<p>San Mamiliano 1972&nbsp;Tradizionale QuadrigliaSaluti Lorena</p>
Le tradizioni del cuore
Le tradizioni del cuore

San Mamiliano e la Quadriglia Dimostrativa

E’ per me sempre un’emozione e una gioia indescrivibile aspettare le feste dedicate alla tradizione storica di Mamiliano, protettore dell’isola. Tradizione che cade il 15 settembre. Ma anche il 18 novembre. Emozione, perché in tale occasione, al Castello ritornano e ritrovo i paesani che per il resto dell’anno vivono fuori dall’isola, ma tornano anche i ricordi, le memorie degli uomini antichi, autori e fautori di tali tradizioni. Gioia, perché in quel giorno ci ritroviamo tutti con un sentimento che ci inorgoglisce: l’appartenenza alla storia locale. Ideati dai nostri antichi e portati avanti, anno dopo anno dalle Associazioni di volontariato che si sono succedute, i festeggiamenti di san Mamiliano ci portano ancora oggi la solenne processione che esce fuori dalle mura con la reliquia del santo; la corsa degli asini, per secoli fedeli collaboratori di fatiche; la quadriglia, ballo sociale che accomuna tutti, e, alla mezzanotte del 15 settembre: i fochi. (fuochi d’artificio)

quadriglia tradizioni isola del giglio castello giglionewsLa festa dei paesani era tutta là, in quel ritrovarsi con l’evento storico radicato nel lontano passato e nella propria identità nato per ricordare una vittoria*, ma anche per dare un po’ di allegria e leggerezza al duro lavoro quotidiano della terra affrontato da tutti. Cicli di vita abituali con una sosta a  settembre per la vendemmia e la festa dell’uva. Null’altro per i Nostri, se non il ballo nella sala dei Lombi, a carnevale. Divertimenti attesi in famiglia, ambiti, progettati e curati nei minimi particolari anche nell’abbigliamento che doveva rispecchiare la bellezza di “esserci”. “Bellezza di esserci” espressa nella quadriglia, il ballo sociale a coppie, che portava tutti in piazza, fuori Porta; là, coordinati da un comandante, si formava il cerchio e partivano con un braccio alzato gli ordini per il ballo più emozionante, che faceva aumentare i battiti del cuore per uno scambio di mano sperato … o temuto. Così le coppie si univano nel galoppo e nel sorriso: espressione gioiosa dell’evento. Tutto ciò, per secoli. E chi dimentica “Sange”, Onde, Pistolette, Omo senza Donna frontendré, Grande scena a mano … e a braccio!”

Nei giorni della quadriglia, io ritrovo veramente la mia isola, il Paese della mia infanzia, di quando, sul far della sera, dopo il ballo, con le sorelle, sudate ed euforiche tornavamo a casa a raccontare quel divertimento, ereditato da chi, con un po’ di rimpianto ci ascoltava attorno alla tavola imbandita con coniglio alla cacciatora e vino ansonaco.

La quadriglia non è mai stata “dimostrativa”, ma negli anni ’80, il maestro di musica, Aldi Francesco detto “Cecchino” pensò di -mostrare - ai turisti che in occasione della festa affollavano il cerchio ballando a casaccio, come la ballavano i gigliesi e come doveva essere ballata da chi entrava nel giro. I paesani sfilarono con il vestito migliore, un fiore sul petto le donne, accompagnati dalla Banda Enea Brizzi, (c’ero anch’io), dando inizio, con orgoglio in quanto eredi del ballo, alla tradizionale dimostrazione; e così avviene ogni anno.

Ma il tempo cambia e sbiadisce ricordi e memorie soprattutto se certe peculiari regole non vengono fermate sulla carta da chi organizza, anche a fatica, l’evento. Ciò che potrebbe rimanere un vanto tutto paesano da sfoggiare con la coscienza storica ai giovani, oggi rischia di diventare un mero passa parola dell’ultimo minuto tra amici di ogni provenienza: "la vuoi fa’ la quadriglia dimostrativa? Ci divertiremo tanto. ’Un ti preoccupa’ te la insegno io … Che ci vole!" Lo dico io cosa ci “vole”: ci vuole volontà nel coinvolgere i giovani e sentimento storico, altrimenti perdiamo tutto, come diceva Cecchino.

Il vino ansonaco è un prodotto tipico del Giglio perché fatto con uva coltivata sull'isola, altrimenti non sarebbe - l'Ansonaco - così la Quadriglia Dimostrativa: la presento come prodotto gigliese perché ballata dai gigliesi.

Palma Silvestri

* La festa religiosa vuole ricordare il “miracolo” di veder fuggire, sconfitti, i barbareschi nell'ultima incursione del 18 novembre 1799; vittoria ottenuta per intercessione di Mamiliano, il santo protettore che fu pregato con fervore da tutti gli isolani, e il Santo, il miracolo lo fece davvero infondendo nei nostri avi la forza della fiducia in loro stessi, primo passo per la necessaria vittoria.