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Le 81 vittime della strage di Ustica
CHI HA SULLA COSCIENZA LE 81 VITTIME DELLA TRAGEDIA DI USTICA?
Un paio di settimane fa, a commento di un mio “contributo”, sostanzialmente tecnico, che, centrato sul “sistema” delle procedure d’intercettazione-radar, di identificazione e di eventuale attacco, da parte di caccia intercettori o di postazioni missilistiche, soffermandosi sull’abbattimento dell’aereo Malese, s’occupava anche del “Caso Ustica”, il signor Maurizio Scholl (che ho visto dire spesso e con competenza, la sua in merito alla Concordia), nel complimentarsi per come “trattavo” i problemi di cui “Giglio News” mi consentiva d’occuparmi, senza che, al momento, me ne avvedessi, dando per scontato che su Ustica, anche se non ancora, per così dire, “certificata”, la verità la si conosceva da anni, non solo mi ha offerto un “appoggio” importante, per tornare sull’argomento, ma mi ha dato anche lo spunto per riparlarne.
Per riparlare, non tanto e non solo della verità, sospettata ma non ancora rivelata (non ostante Matteo Renzi, si sia, appena ieri, vantato d’aver “desecretato” i cosiddetti “Segreti di Stato”), ma di quello che, invece, non ostante, dall’Autunno del 2008, sia stato autorevolmente “testimoniato”, non è stato ancora “recepito” da nessuno, fatta eccezione per il “bollettino” della Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo, e per la “La Voce Repubblicana” che pubblicò, in prima pagina, la notizia “choccante”, che, appena trapelata, il sottoscritto “decrittò” nella sua “mostruosa” valenza politico-istituzionale.
Notizia che getta (ancorchè, attraverso le lungaggini delle indagini e dei processi, in ultima istanza, siano usciti ampiamente assolti, dall’accusa di collusi con i responsabili dell’abbattimento dell’aereo, i massimi esponenti dell’Aeronautica Militare Italiana, ivi compreso l’allora Capo di Stato Maggiore Generale Bartolucci d’Orberello) un disonore senza limiti sui Servizi Segreti Italiani, autori d’una doppiezza comportamentale che ha dell’inaudito.
Ebbene, perché si sappia, non ciò che si suppone, ma ciò che è veramente successo, signor Scholl (che ringrazio ancora per avermi dato l’assist per tornare sull’argomento), basta andarsi a rileggere il Comunicato-stampa che, appunto, la Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo (L.I.D.U.), fece pervenire ai “media” ed alla agenzie, in data 8 Novembre 2008 (Comunicato, pubblicato, in seguito, sul volume “TESTIMONIANZA: REPORT 2008-2009”, edito, nel Marzo 2010, a cura di G.P.Calchetti e Sara Lorenzelli, dalla L.I.D.U. – membro della Federation Internationale des Ligues des Droits de l’Homme –, attraverso i “tipi” della Litotipografia Fratelli Begliomini e la grafica di Gererdo Spera).
Ebbene, dopo un “cappello” che asseriva “Alla luce delle gravi dichiarazioni, pronunciate dal Ministro degli Esteri libico, Abdel Rahma, e confermate dal Senatore a vita Giulio Andreotti, circa gli oscuri eventi che “contornarono” la “Tragedia di Ustica”, la L.I.D.U. chiede la riapertura dell’inchiesta su quell’evento, mai pienamente chiarito, né nella dinamica, né nelle cause. E questo, soprattutto perché, da quanto riferito dai due esponenti politici, mentre si evince che il Colonnello Gheddafi, preavvertito del fatto che, ai suoi danni, si stava programmando un agguato, potè essere dirottato, per tempo, alla volta di un aeroporto straniero, nessuno, tra coloro che “sapevano”, si peritò di “dirottare” l’aereo passeggeri italiano, partito in ritardo da Bologna, su altra aerovia che non fosse quella in cui la tragedia venne, poi, a compiersi.”, in modo, estremamente dettagliato, il Comunicato-Stampa, riportava, quanto segue: Le cose che ha, nei giorni scorsi, detto il Ministro degli Esteri libico, Abdel Rahman Shalgam, ha dell’inaudito.
Ancor più inaudito che, subito dopo, l’esimio senatore a vita, Giulio Andreotti, gli abbia fatto da controvoce, acclarando la veridicità dei gravi fatti rammemorati.
Questo, non tanto e non solo perché il governo italiano, ha tradito, per l’ennesima volta, un alleato, alla faccia del famoso detto latino, pacta servanda sunt (nella fattispecie, la nazione che, più di ogni altra, ha aiutato l’Italia a liberarsi dal Nazifascismo ed a restituirci la Democrazia, dopo decenni di dittatura), quanto perché la rivelazione potrebbe finalmente chiarire la tragedia di Ustica. Una tragedia le cui cause non sono mai state “veramente” accertate. Una tragedia che, oltre alle 81 vittime ….ha contato uno stillicidio di altre morti sospette, ultima delle quali quella del Generale pilota di Divisione aerea, Roberto Boemio, detto “pappolo”, ucciso con una stilettata al cuore, infertagli, nottetempo, da due Magrebini, a Bruxelles, dove si trovava, dopo essersi congedato, in veste di rappresentante dell’ I.R.I. presso la Comunità Europea.
Perché ci siamo sentiti punti nel vivo al momento di apprendere le dichiarazioni del Ministro libico ed, ancor più, la validazione fornitagli dal Senatore Andreotti?
