Ci sono molti modi per farsi notare, anche quando non si appare in carne ed ossa; a questo pensavo mentre un raggio di sole illuminava le teste, chissà perché, di Romolo ed Anna, e dei fratelli di Don Michele, proprio mentre iniziava il rito della sua Messa d’addio. Eravamo anche ben preparati al momento del distacco; da almeno due settimane, chi più e chi meno, si era già immaginato questo giorno in tutta la sua tristezza, e durante questo lungo periodo in cui il tempo per riflettere si dilata quasi a dismisura, la vita e la morte assumono una dimensione tutta diversa, forse quella più giusta, forse quella più vera, così che il momento dell’addio diventa solo un po’ meno doloroso.

Mi sono tornate spesso in mente le parole che Don Michele disse durante l’omelia funebre del Dott. Giuliano Mattera, quando spiegò come ognuno di noi, quel giorno, avrebbe voluto essere lì con lui per sostenerlo sull’acqua, per spingerlo verso riva, per salvargli noi la vita e contraccambiare per tutte le volte in cui lui, Giuliano, aveva alleviato le nostre piccole e grandi sofferenze attraverso la sua instancabile opera; ecco di questo sono sicuro, ognuno di noi, allo stesso modo, si sarebbe volentieri fatto carico di un po’ della sofferenza di Don Michele pur di restituirgli una briciola del bene che ci ha lasciato. Ma tant’è, questa è la volontà del Signore, ed il disegno divino, e la storia di come ognuno deve portare la propria croce… questo ci avrebbe ricordato Michele, e questo ci terremo dentro come consolazione.

Proverò addirittura ad essere felice per lui, perché la morte è stata solo un passaggio, ed il Paradiso altro non è che la realizzazione più perfetta di una vita, la sua, votata alla verità, alla gioia, alla preghiera, ed un continuo donarsi agli altri entrandogli nel cuore.

Mi ricorderò il modo in cui mi fece capire come sensibilità e conoscenza si portino dietro anche una grande sofferenza interiore, ma come al di sopra di tutto però, portano gioia immensa, e vita vera; mi ricorderò tante cose belle di un’amicizia vissuta come mai mi era accaduto prima.

Solo… un’ultima volta mi sarebbe piaciuto riascoltare la sua voce, fosse una preghiera una risata o un “vainculo”, ma non è stato possibile, così come non sarà più possibile pensare che anche se lontano, comunque, Don Michele c’è… Michele c’è…. Fisicamente è lì.

Sicuramente da qualche parte c’è, sarà lì che veglia e prega anche per noi, anche per me.

Mi dispiace un po’, perché in questo so di deluderlo, ma da quando i medici ci hanno tolto la speranza di averlo ancora qua con noi, mi sento come se avessi perso una fetta di luce ed un angolo di sorriso.

Come ama ricordare Giorgio Fanciulli, c’è un vecchio detto che recita “Al Giglio si piange due volte: la prima quando si arriva, la seconda quando si parte”; ecco caro Michele, te non ha pianto nessuna delle due volte, per questo eri… sei, sarai per sempre uno di noi.