo chiamava Corrado Alvaro. Più e più volte l’ho detto e ancora lo ripeto: senza i ricordi, saremmo, ancorchè definita, materia informe; vite perdute nel caos della mente, come, purtroppo, sono, oggi, gli Alzheimer, dagli sguardi stralunati e corruschi, che, troppo spesso, strappati dalle loro case, non sanno chi sono, da dove vengono, né dove vanno. Per questo, dico grazie a chi il libro ha scritto, parlando d’una vita, vissuta, per altro, intensamente: una vita anche sofferta, com’è doveroso, e come solo la sa soffrire chi, consapevole di se stesso, ben sa ciò che gli manca e ciò che lo compensa. Così come ringrazio Palma Silvestri, per il bel gesto che, a parte gli addetti ai lavori, l’ha vista, sola, “RIMEMBRARLA!”.