Semplicemente perché la vicenda di Ustica rimane, tutt’ora, avvolta nei misteri per una serie di ragioni che cercheremo di spiegare:
1° perché, a suo tempo, parlando a sporposito di radar che non funzionavano o si trovavano in manutenzione, si è affermato che (cosa assolutamente impossibile) nessun radar, né della costa, né dell’entroterra, né, tantomeno, quelli delle grosse navi da guerra americane, alla fonda nel porto di Napoli, avevano potuto rilevare alcunché di anomalo;
2° perché, sempre a suo tempo, corsero voci di un dirottamento di “salvaguardia” di un aereo, su cui si sarebbe trovato Gheddafi, alla volta di un aeroporto greco o slavo;
3° perché ci sono versioni e perizie medico-legali e dell’Aeronautica militare discordanti sul mig libico, precipitato sulla Sila con il pilota a bordo (in un primo tempo, si disse che fosse caduto, senza che i radar se ne fossero avveduti – altro mistero – pressoché in concomitanza con la caduta in mare dell’aereo di linea italiano; questa versione venne poi modificata, anticipando di una decina di giorni l’impatto del mig sui primi contrafforti delle montagne calabresi);
4° perché nessuno ha ancora definitivamente accertato se l’aereo Bologna-Palermo, fosse rimasto vittima di un attentato (mai rivendicato), ovvero dell’esplosione esterna d’un missile, avvenuta pressoché a ridosso della coda (missile eventualmente indirizzato da un aereo sconosciuto verso altro aero sconosciuto – forse il mig libico caduto in Sila? –, che, nel corso di una vera e propria battaglia aerea, avrebbe cercato scampo e copertura sotto l’aereo di linea italiano);
5° una versione, non tanto romanzata, dei fatti, anzi, dal punto di vista tecnico, assai verosimile, riferiva che mentre l’aereo di Gheddafi aveva cambiato rotta verso la Grecia o verso la Jugoslavia, gli aerei di scorta avevano proseguito per la loro rotta, allo scopo di depistare un agguato, di cui erano venuti a conoscenza, predisposto da caccia americani e/o francesi partiti da una base corsa.
Ebbene, a questo punto, la cosa per la quale siamo estremamente indignati riguarda, non tanto e non solo il “tradimento” degli alleati, quanto il fatto che, se l’eventuale agguato a Gheddafi era stato adeguatamente studiato e programmato, per forza di cose, l’attacco, di cui i nostri “Servizi” sarebbero venuti a conoscenza, non avrebbe potuto non prevedere il punto e l’ora precisi in cui sarebbe avvenuto.
Ovvero, il luogo e l’ora in cui sarebbe, sfortunatamente, transitato, pressoché all’altezza della verticale di Ustica, l’aereo di linea italiano, partito con grave ritardo da Bologna.
Aereo di linea che, per negligenza o fatalità, mentre si provvedeva ad avvertire callidamente il “mandante” della strage di Lokerby, nessuno pensò di dirottare, chiamando, via radio, il pilota con l’ordine di modificare, in corso d’opera, il piano di volo, magari adducendo qualche plausibile scusa meteorologica.
Se così è stato, a nostro parere, varrebbe la pena di riaprire le indagini per verificare …. chi mai, a conoscenza di quanto stava per accadere, a livello di Governo o d’Arma aeronautica, debba essere ritenuto complice preterintenzionale della strage per aver omesso d’ordinare o di far ordinare al pilota di linea italiano la modifica della rotta per Palermo.
A questo punto, sic rebus stantibus, ed alla luce della riapertura dell’inchiesta sulla morte di Pantani, che non sarebbe stata provocata da un suicidio, come pure delle sollecitazioni rivolte al Governo perché si riaprano le indagini sulla strage di Bologna (dalla quale, tra l’altro, ebbi a scampare fortunosamente grazie al fatto che, rispetto all’orario stabilito del previsto rientro a Roma, riuscii ad anticipare la mia partenza), mi farebbe piacere se venisse riaperta l’inchiesta su Ustica, anche solo per la parte relativa all’ordine di deviare dalla consueta aerovia, che nessuno si peritò di trasmettere al pilota del “Volo-Itavia” Bologna-Palermo.
Ci sono ancora i familiari di ben 81 vittime che vorrebbero sapere chi mai sono gli scellerati che, pur potendo salvare i loro cari, si sono astenuti dal farlo, in base a chi sa mai quale disumana “Ragione di Stato”!
