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L'applauso degli americani alla professoressa gigliese

La credibilità di un paese intero messa in discussione dall'inchino di quella nave e dal naufragio che ha ucciso trentadue persone e il volto dell'Italia migliore mostrato dagli abitanti del Giglio la notte della tragedia. Cose già dette. E ribadite da un episodio raccontato da una docente di Harvard che ha visto i natali proprio sull'isola. Lei, Paola Muti, per dodici anni ha lavorato negli Stati Uniti prima di tornare a dirigere l'istituto nazionale Tumori Regina Elena.

Paola Muti Isola del Giglio GiglioNewsEra in classe, qualche giorno dopo il naufragio della Concordia nella prestigiosa università americana. Gli studenti avevano letto quello che era successo al Giglio. Sapevano del naufragio e sapevano anche di quello che avevano fatto i gigliesi. Del lavoro straordinario di quella notte: una popolazione che si mobilita per aiutare i naufraghi, spontaneamente, senza che nessuno chiedesse niente. Un collega di Paola Muti bussa alla porta. «Sapete, ragazzi, la vostra insegnante è una gigliese, è originaria dell'Isola del Giglio». Non sono saliti sui banchi come nell'“Attimo fuggente”, non hanno messo la mano sul cuore per ripetere “Oh capitano, mio capitano”. Ma si sono alzati e l'aula è stata riempita da un applauso fragoroso, interminabile, commovente.

Un applauso che non era rivolto soltanto alla professoressa, ma che era dedicato a tutti gli abitanti del Giglio che la notte del naufragio hanno fatto un piccolo miracolo. «Questa storia non la sapevamo - dice il sindaco del Giglio Sergio Ortelli - ce l'ha raccontata la professoressa durante la visita del ministro Gnudi sull'isola. Parlavamo di turismo, e di cosa pensano di noi gli stranieri. Quello che hanno fatto i gigliesi quella notte è il nostro più bel biglietto da visita».