Caro Argentino,
sono appena uscita da quel Condominio dove lasciamo i nostri cari in un tripudio di fiori e di amorosi pensieri senza angoscia, forse rasserenati dal dovere compiuto. Quasi che la presenza fisica servisse a sottolineare un legame che non sarà mai scisso.
Ci salutiamo tutti affettuosamente e tu mi fai dono di un documento che non vedo l'ora di leggere. Ora sono sulla nave che in un mare tranquillo e spruzzato d'argento per la presenza di nuvole lievi avanza. E volto uno sguardo carico di nostalgia al Giglio, lo sfoglio. Sono sorpresa dalla ricchezza delle immagini che suscitano in me tanti ricordi.
Bravo, bravi, perché ho capito che il lavoro è stato fatto a più mani e che avete avuto la modestia di non firmarlo. Penso che una fatica così non possa passare sotto silenzio e che invece il risultato debba essere ripreso e propagato. Stampato intendo a cura di qualche Ente, perché la realizzazione ha comportato oltre che una laboriosa ricerca anche un costo in termini di ore e di materiale cartaceo.
A chi lo chiediamo? All'Associazione Il Castello, al Circolo Culturale, alla Pro Loco. Sarebbe un giusto tributo a chi ha lasciato nella miniera il sudore e la vita. Solo una cosa vorrei contestare. L'ultima frase che è amara! Perché non considera che quel passaggio è stato la premessa di questo presente in cui nessun figlio scenderà più nelle viscere della terra e potrà godere del benessere che discende dal sacrificio dei padri.
Caterina Baffigi Ulivi
La miniera del Franco
Autore: Caterina Baffigi Ulivi
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