ULTIMA RISPOSTA ALL’INEFFABILE CIRIANI Egregio signor Ciriani, le rispondo per l’ultima volta, anche perché mi sembra che lei intenda “menare il can per l’aia” alla ricerca vana di una sua “affermazione”, quasi si trattase d’un’”ordalia”, tra Lei ed il sottoscritto che, impavido, quando tra noi non c’erano motivi di polemica, trattandosi del 2008 e, poi, del 2010, ha scritto di Ustica, ovvero in tempi del tutto insospetti, sulla base di notizie certe e mai smentite da nessuno, nemmeno dagli interessati (leggasi Ambasciata e Ministero degli Esteri Libico e Senatore a Vita Andreotti, del quale Le ho pure detto che gli sarebbe bastato un piano, per scendere, dalla sua abitazione alla redazione de “La Voce Repubblicana”, situata, siccome l’augusta dimora, al n° 326 di Corso vittorio Emanuele, a Roma, per chiedere un’amichevole smentita, vista la cordialità di rapporti, l’assidua frequentazione politica e la vicinanza condominiale). Niente di tutto questo. Né allora né in seguito. Ma per Lei, non significa niente quanto sopra, cui già, per altro, avevo accennato in precedenza. Vuol forse farmi una colpa se altri sulla questione che il sottoscritto, ritenendola assai grave, ha scritto, sono stati invece poco attenti o distratti da altre incombenze, ovvero, peggio, perché interessati a che della cosa non se ne parlasse? Ebbene, non aggiungo altro tranne il fatto che Lei, che è tra quelli che vede l’albero al cospetto del bosco ed il dito al cospetto della luna, più che ragionare sui fatti di Ustica e di tutto quel che di misterioso e pericoloso li avvolse e tuttora li avvolge, è alla ricerca spasmodica di qualche avallo alla sua tesi negazionista, rispetto a quanto scritto, sulla base certa d’informazioni, un giornalista di 59 anni d’esperienza che, nel corso della sua lunga vita professionale, non solo non ha mai ricevuto querele, citazioni e quant’altro l’obbligasse a rettifiche o smentite, ma non ha mai ricevuto, sanzioni o richiami dall’Ordine Regionale o Nazionale cui fa capo e di cui è stato pure, guarda caso, Presidente del Collegio dei Sindaci Revisori dei Conti. Non si rende conto che il solo avere accennato al fatto che il Generale Boemio, l’ultimo assassinato di Ustica, m’abbia confidato che i radar della Regione aerea di cui era comandante avessero, rispetto alle dichiarazioni ufficiali degli Stati Maggiori Generali, “visto qualcosa!”, senz’altro aggiungere, m’esponga a rischi? Stia sicuro che, sulla base di numerosi quanto inspiegabili fatti pregressi, di cui è piena la cronaca nera dell’Aeronautica militare, successiva al tragico evento di Ustica, quando scrivo, trascinato dalla vis polemica cui Lei m’ha indotto, “speriamo che mal non me ne incolga”, non si tratta d’una semplice boutade, lanciata là per fare un po’ di scena, bensì un modo per esorcizzare rischi reali di cui ho reale timore, perché il solo aver riferito quel “visto qualcosa”, alla luce dell’assassinio di cui “Pappolo” fu, poi, vittima a Bruxelles, potrebbe anche far presupporre che io sia in possesso di ben altri segreti, ovvero (cosa che non è, perché, se lo fosse, avrei senz’altro provveduto a denunziarli), di documentate e dettagliate informazione a proposito dell’abbattimento dell’aero dell’Itavia. E questo mi rode assai perché il generale Boemio, da persona assai riservata e rispettosa della deontologia militare di cui era maestro, altro non ebbe a dirmi. Ragion per cui, cerchi pure ancora quel che intende cercare. Per quel mi riguarda, ho finito di confrontarmi con chi non vuole intendere, tipo quelle persone cui, come volgarmente si usa dire in Maremma “E’ più facile farglielo… etc., etc., etc.”, anche se nello specifico,non è proprio il suo caso, perché Lei, da quel poco che m’è parso di capire, non è affatto un ingenuo od uno sprovveduto, bensì una persona che sa il fatto suo e intende, a prescindere dalla realtà di fatti accaduti e documentati diversi anni fa, solo affermare, comunque e sempre, un suo precostituito punto di vista (negazionista l’ho, poco sopra, definito), giustificando il suo comportamento in base al fatto che altri li hanno ignorati per distrazione, incuria, ovvero, scientemente e premeditatamente. La prego, la smetta, ché questo non è un gioco né un confronto dialettico d’accademia. Stiamo parlando, ancorché non sembra avvedersene, di cose che scottano, egregio signor Ciriani. Per cui, se è, come ritengo, il suo “ego” che intende affermare e far prevalere, e non già la verità, che purtroppo nessuno ancora possiede, desista, per favore. Ad ogni buon conto, abbia i miei poco cordiali saluti.
