L'appello di un Diving: "salviamo i fondali dell'isola"
Il sito di Cala Cupa è senza dubbio uno tra i punti d’immersione più emozionanti per i subacquei che visitano i nostri fondali. Gli organismi che popolano il fondale generano forme e colori che rimangono impressi nella mente di ognuno. Tant’è che non c’è subacqueo che esca dall’acqua di Cala Cupa infelice, impassibile e senza il desiderio di tornarci immediatamente! I coralli, tra cui le gorgonie, sono i principali responsabili di tale bellezza: creano alberi di polipi colorati di giallo e di rosso che raggiungono anche 1 m di altezza. Ma tra tutte le colonie di coralli che colonizzano il fondale di Cala Cupa c’è la “regina”, la Gerardia (Savalia savaglia è il nome della specie) che con il suo giallo vivido e la sua maestosità vale da sola tutta l’immersione. Le prime foto scattate a questa colonia risalgono alla metà degli anni ’90, quindi avrà plausibilmente almeno 25 anni d’età, ma non ci stupiremmo se ne avesse il doppio. La Gerardia, denominata “falso corallo nero”, è una specie parassita delle gorgonie rosse, che approfitta della loro struttura per crescere con tutta calma senza dover creare un suo scheletro. Infatti, è una specie molto longeva con tassi di crescita estremamente lenti, tanto da poter vivere per oltre un migliaio di anni. E’ una specie da sempre considerata rara, la cui distribuzione è stata fortemente ridotta a causa della pesca artigianale e dal prelievo per uso ornamentale da parte di subacquei sconsiderati e privi di coscienza ecologica. Purtroppo, i disturbi subiti ed i suoi lenti ritmi di crescita fanno sì che il declino sia evidente e diffuso in tutti i mari italiani. Il ruolo ecologico della Gerardia è fondamentale: forma, insieme ad altre specie di coralli (le gorgonie), importanti foreste tridimensionali in grado di attirare numerosi organismi e innalzare i livelli di biodiversità dell’area. Dalla sopravvivenza di questa specie dipendono tantissimi organismi, spesso piccoli e non facilmente visibili ad occhio nudo, ma che sono fonte di cibo per tutti quanti i pesci che amiamo vedere sulle nostre tavole.
Facciamo spesso fatica a riconoscere che anche il nostro benessere dipenda, in un certo qual modo, dalla sopravvivenza di questi organismi; in particolar modo, per noi abitanti e lavoratori dell’Isola del Giglio, dalla Gerardia di Cala Cupa. Questo sito è anche un ridosso sicuro per le immersioni nei giorni primaverili ed invernali con il vento di Scirocco; il mix di bellezza e ridosso fa si che siano migliaia i subacquei che ogni anno visitano e vengono ammaliati da questi fondali, e che puntualmente ogni anno tornano per ripetere l’esperienza. Gli stessi subacquei che soggiornano sulla nostra isola, pernottano nelle nostre case/alberghi, mangiano ai nostri ristoranti, frequentano i nostri bar. Il filo che collega la Gerardia al benessere e all’economia dell’isola è trasparente e difficilmente visibile, ma dotato di una incredibile tenacia e resistenza. Questo filo, per il bene dell’ambiente e di tutti noi non va spezzato! Va salvaguardato e protetto quanto più possibile!
