Vi proponiamo, dedicandola a tutti i nostri caduti per la Patria, una toccante testimonianza di cui siamo venuti a conoscenza nei giorni scorsi. Si tratta della lettera che Stefano Rum, un giovane isolano impegnato nella Prima Guerra Mondiale, invia al suo bambino di 4 anni dal fronte nel 1916.
Ci ha colpito la saggezza e la virtuosità di sentimenti con cui un padre si rivolge al figlio cercando di trasmettergli valori ormai svaniti nelle nostre giovani generazioni. Le sue mirabili parole testimoniano una padronanza della lingua italiana impensabile per chi, come lui, ha frequentato soltanto la Seconda classe Elementare. Stefano non conoscerà mai il suo bambino perchè rientrerà dalla guerra gravemente ammalato di polmonite e morirà dopo pochi giorni.
E' nostro intento, così come quello di chi ce l'ha proposto, rivolgere questa emozionante missiva ai giovani come noi perchè imparino a vivere quel senso di Patria ed appartenenza alla nostra Italia per la cui libertà hanno sofferto e perso la vita persone come Stefano.
Somma Lombarda 1916
Amatissimo figlio Giovanni,
benché piccolo ed innocente bambino, tuo padre, tanto lontano, che forse a rivederlo non lo riconosceresti, vuole darti un consiglio che terrai a memoria fino a che avrai conoscenza: per tutta la vita ubbidisci alla tua mamma, siili fedele e affettuoso non mancando mai ai suoi detti, rispetta i vecchi e aiuta i poveri, adempi i tuoi doveri verso il prossimo e verso la tua Patria.
Sii virtuoso nei tuoi sentimenti e vedrai che Dio ti darà la Santa Benedizione come te la offre tuo padre ora che si trova fra la vita e la morte.
Questo sarà un mio ricordo, un mio testamento se la sfortuna a me toccasse di non rivederti assieme a mamma e al tuo caro fratello, e ti raccomando di dare anche a lui i dovuti consigli quando sarai nell’essere di conoscenza. Ma se la fortuna mi assiste per poter ritornare sarà e dovrà restare conservata questa carta come una memoria eterna nell’avvenire.
Con la penna non posso dirti quanto soffre il tuo genitore per sé e per la sua Patria; tutto è dovuto all’istinto di conservazione di questa vita, tutte le sofferenze ed i disagi, la morte momentanea che legge impone, come quella che si impose al nostro Altissimo Creatore Iddio, che morì per noi sul patibolo della Santa Croce.
Amato figlio, avrei troppo da narrarti e benché tuo padre non è tanto padrone della penna e della lingua con questo poco scritto ti inculca generosità ed educazione.
Mi piange il cuore a doverti dire questo e ne avrei ancora, ma non posso perché dovrei rigare queste pagine di pianto.
Stai buono, educato ed obbediente, ama le tue nonne e mostrale sempre ed ovunque il tuo rispetto, abbi per ultimo ancora tanto rispetto per il nonno Nicolaio che il tuo padre tiene in cuore come memoria.
Basta. Baci ad Emanuele e mamma, tanti alle nonne e nonno, zie e zii tutti.
Ti bacia tanto tuo padre che tanto ti pensa.
Rum Stefano fu Giovanni
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