Citazione Calchetti: "... tenga presente che la circostanza che altri non ne abbiano parlato mentre la L.I.D.U. e La Voce Repubblicana (sic), non significa affatto che la notizia sia falsa od inventata." Gentile Sig. Calchetti, non ho scritto che la notizia sia falsa, od inventata, ma ne ho semplicemente chiesto le fonti. Non metto in dubbio che riguardo la strage di Ustica ci siano fatti importanti che potrebbero fare luce sull’accaduto, e che sono stati taciuti. Ma basandomi sui fatti non vedo l’evidenza di una affermazione fatta dal ministro degli esteri libico ed avallata da Andreotti. L'articolo originale della LIDU non riporta fonti ma lo prende come dato di fatto, come se fosse stato riportato da terzi. La LIDU mi sembra una nobile associazione, ma nessuno è esente da errori, ne io ne Lei ne la LIDU ne GiglioNews. Non desidero prenderla in fallo, in quanto immagino lei si sia limitato a compilare articoli pubblicati dalla LIDU di cui non è responsabile. Mi sono quindi limitato a verificare se ci fosse stata una dichiarazione del ministro libico e di Andreotti, ma pare che le loro dichiarazioni si riferissero ad altri fatti e non a Ustica. Non avendo quindi trovato tali dichiarazioni, potrebbe essere possibile che cogliendo notizie di qua e di la, siano confluite per errore due notizie con protagonisti simili ma riferentisi a fatti differenti? La LIDU mi da l'impressione di non avere un proprio staff di giornalismo investigativo, e quindi di aver compilato notizie apparse su testate che riteneva affidabili. Non occorre che Lei fornisca una copia del Report LIDU (clicchi qui), in quanto e' disponibile on-line (avevo già messo il collegamento nell'intervento precedente). La Voce Repubblicana purtroppo ha un archivio on-line che non va oltre il 22-Feb-2008. Su altre testate ho consultato nel loro archivio il periodo di riferimento da 29-Ott-2008 a 11-Nov-2008, e si trovano questi articoli (clicchi sulle parole in grassetto): NotiziaPolitica, 3-Nov-2008; La Stampa, 31Ott08; Corriere della Sera, 31Ott08, p16; Corriere della Sera, 3Nov08, p10; Includo anche TranItalia Mondo, 31-Ott-2010, che sebbene non faccia parte del periodo, ha parecchie referenze utili a chi cerca notizie in proposito. Se lei clicca e legge gli articoli di cui sopra, Ustica non è ne legata alle dichiarazioni del primo ministro libico ne ad un avvallamento da parte di Andreotti, ma e’ nominata nella stessa pagina da Notizia Politica. Penso che l’errore sia sorto da qui. Un altro indizio sulla confusione che è sorta, è il fatto che nell'articolo LIDU la strage di Lockerbie è riportata come Lokerby; anche se è una inesattezza trascurabile, è sintomo che la consultazione di varie fonti, per la stesura dell’articolo LIDU 8-Nov-2008, sia stata fatta in fretta e non sia fedele alle fonti stesse. Riguardo a Sue risposte passate su argomenti completamente differenti,mi sono astenuto dal rispondere in quanto ho avuto l’impressione che la sua reazione fosse esagerata. Il mio semplice gioco di parole (17 in tutto), ha fatto scattare non una, ma bensi due risposte sproporzionate: una di oltre 400 parole, ed in un’occasione successiva di 75 parole. Non avevo l’intenzione di mancareLe di rispetto, ma cercavo di far sorridere (visto che questo era lo spirito del racconto), e il sorriso non era certo fatto a sue spese, infatti non l’avevo nemmeno nominata. P.S. non ho ancora capito se il riferimento all'ermafroditismo del polpo sia stato fatto per errore o per fare una battuta che non ho compreso.
ULTERIORI, QUANTO AMARE CONSIDERAZIONI SU USTICA, CONDIVISE CON ATTILIO REGOLO Gentile ingegner Attilio Regolo, innanzi tutto, ritengo doveroso ringraziarLa per le belle parole che ha voluto rivolgere a me ed a “Giglionews”, anche se, forse, per quel che mi riguarda, non sono meritate. Sull’ignobile atto di cui parla (atto che Lei, come del resto, il sottoscritto, attribuisce ai Francesi), non ho espresso un mio giudizio esplicito per due ragioni. In primo luogo, perché, avevo già “significato” l’antipatia, che, per le esperienze militari di cui Le ho accennato, nutro verso i Francesi. In secondo luogo, perché, senza tranciare giudizi gratuiti sulle motivazioni che avrebbero spinto i Francesi a cercare di “fare la pelle a Gheddafi”, ad ogni costo, a causa dell’aperto conflitto che li vedeva sanguinosamente combattersi in Africa (non a caso, appena gli si ripresentò l’occasione, furono i primi a “recitare” il “De profundis” per l’ex dittatore, provocandone la caduta e l’assassinio), in linea di massima, considero l’evento tragico, che ha visto l’aereomobile dell’Itavia essere colpito e cadere, del tutto accidentale, in quanto nel corso di una battaglia aerea, come quella avvenuta sui cieli di Ustica, con un aviogetto di linea di grossa stazza nel mezzo, può anche accadere d’essere abbattuti per sbaglio. E di questo e per questo, ritengo assolutamente responsabili i nostri stati maggiori che, se la vuole sapere tutta, non solo, a mio parere, erano stati preventivamente informati di ciò che stava per accadere, ma a fatti avvenuti, avrebbero dovuto dare opportuna copertura, dissimulando, attraverso l’asserzione di guasti e manutenzione, la mancanza di registrazioni su ciò ch’era accaduto, prima, durante e dopo l’agguato. Vede, ingegnere, l’accidentalità dell’evento, non è stata tanto e non solo quella dell’abbattimento del nostro aereo di linea, ma il fatto che, rispetto a quanto concordato e programmato in dettaglio ai danni di Gheddafi, s’è, all’improvviso e sempre a mio parere, inserita una “variante”, per così dire, impazzita, di cui non era stato tenuto alcun conto. Ossia, il fatto che i nostri Servizi segreti (pronubi soprattutto l’autorevolissimo Andreotti – più volte Ministro degli Esteri e più volte Presidente del Consiglio – ed il P.S.I.) dopo la famosa strage di Fiumicino, compiuta da un manipolo di terroristi palestinesi, con riferimento alla situazione di mai sopito contrasto tra Israele ed i Paesi mediorientali, ed in assoluto