Proprio pochi giorni fa (in data 29/08/2020), mentre accompagnavo dei turisti sui fondali di Cala Cupa, i miei incubi son diventati realtà. La grande Gerardia era avvolta ed imbrigliata in una rete da pesca calata a pochi metri dalla riva, e come lei tantissime delle gorgonie lì intorno. Purtroppo, non è la prima volta, e dubito sarà anche l’ultima, che gli attrezzi da pesca vengono calati direttamente sul sito d’immersione e sulla foresta di coralli lì presente. Già lo scorso anno, tutta la Punta del Fenaio, che, come Cala Cupa, le Scole ed altri siti che guardano l’Argentario, sono oggetto di un turismo subacqueo di un elevato spessore numerico, è stata ammantata più volte da reti, che hanno imbrigliato le magnifiche gorgonie alte più di un metro e simbolo di quel sito di immersione. Ad inizio agosto, stesso destino per il sito di Pietrabona e per le Scole. A metà agosto, è stata la volta della Secca dei Subbielli (Punta Campana), in cui alcune gorgonie sono, ahinoi, state estirpate al momento del salpaggio delle reti. Come si può pensare di distruggere una foresta di cui, per lunghissimo tempo, ci si è alimentati dei suoi frutti?! Con quale lungimiranza si pensa al futuro, al benessere dell’ambiente e dell’isola in cui viviamo, e alle generazione di subacquei e pescatori che verranno? Come si può avere così scarso rispetto delle risorse e delle ricchezze che ci permettono di vivere?
Come Cala Cupa, tutti i fondali dell’Isola sono un mosaico di reti calate dai pescatori locali e dalla marineria di Porto Santo Stefano. Quanto l’Isola potrà reggere tale prelievo e tale disturbo? Dubitiamo tanto a lungo. Rivolgiamo il nostro appello alle istituzioni, al Comune dell’Isola del Giglio, all’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano, e a tutti gli interessati ed amanti del mare e dei nostri fondali, per scuotere le coscienze e approntare un piano di gestione o misure che, in nome della conservazione e protezione dei fondali dell’isola, possa far convivere armoniosamente tutte le forze in gioco: turismo, pesca, subacquea e diporto. Solo insieme, al fine di proteggere la più grande ricchezza che possediamo, potremo pensare di creare un modello di utilizzo delle risorse all’insegna della sostenibilità e del basso impatto che possa risultare giusto per l’ambiente e per tutte le forze in gioco.
Gianmaria Vettore - International Diving
Do un consiglio agli amici gigliesi...fate come a Capraia, rendete l'isola e Giannutri riserva marina protetta e questi problemi spariranno.....e soprattutto le istituzioni devono fare i loro lavoro...vero Sindaco e Guardia Costiera??????????
É un dato di fatto che istituire zone a tutela integrale fa sì che il mare si ripopoli anche nelle zone limitrofe, con benefici per tutti, pescatori e turisti. Succede a poche miglia da lì (Giannutri) a Ventotene (ricchissima di pesce in confronto alla vicina Ponza) a Portofino. Nel 2020 é impensabile che si possa gettare reti a casaccio, così vicino alla costa, su organismi che hanno centinaia di anni (la Savalia savaglia di Gallipoli, ad esempio, é stata datata dall’Università come risalente ad oltre 2000 anni fa) distruggendo un habitat prezioso e costituendo anche un pericolo per chi fa immersioni. Per accontentare tutti si potrebbe istituire un tavolo di discussione, ma la via della tutela di alcuni tratti di costa deve essere presa in seria considerazione. Consiglierei anche un corso sub per i pescatori, in modo che scoprano i loro fondali da un altro punto di vista, cosicché si possa da salvaguardare le bellezze del Giglio in maniera ancora più efficace. Solo conoscendo quello che c’é sott’acqua si può capire i punti dove le reti NON vanno messe.
A seguito dell'articolo di Gianni riguardo la salvaguardia dei fondali. Ho voluto approfondire la questione e ho parlato a lungo con Francesco Dietrich che oltre ad essere mister bike è pescatore e subacqueo e ama "profondamente" queste acque. Mi ha fatto vedere le reti che i pescatori locali usano e mi ha spiegato come e dove vengono messe. Anche loro vogliano la salvaguardia di queste zone fragili e minacciate e sonno molto interessati a partecipare alla tavola rotonda che Claudia Di Giuseppe ha proposto. Non so chi dovrà indirla ed organizzarla (il sindaco?) spero venga fatta entro fine estate e che delle risposte ai problemi sollevati vengano attuate per l'estate 2021.