disdoro della nostra storica tradizionale diplomatica, avevano stretto con il mondo arabo una specie d’informale pactum sceleris, basato sul sostegno politico della causa palestinese, da una parte, e sull’evitare, ad ogni costo, dall’altra, che il nostro Paese, divenisse teatro di qualsivoglia atto terroristico. E forse c’entrava anche il fatto che la nostra dipendenza energetica dalla Libia pesava al punto da validare un famoso detto di Ugo la Malfa, che asseriva testualmente: “L’indipendenza politica dipende innanzitutto dall’indipendenza economica” Ad ogni buon conto, nella circostanza, “trapelata”, all’ultimo momento, la notizia dell’agguato a Gheddafi, i Servizi, mentre si presero cura d’avvertire il dittatore libico di quanto stava per accadergli, non si curarono affatto, forse ignari del ritardo di ore che aveva accusato l’aeromobile-Itavia fin dalla partenza da Bologna, di sollecitarne lo spostamento su altra aerovia acciocché potesse arrivare “sano e salvo” a Palermo. Quanto alle sue riflessioni sul fatto, cui assistiamo, per altro, ogni giorno, circa le stragi in cui sempre più, al cospetto d’ogni conflitto armato, incorrono civili e bambini, posso solo dirLe che condivido la sua amarezza, ancorchè, non possiamo non renderci conto che, a parte le guerre, per così dire di stazionamento, ovvero combattute tra trincee contrapposte, come avvenne durante la “Grande Guerra”, ed a prescindere, comunque, dalla portata di cannoni e razzi, nonché dalla veicolazione e dal lancio di missili e bombe attraverso gli aerei (oggi anche attraverso i “droni”), la popolazione civile sempre più rimarrà coinvolta. Del resto, fatti salvi i bambini, sempre e comunque, da proteggere, per quale mai ragione i civili dovrebbero seguire altra sorte rispetto ai soldati, quando consentono a questi ultimi di fare delle loro case fortini, casematte, nascondigli, postazioni di lancio, rifugi etc.. Perché mai a loro dovrebbe toccare miglior sorte se, magari, proprio grazie al loro sostegno, al loro voto, all’ideologia di cui sono farciti, al fondamemtalismo religioso di cui sono portatori fanatici, una guerra insorge in tutta la sua brutalità o quantomeno non viene impedita? Nel lontano passato, del resto, avveniva ben di peggio, perché un’invasione od una sconfitta sul campo dava luogo a saccheggi, violenze d’ogni tipo, stupri e quant’altro a danno delle popolazioni inermi. Al riguardo basta anche solo vedere ciò che i comandi francesi consentirono, quasi si trattasse di un diritto di guerra, alle loro truppe coloniali, nel centro d’Italia, dopo la conquista di Cassino. Gli scempi compiuti da quei soldati, furono tali che, considerate le migliaia di donne che subirono violenza (ma anche molti uomini non ebbero miglior sorte), s’addivenne, per identificarne la condizione, all’adozione d’un’innovazione linguistica. Ossia quella di “marocchinizzare”.
PER L’INDOMITO CIRIANI, CHE NON PERDE OCCASIONE PER PORSI DI “TRAVERSO” Gentile signor Ciriani, mi fa veramente piacere che Lei abbia “capito” (dico questo perché, per le altre due volte, così non è stato). Non lo è stato perché, ha cercato di contestare con “battute” acidule, anziché darsi una ragione di ciò che leggeva e, magari, farsi una “ricerca” in merito a ciò che aveva letto e di cui, aprioristicamente e pregiudizialmente, per non essere “informato dei fatti”, si rifiutava di credere. Adesso, invece, è andato a cercare la “notizia” su Internet (immagino) ed ha trovato, una traccia, un libro, e, chi sa, anche un comunicato stampa comparso sulle Agenzie, qualche giorno prima dell’8 Novembre 2008. Ebbene, in primo luogo, non è mia abitudine conservare i “Comunicati-stampa” delle Angenzie, né quelli di quando ero Addetto-Stampa della Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo (lo sono stato per oltre cinque anni, come volontario, gratis et amore dei, così come sono stato collaboratore assiduo, per molti anni, de “La Voce Repubblicana”. Ragion per cui, mentre ho ancora qualche copia del libro citato, realizzato, per la L.I.D.U., con la collaborazione della giovane, carina e più che valida Sara Lorenzelli di Follonica, al terzo anno, presso “La Sapienza” di Roma, di “Scienza delle Comunicazioni” (se vuole, le faccio avere una copia), “costruito” sui comunicati-stampa emessi dall’Associazione nel corso degli anni 2008/2009, non conservo neppure un numero de “La Voce Repubblicana”, che, appunto, in base ai comunicati-stampa delle Agenzie di quel periodo, in prima pagina, per mia mano, dette notizia delle affermazioni “agghiaccianti” fatte dal Ministro Libico ed avallate dall’ineffabile ex Ministro degli Esteri ed ex Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti. Purtroppo, “La Voce Repubblicana” (per quel che mi risulta), da qualche anno, esce solo “on line” e non so se conserva ancora il voluminoso quanto storico archivio, aggiornato, che custodiva, a Roma, in Corso Vittorio Emanuele, 326, dove aveva sede e dove pure risiedeva, ironia della sorte (l’onorevole Giulio Andreotti (che, guarda caso, nell’occasione, non ebbe alcunché da contestare in proposito; come, del resto, nessun altro contestò la veridicità della notizia e delle nostre affermazioni). Se riesce a rintracciare, presso la nuova sede (di cui non ho contezza) “La Voce Repubblicana”, può chiedere ed avere certamente accesso all’archivio (sempreché esista ancora da qualche parte), attraverso il bravissimo Redattore Capo, Bernardini (d’origine livornese e, di fatto, direttore operativo), e constatare, nei giorni che precedettero, appunto, l’8 Novembre 2008, l’uscita in prima pagina, sull’ultima colonna “di spalla”, la notizia che tanto La tiene in ansia per aver avuto un solo riscontro. Diciamocela tutta, signor Ciriani, a Lei ancora “bruciano” le risposte che ho dato alle sue battute furbesche, per cui, più che avere voglia di, per così dire, acculturarsi su di un episodio, quantomeno “scabroso”, sperava di prendermi in fallo. Ma non è bastevole, come una cartina di tornasole o per contrappasso, visto che il libro è uscito nel 2010 (libro della L.I.D.U. costituita, a Parigi, nel 1921, da uomini di grandissimo spessore morale e politico-sociale, quali sono quelli citati nella risposta all’ingegner Attilio Regolo, non certo della prima ed occasionale associazione contestatrice, che nasce e muore nell’arco di qualche mese), constatare che niente sia successo, che non ci siano state querele, indagini, inchieste, citazioni, etc. che, nello specifico, abbiano approfondito e, magari confutato, questa mia affermazione? Non Le basta sapere, visto che l’evento c’è stato e che è ormai ampiamente acclarato che Gheddafi, con il quale avevamo in ballo “questioni di petrolio”, era stato da “noi” informato dell’agguato, quando era già in volo, ma in tempo utile per consentirgli di dirottare il proprio aeromobile verso altri lidi, che mentre rendevamo, da servi, questo servizio al Ras nordafricano, nessuno si fosse, invece, peritato, di dirottare il nostro aereo passeggeri?. Sappia e se non lo sa ne tenga comunque conto, visto che La informo, che agli apparati militari addetti al controllo dei cieli, non solo non sfugge alcun volo, ma, per precise disposizioni di difesa, non c’è un solo aereo che decolli da qualsivoglia eroporto, che non abbia l’obbligo di dare preventiva e dettagliata informazione sull’ora di partenza, sul percorso, sulla quota, e sulla destinazione. Non Le è bastevole (a prescindere dall’informativa che allora il sottoscritto ebbe a recepire ed a commentare), avere certezza inoppugnabile che il gravissimo quanto tragico atto di fellonia sia veramente accaduto, ovvero che, mentre Gheddafi fu informato di cosa stava andando incontro, della sorte del nostro aereo civile e delle 81 persone a bordo, quantomeno ci si sia dimenticati? Per favore, continui pure le sue “indagini”, ma tenga presente che la circostanza che altri non ne abbiano parlato mentre la L.I.D.U. e La Voce Repubblicana, ne hanno invece dato notizia indignati, non significa affatto che questa sia falsa od inventata. Tutt’altro! Verosimilmente può invece significare che nessuno (mi permetta questo atto di presunzione) l’ha valutata nella sua intrinseca gravità. Ossia che, a parte la sottostima o l’omertà di cui questa particolare circostanza ha potuto godere per molti anni (e speriamo che, come si dice, “mal non me ne incolga”), a molti, anzi a moltissimi, ha fatto e fa ancora comodo evitare di sollevare “il vespaio”, anzi, meglio, lo “scandalo”. Per quel che mi riguarda, anche se non lo stimo affatto, in quanto mi sembra sostanzialmente uno “spaccone”, spero che la “desecretazione”, di cui Renzi si vanta tanto, ossia portare alla cosiddetta “luce del sole” gli atti off limits, topo secret ed i tanti omissis, di cui sono inverosimilmente ed immancabilmente “farcite” le molteplici stragi italiane, riesca a fare finalmente luce (in contrapposizione alla liturgia della “Messa” che, quando non riesce a spiegare razionalmente qualcosa, se n’esce con gli ineffabili “misteri gloriosi della fede”), su questi ricorrenti misteri ingloriosi di “casa nostra”.
Quel "mi scusi, Sig. Calchetti" voleva essere solo una forma forse esagerata di educazione e rispetto verso un interlocutore di cultura esperienza e personalità presuntivamente nettamente superiore alla media. E va ancora ringraziato uno strumento informativo ma anche di dialogo come GiglioNews che ci dà quasi "miracolosamente" l'occasione di intercettare, a prescindere dalle convinzioni soggettive, il pensiero di personalità come quella di Gian Piero Calchetti. Detto questo rispondo brevemente alle osservazioni portatemi: ho fatto l'ufficiale di complemento ( in pratica il servizio militare allora obbligatorio) in A.M nel ruolo servizi negli anni '70 utilizzato in sala operativa h.24 in una base aerea di F 104 del sud Italia contribuendo alla gestione del traffico aereo soprattutto militare con la sigla ovviamente Alfa Romeo pur evidenziando in fase di addestramento presso la scuola aerea una buona capacità teorica ma scarsa attitudine pratico-militare, e questo è già tutto dire di come "funzionano" le cose nel sistema militare nazionale. Finchè mio padre, ragazzo del sud con la terza elementare post prima guerra mondiale, ma con un vero talento pratico nell'ambito tecnico meccanico-elettrico-elettronico, prestando servizio per decenni nel chiuso di un vecchio carrozzone radar americano post seconda guerra mondiale, si è prodigato giorno e notte per far funzionare le cose il "suo" radar ha funzionato e svolto il suo compito egregiamente, dopo, con l'ingresso delle superapparecchiature del nuovo business elettronico, non posso dire altrettanto. L'asservimento del sistema militare nazionale in ambito NATO specie a quello degli alleati francese britannico e americano è cosa risaputa. Le responsabilità conseguenti degli apparati politico-militari italiani nella vicenda Ustica non si possono pertanto nascondere più di tanto. Ciononostante così come è stato un gravissimo segno di inefficienza per non dire di peggio per carità di patria del sistema di sicurezza nazionale non aver segnalato all'aereo di Itavia del pericolo che stava correndo non si può certo sottacere, e su questo non ho intravisto da parte del Sig. Calchetti nessuna sua risposta al mio precedente commento, la viltà e lo sprezzo per la vita di poveri inermi civili italiani di chi ha comunque deciso di "sparare nel mucchio" quasi certo di fare vittime innocenti pur di tentare di colpire il vero e unico obbiettivo d'interesse. Si potrà forse dire, senza voler esprimere una qualche forma di giustificazione assolvente per l'accaduto, che ogni forma di conflitto bellico o violento vuole le sue vittime civili innocenti, si veda ad esempio anche l'abbattimento recente dell'aereo malese sul cielo dell'Ucraina, e a quel tempo (ma non solo a quel tempo) il conflitto politico-economico più o meno nascosto che coinvolgeva diversi paesi "amici" in ambito Nato era particolarmente intenso. Di nuovo saluti.