Grazie Gianni per il tuo coraggioso intervento e complimenti per averci fatto capire in poche intelligenti parole, come il mare del Giglio, ma anche di tanti altri posti, merita di essere protetto. Sono un semplice turista di 75 anni, inammorato del Giglio da quando avevo dieci anni e dove ho sempre trascorso le mie estati, con i miei genitori, figli e nipoti. Quando sono a casa mia, in Svizzera, nel mio cantone, non mi piace che gli altri vengano a trovarci dandoci lezzioni, criticando questo e quello, insomma a fare legge. Perciò, non mi sono mai permesso di criticare il Giglio, i suoi abbitanti, le sue autorità e le sue pratiche. Sono un ospite e rimarrò sempre un’ospite. Quello che trovo fuori casa, mi piace o mi dispiace. Se non mi piace più, non ci torno più ! E molto semplice. E cosi come tanti altri ! Nel discorso introdotto da Gianni, con il quale ho fatto e spero continuare a fare le più belle immersion in vita mia, non c’è nessuna polemica, solo fatti e dati evidenti. Voi gigliesi avete riuscito a far si che la costa rimanga pulita, senza profusione di case, ville, palazzi orrendi, alberghi tipo Costa Brava. Posti come il vostro non ce ne sono quasi più, avete in mano un capitale di grandissimo valore che viene salvaguardato, ma che potrebbe essere sfruttato intelligentemente a favore di tutti voi, non solo dei sommozzatori. Non tocca a me dire come e cosa si deve fare, ma mi schiero volentieri dietro ai commenti delle persone che hanno appoggiato l’intervento di Gianni Vettore. Soltanto due o tre pensieri che mi vengono in mente. 1) I pescatori devono essere aiutati e incorraggiati a modificare le loro abbitudini 2) Avete, abbiamo, un purgatorio a disposizione, facciamone un paradiso 3) Un giardino zoologico non è un terreno da caccia 4) Chi avrebbe l’idea di andare a sparare gli elefanti in una riserva affricana Dai, rimbocchiamoci le maniche e proviamo a fare del Giglio il più bel posto del mondo ! Patrick de Balthasar
Grazie a tutti per la vostra partecipazione. L'intento non è, ovviamente, far la guerra a questa o a quella categoria economica. Il mare è una risorsa per tutti, ma deve essere protetto, per far sì che quello che salvaguardiamo oggi, dia i suoi frutti domani, ma anche dopodomani. Per noi, che siamo qui, ora, ma anche per le generazioni future. Le isole italiane sono un patrimonio turistico rilevante. E di questo patrimonio, il turismo subacqueo rappresenta un peso non indifferente, con tutto quel che ne consegue a livello di indotto economico (traghetti, parcheggi, bar, ristoranti, affittacamere, alberghi). Ma fondali brulli, poveri e senza vita, non sono attrattivi, per nessuno. Ma è chiaro che non si può vietare ai pescatori di svolgere la loro attività. Quello che vorremmo, quello che auspichiamo, è di sederci intorno ad un tavolo e dialogare, cercando e possibilmente trovando una soluzione che accontenti tutti. Come diceva Tiziana Faggionato, in mare non ci sono solo i pesci. Anzi, al Giglio non sono proprio i pesci a creare quel fascino che da decenni colpisce i subacquei. E' tutto il resto, tutto il contesto, tutti gli altri esseri che popolano i nostri fondali, a partire da quelle che tutti chiamano 'lumachine di mare', esserini di 2-3cm che vestono abiti e forme coloratissime, per finire alla maestosità di certe gorgonie, delle savaglie e del corallo nero, vere e proprie foreste intricate che ricoprono i fondali e che sono palcoscenico dei alcune tra le più belle e ricercate immersioni. Per rispondere a Luca, no, non è strappando via reti o compiendo atti vandalici che lavoriamo. Altrimenti non saremmo qui. La rete dalla savaglia è stata tolta senza compiere alcun danno. Ed è stato fatto per evitare che venisse salpata strappando via il nostro 'oro giallo'. Noi, ma sono sicura anche gli altri diving del Giglio, collaboriamo spesso con i pescatori che smarriscono o impigliano reti sul fondo, proprio per evitare distruzione del fondale o abbandono della rete. Non è nelle nostre corde compiere atti vandalici. Ma la soluzione va trovata. Per la salvaguardia dei fondali e per la sicurezza stessa dei subacquei, che spesso si trovano a fare immersione proprio davanti a reti calate anche da chi viene da fuori.