PERCHE’ CONTESTARE, IN BASE A CONVINZIONI PERSONALI, ASSERZIONI DI COSE PROVATE? Intanto, esimio Ingegnere Attilio Regolo, non capisco perché all’inizio del suo “commento” si scusa con me. Le dico questo perché Lei, oltre a lamentare il fatto che, in Italia (a suo parere, naturalmente), c’è il vezzo di prendersela con lo Stato etc. e con le istituzioni in genere, comprese le alte cariche militari (non credo, però, che, al riguardo possa contestarmi alcunché), non ha smentito niente di quello che io mi sono permesso di scrivere. Per tornare sui fatti, visto che Lei asserisce d’essere stato un Ufficiale dell’Aeronautica Militare, senza specificare di cosa si occupasse, io, invece, Le dico che sono stato, e come tale mi sono congedato, Controllore della Difesa Aerea Territoriale (D.A.T.). Ovvero, avendo esercitato tutti quanti i mestieri che questa implica, meno quello di addetto ai radar, so bene di cosa parlo, di cosa ho parlato e di cosa avrei potuto dire se fossi stato interrogato sulla veridicità o meno, appena accaduto il fatto, di quello che asserirono, nell’occasione, le alte cariche militari dell’Aeronautica. Di più, se, al riguardo della “strage di Ustica”, avesse chiesto a suo padre, che è stato sottufficiale ai Radar, non avrebbe potuto che risponderLe, alla pari del sottoscritto, che le comunicazioni ufficiali di fonte aeronautica altro non erano che una menzogna bella e buona. Le rammento che i vertici militari dell’Aeronautica, ebbero la spudoratezza di asserire che, per un verso e per l’altro, nessun radar aveva rilevato e registrato alcunché d’anomalo, perché le apparecchiature erano guaste od in manutenzione. Forse perché Lei ha fatto altri mestieri (mi sembra s’intenda di navigazione, almeno rispetto a quel che ha scritto sulla “Concordia”), non s’è mai chiesto per quali ragioni, dopo quelle mendaci e depistanti dichiarazioni, nessun politico e nessun rappresentante delle istituzioni si sia pubblicamente “incazzato” per chiedere lo smantellamento dell’intero sistema di controllo della navigazione aerea, vicina o meno vicina, che avesse a svolgersi nei cieli prossimi ai nostri confini territoriali. Perché questo? Perché, e mi fa “specie” che lei, visto che è stato Ufficiale dell’Aeronautica militare non se lo sia chiesto, evitando così di “dire la sua” su “Giglio News”, in materia, non ci sono guasti o manutenzioni che tengano, per la semplice ragione che non c’è e non ci deve essere neppure un secondo, nell’arco delle 24 ore, d’ogni giorno “che Dio metta in terra”, che il “servizio”-radar e quello delle pattuglie d’intercettazione (ai miei tempi erano formate da F. 104, costantemente in allarme) non funzionino. Sia per le pattuglie di caccia intercettori, sia per le postazioni-radar c’è sempre e sempre deve esserci, in caso di necessità o bisogno, per guasti o manutenzioni di qualsivoglia natura, una “surroga” che consenta, comunque, un adeguato controllo. Del resto, questa è la “regola” che presiede alla “Guerra fredda”, adottata da tutti i Paesi sovrani nel mondo, specie tra quelli che si “contrappongono”, come confine e come sistema diseguale di gestione politico-militare. Sappia che ai tempi della “Guerra dei Sei giorni”, come nel corso di quella del “Kippur”, i nostri radar (ne ho avuto personale contezza), rivolti verso l’Europa dell’Est, intercettavano e seguivano pressoché dai punti di partenza, fino a quelli d’arrivo in Medioriente, e viceversa, il via vai continuo e pressoché ininterrotto degli aeromobili carichi di armi e mezzi di soccorso che i Paesi del blocco orientale inviavano ai Paesi Arabi. Non poteva, quindi, essere che nessuno avesse visto quel che accadeva in cielo, prima, durante e dopo l’abbattimento dell’areomobile Itavia, perché, come recitava un vecchio slogan pubblicitario riguardante un registratore di cassa “Nulla può sfuggire all’occhio vigile di Pandozy”. Ad abundantiam, la informo anche che, almeno per quel che riguarda il periodo della mia esperienza militare, di cui, per altro, vado estremamente orgoglioso, la nazione più indisciplinata, che spesso ci creava problemi, “dimenticandosi” di segnalare l’arrivo dei propri aeromobili alla volta del nostro Paese od ai margini dei confini aerei di competenza, era la Francia, ovvero una nazione vicina ed amica che, per spocchia od inavvedutezza, ci costringeva a far decollare, guidati dai radar, i nostri F. 104 per identificare i loro “vettori”. Lo sa perché sono orgoglioso del mio servizio militare? Lo sono, in primo luogo, perché ho fatto esperienze straordinarie anche di “guerra simulata”, avvalendomi di strumenti d’alta tecnologia; lo