Ragioni puramente economiche di chi va a mare solo per pescare o di chi lo vive e ci lavora anche per la salvaguardia ed il rispetto dell'ambiente marino. In mezzo a troppi torti e mille ragioni , l'unica che non ha VOCE e' solo la Natura. Sensibilita' e soprattutto tanta CONOSCENZA da parte di tutti Far comprendere che , anche le "cose" che vivono sott'acqua ma non si mangiano e non si possono vendere al mercato , sono ESSENZIALI per la Vita . Rispetto e Amore per la Natura , porta , in un'isola magica come il Giglio, benefici e benessere per TUTTI Per evitare altri DELITTI come questi Tiziana
Sono anch’io un sub e condivido pienamente quello che ha scritto Gianni, in tanti anni che vengo al Giglio, purtroppo vedo un degrado sopra (con i barconi dei turisti) e sott’acqua con la distruzione della fauna, tanto per citare un danno ormai irreparabile: le meravigliose “pinne nobilis” (Linnaeus 1758), solo qualche anno fa si contavano a migliaia ora non se ne trova più una viva. Si spendono soldi per studiare e proteggere le Posidonie in un mini angolo di costa e poi si può ancorare liberamente al Campese o alle Cannelle, in modo che quando si salpa su l’ancora si tirano su 10 kg di Posidonie per ancora. Per salvaguardare questo patrimonio unico dell’Isola c’è un solo modo: mettere dei gavitelli numerati in tutte le baie e zone dai fondali sensibili e regolamentare l’ormeggio con prenotazione e pagamento giornaliero. Proibire di mettere reti in alcune zone, tanto non credo che un pescetto in più o meno faccia la differenza nei magri guadagni dei pescatori rimasti (che magari andrebbero aiutati con risorse proprie). Se qualche turista non d’accordo può sempre venire con il barcone e come ricordo comprarsi una calamitina per il frigorifero. Cordialmente Guido
Aderisco all'appello di Gianmaria Vettore inviando un mio scatto subacqueo di 50 anni fa inerente l'oggetto che casualmente mi ritrovo nel mio telefonino, gli altri stanno nel mio archivio sub a casa. Il pensiero sulla sorte di tali preziose specie marine mi si è rinnovato l'altra sera quando ho notato da sotto i cannoni una barca di pescatori locali attiva sulla loro perpendicolare nell'area della punta Campana che ho fotografato. Mi limito a ricordare una mia bozza di tutela subacquea spedita negli anni 70' del secolo scorso, di cui nessuno ne ha mai tenuto conto. Vi e' da sottolineare inoltre la ferrea ostilità opposta da molte amministrazioni locali verso eventuali regolamentazioni o controlli proposti nel corso degli ultimi decenni. Ogni altra considerazione la ritengo superflua. Mario Brandaglia
È un vero peccato che non si riesca a trovare la maniera di tutelare un bene così importante; spesso le ragioni di certe azioni sono legate a una mancanza di conoscenza del danno che si produce, del voler raccogliere risultati a breve termine senza considerare che certe tutele invece porterebbero risultati molto più grandi a lungo termine. Spero che si riesca veramente e finalmente a creare una mentalità che garantisca la salvaguardia di questi veri patrimoni, anche se la stada è molto lunga....