sono perché ho potuto conoscere piloti fantastici e gente di di prim’ordine (solo alcuni nomi, tra cui Generali di massimo grado: Colussi, Colagiovanni, Giachini, Degli Innocenti (di famiglia fiorentina di simpatie mazziniane), Bargioni (il più vecchio elicotterista d’Italia, che, ad anni di distanza, mi raccontava che, nell’ambiente aeronautico, si parlava della mia “speciale” esperienza come se si trattasse di una “leggenda metropolitana”), Lanza, Scarafia, Boemio (generale “a due botte”), ovvero il “Pappolo” ucciso a Bruxelles con una stilettata al cuore; Boemio, che m’aveva chiesto d’iscriverlo al P.R.I. d’Orbetello – lo chieda a Gustavo Rossi, che m’aveva appena consegnato la tessera – e che, quando ancora comandava la Regione Aerea ricomprendente la Puglia, ebbe un giorno a dirmi che i Radar di sua competenza territoriale, “Avevano visto qualcosa in occasione del tragico evento di “Ustica”); lo sono perché con tutti questi e tanti altri, da cui ho molto imparato, sono diventato un vero amico amico. A questo punto, egregio Ingegnere, Lei dovrebbe aver capito perché io nutra un certo “risentimento” per le assoluzioni che hanno gratificato gli Stati Maggiori dell’Aeronautica militare, contro i quali, tra l’altro, non ho accuse specifiche da fare, se non quella che, avendo “contato” balle quali quelle di cui sopra, viene il sospetto che abbiano taciuto perché è stato loro ordinato di tacere. Del resto se non ci fossero state trame da “coprire”, non si piegherebbero i tanti morti che hanno seguito nella tomba, l’equipaggio ed i passeggeri dell’aeromobile dell’Itavia. Che cosa, più o meno velatamente, intende, poi, contestarmi? Mi vuole forse contestare il fatto (e da qui nasce la mia accusa di responsabilità specifica della morte degli 81 passeggeri), che, come hanno detto il Ministro degli esteri Libico e l’Onorevole Andreotti, gli Italiani sapessero quel che attendeva Gheddafi sui cieli di Ustica e che gli Italiani hanno “soffiato” l’agguato a Gheddafi, senza peritarsi, però, di fare in modo che il pilota del nostro aereo passeggeri non si trovasse nel bel mezzo d’una battaglia aerea? E poi, Ingegner Attilio Regolo, non le sembra strano che dopo quelle rivelazioni, non sia stata aperta un’inchiesta? Ed infine, se l’informativa, che le agenzie hanno pure riportato, senza però dargli, poi, seguito, così come nessun giornale ha fatto mostra d’occuparsene, se l’informativa, appunto, non avesse avuto riscontro, le sembra mai possibile che la Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo (L.I.D.U.), Associazione Laica di garanzia e salvaguardia dei Diritti Universali, fondata (ben prima di Amnesty International), nel 1921, a Parigi, da illustri fuoriusciti antifascisti, quali, ad esempio, Pertini, Saragat, De Bosis, Di vittorio, Bassanesi, De Ambris, Campolonghi, Baldini, Facchinetti, Cianca, Lussu, Rosselli, Nitti, Treves, Turati,Tarchiani, Modigliani, più tanti e tanti altri, avrebbe rivolto al Governo italiano una “petizione” della natura di cui “Giglio News” ha dato l’altro ieri notizia?
Potrebbe per cortesia Sig. Calchetti fornire la sorgente della notizia di stampa su cui si basa il comunicato della LIDU dell'8 novembre 2008? Ho cercato la notizia su Internet, ma gli unici risultati fanno riferimento alla pubblicazione LIDU curata da Lei, pagina 52. Si riescono a trovare delle affermazioni dell'ex-ministro degli esteri libico Abdel-Rahman Shalgam avallate da Andreotti, ma non si riferiscono alla strage di Ustica, bensi al raid americano contro Tripoli. Gradirei un suo chiarimento.
Mi scusi, Sig Calchetti, le parlo da ufficiale dell'Aeronautica militare in congedo illimitato provvisorio figlio di un valoroso sottufficiale tecnico radarista sempre dell' A.M ormai scomparso e che era già in pensione all'epoca del tragico evento di Ustica che ci ha colpito tutti noi italiani. Qui si condanna sempre e comunque lo Stato Italiano e l'alta dirigenza dell' A.M.. che avrà certo le sue responsabilità ma non credo si possa negare che siamo anche di fronte ad uno dei top gun di una squadra aerea bellica presumibilmente francese decollata dalle portaerei franco-americane della zona e guidata dai loro potentissimi radar che pur perfettamente consapevole della presenza nel suo mirino di un aereo civile italiano zeppo di gente e a grande rischio di essere colpito dal proprio missile distruttivo ha premuto lo stesso il grilletto. Magari questo pilota militare in incognito oggi è vivo e gode di un ottima pensione nonostante il tragico fallimento del suo obbiettivo protetto dall'omertà e dal segreto militare del suo Paese. Saluti cordiali.