Cala Cupa è stata la mia prima immersione al Giglio, un'emozione infinita, una visibilità senza pari, in un'isola che avevo trovato ancora ferita dalla presenza della Concordia. Un'altra volta, sempre a Cala Cupa, si è palesata una manta. E' un patrimonio da conservare senza se e senza ma <3
Un vero peccato! I mezzi per agire ci sono. Denunciare. Quando ci avvediamo che una rete è stata posizionata troppo sotto costa , bisogna avvertire la CdP. Non bisogna cadere nella tentazione di farsi giustizia da soli. A Giannutri ci sono forme di protezionismo autolesionistico : alcuni integralisti tagliano i segnali dei tramagli dei pescatori professionisti. Se da un lato raggiungono l’obiettivo di scoraggiare i pescatori a calare le reti a Giannutri , dall’altra creano un disastro ecologico con la rete fantasma. Non salpate reti fantasma senza autorizzazione preventiva della CdP.
E' evidente che manca un piano di tutela ambientale che riguarda i il mare gigliese. Un problema nazionale che riguarda tante isole e coste ma che forse se ci fosse un interesse locale si potrebbe in qualche modo affrontare. La soluzione non può essere tra scegliere di fare parco integrale con divieti assoluti e non fare nulla.. ci sarà una via di mezzo?! Non so di chi è la responsabilità ma la desertificazione dei fondali al giglio nei primi 15 metri è sotto gli occhi di tutti..nemmeno i ricci e le patelle sopravvivono più.. Forse si potrebbero chiudere alcuni spot da immersioni alla pesca industriale/professionale ? Fino a che punto si dovrà arrivare ? Ci sono reti e palamiti abbandonati e incagliate in molti punti dell'isola..perchè non si favorisce la rimozione in qualche modo?
Mi associo a Gianni e uso le sue parole per rivolgere un "appello alle istituzioni, al Comune dell’Isola del Giglio, all’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano, e a tutti gli interessati ed amanti del mare e dei nostri fondali, per scuotere le coscienze e approntare un piano di gestione o misure che, in nome della conservazione e protezione dei fondali dell’isola, che possa far convivere armoniosamente tutte le forze in gioco: turismo, pesca, subacquea e diporto. Solo insieme, al fine di proteggere la più grande ricchezza che possediamo, potremo pensare di creare un modello di utilizzo delle risorse all’insegna della sostenibilità e del basso impatto che possa risultare giusto per l’ambiente e per tutte le forze in gioco". Sì Gianni hai proprio ragione, qualche misura va presa velocemente al fine di salvaguardare i bellissimi fondali del Giglio. Cominciando magari...dalle boe da utilizzare al posto dell'ancora? Grazie. Laura Ronchi
Non credo che l'interesse di pochi possa travolgere, in questo modo, l'interesse di molti. La natura è già stata messa a dura prova li al Giglio e queste cose contribuiscono a dare il colpo di grazia finale. Il turismo subacqueo è e deve sempre più diventare l'unico modo con cui l'uomo entra, in punta di piedi, in questo mondo, non suo, ma dal quale proviene. Cerhiamo di trovare una soluzione congrua per tutti ma ricordiamoci che la gioia di una "fritturina" non può distruggre anni di lavoro della natura e di tanti operatori del settore.
Un colpo al cuore, vedere quella splendida gerardia, protagonista di tanti miei video messa in pericolo da delle reti che non dovrebbero essere lì è un colpo al cuore. Toc Toc..oh pescatore che hai buttato le reti ( e anche perso, mortacci tua!) non so se tu abbia una minima idea di quanto giro economico ci sia dietro a noi subacquei, per l'isola del Giglio....se proprio non ti importa nulla di rovinare dei fondali splendidi...vabbè ma che parlo a fa'... Davide